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Partito Radicale Budapest - 6 gennaio 1997
LIBERTA' PER IL TIBET/DEMOCRAZIA PER LA CINA-FAX N.47

Bollettino di informazione sulle campagne del Partito Radicale transnazionale per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina.

"I truly believe that individuals can make a difference in society. Since periods of great change such as the present one come so rarely in human history, it is up to each of us to make the best use of our time to help create a happier world".

Tenzin GYATSO, XIV.mo Dalai Lama, 1992

Numero 47 del 6 gennaio 1997

Redazione: Massimo Lensi, Dorottya u. 3.III.em 6. - 1051 Budapest (H) - Tel. +36-1-266.34.86 - 266.09.35 - Fax. 11.87.937 - e-mail M.Lensi@agora.stm.it - WWW-Url: http//:www.agora.stm.it/pr - Telnet: Agora.stm.it

Distribuzione: Alberto Novi - rue Belliard 89 - Rem 508, 1047 Bruxelles (B); tel.+32-2-230.41.21, fax +32-2-230.36.70.

Pubblicato in inglese, francese, spagnolo, italiano, ungherese, croato e rumeno.

MENO DI 60 GIORNI ALLA MANIFESTAZIONE DI GINEVRA DEL 10 MARZO.

MENO DI 20 GIORNI UTILI PER LA CONSEGNA DELLE FIRME PER WEI PREMIO NOBEL PER LA PACE 1997. LO STATO DELLE CAMPAGNE.

La campagna di raccolta di adesioni a sostegno della candidatura di Wei Jingsheng a Premio Nobel per la Pace 1997 sta per concludersi. Come più volte ricordato le firme originali dovranno essere consegnate al Comitato Nobel entro il 31 gennaio. Ancora pochi giorni utili per conseguire l'obiettivo delle 1.000 candidature. Con questo atto formale prende il via la seconda parte della campagna che ci porterà fino ad ottobre, mese in cui viene designato il Premio Nobel per la Pace. Già diversi comuni italiani hanno approvato delle mozioni a sostegno di Wei. Una operazione che potrebbe essere ripetuta in altri consigli comunali laddove, per esempio, il sindaco ha già deciso di issare la bandiera tibetana il 9-10 marzo prossimi.

Non è nostro costume nascondere le delusioni o le sconfitte e sinceramente abbiamo il dovere di palesare uno stato d'animo che speriamo possa essere contraddetto dai fatti sin dai prossimi giorni. Le varie campagne, da quella delle "bandiere" finanche a quelle preparatorie per le manifestazioni del 9 e 10 marzo a Ginevra, non stanno decollando, tuttaltro. Sembra addirittura che gli ottimi risultati che consueghimmo nel 1996 abbiano - come dire - afflosciato la mobilitazione ed abbiano soddisfatto ed appagato tutti noi. E' nostra precisa convinzione che la campagna per la libertà in Tibet cosiccome quella per la democrazia in Cina non debbano ripiegare sulle facili vittorie o sui risultati già ottenuti. Già nel gennaio dell'anno scorso percepivamo un'altra tensione tra i vari gruppi impegnati. Poteva essere la novità, certamente, o la scoperta che uniti si poteva far valere con maggior forza i nostri diritti di cittadini che esigono democrazia e libertà ovunque nel mondo. Oggi percepiamo invece una netta tens

ione al ripiegamento, al ritirarsi lasciando il campo sgombro ad una ineluttabile sconfitta. Non vogliamo generalizzare cosi' come è vero che in alcune parti d'Europa ci si mobilita e si utilizza il proprio tempo libero per far crescere il movimento, per dargli la forza necessaria affinché si possa lanciare tra una decina di mesi il Satyagraha mondiale per la libertà in Tibet.

Cari amici, questo è il primo numero di "Tibet - Cina Fax" del 1997. Ne approfittiamo ovviamente per augurarvi buon anno, ma anche per ricordare che il 1997 ci dovrà vedere pronti ad affrontare assieme decine di scadenze politiche a partire dalla manifestazione di "Ginevra 1997": non un punto di arrivo ma semmai un momento di grande rilancio organizzativo e politico del movimento per poter arrivare, nel 1998, quanto più preparati alla scadenza del Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet.

