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Conferenza Partito radicale
Manfredi Giulio - 18 dicembre 1996
Da "La Stampa" di oggi:
"...Quello di Joseph O'Dell è un caso che solleva <>. E quindi se la Corte Suprema degli Stati Uniti è arrivata alla determinazione di sospendere l'esecuzione, <>. Così il ministro degli Esteri Lamberto Dini ha commentato, conversando con i giornalisti, la decisione della Corte Suprema...<<...L'Italia è sempre stata fermamente contraria alla pena di morte. Occorre tener presente che questa sotria solleva delle perplessità e dei dubbi sulla colpevolezza della persona: è un individuo che rivendica la sua innocenza con forza e determinazione>>. E' stato chiesto al ministro se l'Italia intende avere lo stesso impegno anche nei confronti di altri Paesi, come Arabia Saudita e Cina, nei quali è prevista lapena capitale. <>, anche se a volte può succedere che <one pubblica oggi è grande e, con gli attuali mezzi d'informazione, alla fine queste cose si vengono a sapere>>...."

Tre considerazioni: Dini parla dopo la decisione della sospensione, non prima e, rispetto al passato, il suo comportamento da Presidente del Consiglio nella vicenda riguardante Pietro Venezia non era stato certo commendevole;

Dini sbaglia completamente l'impostazione politca della campagna contro la pena di morte che non deve valere solo per gli "innocenti" o "presunti tali" maper tutti.

Riguardo all'impegno nei confronti degli altri Paesi Dini è stato recentemente in Cina e non ha detto una parola contro l'uso sistematico delle esecuzioni capitali in tale Paese; e non può nemmeno accampare la scusa della mancata informazione poichè il regime di Pechino non si preoccupa minimamente di veder diffuse sui mass media internazionali le foto e le sequenze delle esecuzioni di massa (vedi servizio sull'ultimo "Venerdì" di Repubblica).

Magari, un comunicato del Partito Radicale e di Nessuno Tocchi Caino sulle dichiarazioni di Dini non sarebbe male...

Approfitto per ricordare l'ultima impresa diplomatica del nostro ministro, a Belgrado, dove ha detto all'opposizione di non chiedere troppo e poi ha ribadito in una lettera a Draskovic che non era più possibile chiedere la revisione delle elezioni amministrative poichè il processo elettorale aveva esaurito tutte le vie del ricorso previste dal regolamento giuridico serbo. Dini era appean tornato a Roma e due tribunali serbi, quello di Nis e quello di Smederevska Palanka, riconoscevano la vittoria della coalizione dell'opposizione alle comunali del 17 novembre.

Dini si è dimostrato più realista dei tribunali serbi; complimenti ministro!

 
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