Dal "Sole 24 ore" del 31 ottobre 1996:"Pechino, 11 anni al dissidente Wang" di Nicol Degli Innocenti:
"Volge al termine la stagione dei dissidenti in Cina. Almeno nelle intenzioni del Governo, che sta facendo di tutto per soffocare la loro voce. Sono bastate poco più di tre ore ieri alla Corte del popolo numero uno per condannare il dissidente Wang Dan a undici anni di carcere. Una condanna solo apparentemente severa; l'accusa infatti era molto grave: "Cospirazione per rovesciare il Governo, collusione con organizzazioni ostili e attività che minacciano la sicurezza dello Stato"; la pena minima prevista è dieci anni di reclusione, la massima la condanna a morte.
Certo la condanna è atroce se rapportata all'entità delle colpe di Wang Dan: avere costituito un movimento di opposizione politica, dato soldi alle famiglie di altri dissidenti in carcere, accettato fondi da simpatizzanti stranieri, scritto articoli critici. Ma i criteri del sistema giuridico e della democrazia occidentale sono assolutamente inutili in Cina. Una
Una assoluzione era impensabile: sarebbe stata la prima volta per una persona accusata di crimini contro lo Stato e la rivoluzione. E il regime cinese non sta certo attraversando una fase di generosità e benevolenza. I controlli si fanno anzi più stretti: se con una mano Pechino socchiude e a volte spalancas le porte alll'economia , con l'altra chiude ogni spiraglio della politica. Una condanna "esmplare" ha per il regime un duplice benefico effetto: all'interno della Cina è un deterrente per altri potenziali dissidenti, all'estero è un segnale di indipendenza e resistenza ale pressioni e alle critiche.
La condanna di Wang Dan verrà probabilmente interpretata come uno schiaffo ai Governi occidentali che da tempo reclamano progressi nel campo dei diritti umani. Ma sisa che lo fanno con voce assai flebile, mentre il tono sifa più deciso qunado si tratta di discutere dei mille progetti di investimento da avviare in Cina...Il Governo cinese ha appena accolto il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel, arrivato con il pirglio del riformatore: ma doveva farsi "prdonare" l'incidente diplomatico di quest'estate ede è ripartito dichiarando che "il Tibet è una questione interna cinese" (a onor del vero, ricordo che Kinkel ha chiesto espressamente alle autorità cinesi di non infierire su Wang Dan, il ministro Dini si era accontentato di chiedere generici progressi dichairarando egli stesso di non aver intercesso per alcun caso particolare, ndr)...La strategia è fin troppo chiara e non prevede concesioni, non contempla deroghe. Quella dei dissidenti è una questione di politca intenra e non rientra nel capitolo dirit
ti umani. Ogni cirtica dall'estero è un'indebita ingerenza negli affari interni. Punto e basta..."
Come corollario dell'articolo suddetto, troverete sullo stesso numero del giornale tre articoli interessanti: "Pininfarina sbarca in Cina per un minivan con Hafei", "Pechino rassicura la nuova Hong Kong" e "Dini: nuovo modello per il Sistema Italia" :
"Asia, Paesi dell'Est europeo, Mediterraneo e America Latina. Saranno queste le prime aree di sperimentazione del nuovo modello di promotion del Sistema Italia che vedrà imprese e Governo sempre più uniti nello sforzo di apriree nuovi mercati ...E' quest la prima ricaduta dell'incontro tenutosi ieri alla Farnesina che ha visto riunti insieme ai ministri degli Esteri Lamberto Dini e del Commmercio Estero Augusto Fantozzi il "gotha" dell'economia italiana: dal presidente della Fiat Cesare Romti al direttore gnerale della Confindusrtria Innocenzo Cipolletta, dal presidente di Mediobanca Francesco Cingano a quello della Bnl Mario Sarcinelli...Secondo Cipolletta occorre che le imprese conoscano in tempo utile le missioni ufficiali del Governo all'estero pre programmare meglio la propria presenza. Il presidente della Fiat Cesare Romioti ha insisitoto sulla formazione e sulla creazione dell'addetto industriale presso le ambasciate più interssanti per le imprese italiane..."