(ANSA) - Roma, 16 Nov - Non sono riuscite ad arrivare al Quirinale le bandiere tibetane sventolate dai militanti del partito Radicale scesi in piazza a mezzogiorno per protestare contro l'arrivo a Roma e la visita a Scalfaro - prevista per quell'ora - del primo ministro cinese Li Peng. La "salita al colle" del gruppetto di manifestanti (una ventina di giovani avvolti nelle bandiere a strisce rosse e blu dello stato occupato nel 1949 dalla repubblica popolare di Cina) è stata bloccata dai funzionari dei servizi di sicurezza almeno duecento metri più in basso. Schiacciati su un marciapiede di via XXIV Maggio, bagnati dalla pioggia che da stamane scende fitta anche sulla capitale, i manifestanti hanno atteso ugualmente il passaggio delle auto diplomatiche cinesi sventolando le loro bandiere e mostrando uno striscione nel quale si chiedeva libertà per il Tibet. Ma la campagna contro la Cina, hanno spiegato gli attivisti radicali, ha anche altri obiettivi. Come quello di ottenere la liberazione di Wei Jingsheng,
46 anni, uno dei più conosciuti ed autorevoli dissidenti cinesi, arrestato e condannato per l'ennesima volta nel '94 e promuovere la sua candidatura per il premio Nobel '97; ottenere il rilascio di Ghedhun Choekyi Nyima, sette anni, e dei suoi genitori, "scomparsi pochi giorni dopo che il bimbo era stato riconosciuto 11esima incarnazione del Panchen Lama". (ANSA)
16 - nov.- 96 13:43
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FAO: Vertice Roma - Radicali manifestano contro Li Peng (2)
(ANSA) - Roma, 16 nov - Nel pomeriggio, i manifestanti radicali si sono spostati al Circo Massimo, in piazza Ugo La Malfa a poche centinaia di metri dal palazzo della FAO, dove nel frattempo era rientratro il primo ministro cinese Li Peng. Per poco più di un'ora, prima di essere cacciati dalla pioggia, i radicali che avevano tra le loro fila due esuli tibetani e un dissidente cinese, hanno lasciato sventolare bandiere del Tibet scandendo:'Tibet libero' e 'Li Peng assassino'. 'Ho 40 anni - spiega uno dei tibetani - mi chiamo Jilba. Quando la mia famiglia ha dovuto abbandonare il Tibet abbandonato dai cinesi avevo 7 anni. Ci siamo trasferiti in India, dove già viveva il Dalai Lama. Da lì, ragazzo, sono partito per girare il mondo. Ma sono un privilegiato, i miei parenti erano nobili, i mezzi non ci sono mai mancati' . Ora Jilba vive e lavora in provincia di Pisa, come il suo amico Naja, artigiano orafo. 'I miei non erano ricchi - spiega Naja, 45 anni - e sono dovuti scappare prima. Io avevo pochi mesi. Non ho
mai conosciuto il mio paese. Se il Tibet tornasse libero io non avrei esitazioni: mi trasferirei lì, subito, per sempre.' 'Li Peng - ha detto l'esponente cinese - ha la responsabilità del massacro di Tiennanmen nell'89 ed è responsabile della violazione dei diritti umani in Cina. Ora davanti al mondo, gli chiediamo di liberare i molti prigionieri politici come il premio Sakharov Wei Jingsheng'. (Ansa)
16 - nov - 96 18:24