Per queste ragioni, ed in particolare per rafforzare la mobilitazione per il 9 e 10 marzo, è stato convocato a Strasburgo, il 16 e 17 gennaio, un secondo Seminario Europeo. Esso dovrà essere l'occasione oltreche per rivedersi anche per affrontare i reali problemi ed assumersi le necessarie responsabilità. Oppure per prendere decisioni differenti da quelle sino ad oggi perseguite...

Buon lavoro e ovviamente buon 1997 a tutti voi !

UNA BANDIERA PER IL TIBET 1997: MENO 2.867 ALL'OBIETTIVO DELLE 3.000 ADESIONI

In queste 3 settimane solamente altre 16 città hanno aderito o confermato la loro adesione 1996 alla campagna "Una bandiera per il Tibet 1997". Un scarso risultato dovuto ovviamente anche alle vacanze natalizie, ma che ci deve spronare a fare di più, a ottenere sin dai prossimi giorni centinaia di nuove adesioni alla campagna. Una occasione per trovare la via giusta affinché il sindaco della propria città aderisca ed issi il 9 e 10 marzo la bandiera tibetana sul pennone comunale. Ricordiamo che la proposta di issare la bandiera tibetana è già stata mandata ad oltre 20.000 sindaci. Si tratta ora di "rilanciare", di contattarli via telefono, via fax, di persona ... Il materiale informativo relativo a questa campagna è a disposizione di chiunque ne faccia richiesta presso la sede PR di Bruxelles.

* Situazione per paese al 6 gennaio

Conf.96 Ades.97 Totale

----------------------------------------------------

Belgio 19 12 31

Croazia - 1 1

Francia 31 15 46

Italia 24 1 25

Lussemburgo 4 - 4

Olanda 1 - 1

Repubblica ceca 2 - 1

Spagna 6 7 13

Slovenia - 2 2

Ungheria 4 4 8

----------------------------------------------------

Totali 91 42 133

* Le adesioni dall'11 dicembre al 6 gennaio (16)

Dalla Slovenia: Cvetka ZALOKAR-ORAZEM, sindaco di DOMZALE (a); dalla Croazia: Luka HODAK, sindaco di SABORSKO (a); dal Belgio: Hugo CASAER, Sindaco di BEERSEL (c); dalla Francia: Victor MELLAN, Sindaco di LES PENNES MIRABEU (c); Jean-Claude DALLEMAGNE, Sindaco di CHALLEX (a); Rolland BONIN, Sindaco di CLAVEYSON (a); Bernard URBANIAK, Sindaco di MAZINGERBE (a); Georges BESCHER, Sindaco di LA TERRASSE (a); Arnaud MANDEMENT, Sindaco di CASTRES (c); Paul PICHAUD, Sindaco di ST-PHILBERT-DE-BOUAINE (c); dalla Spagna: Conxita CAMPOY MARTI, Sindaco di MALGRAT DE MAR (a); Joan DURAN I BATET, Sindaco di MEDIONA (a); Magi PALLARES MORGADES, Sindaco di SANT JAUME DELS DOMENYS (a); Narcis JUNQUERA I FUSELLAS, Sindaco di AMER (a); dalla Repubblica ceca: Jan NADVORNIK, Sindaco di PRAGA 15 (a); Jiri HULKA, Sindaco di HORNI PLANA (c).

WEI JINGSHENG PREMIO NOBEL PER LA PACE 1997

ULTIMI GIORNI UTILI PER RACCOGLIERE ADESIONI A SOSTEGNO.

Altri 95 tra parlamentari e professori universitari hanno firmato la proposta di candidatura, portando il totale a 758 candidature (528 parlamentari, 226 professori universitari, due membri di governo e due premi Nobel per la Pace). Chi riuscisse ancora a raccogliere altre adesioni a sostegno è pregato di inviarle con urgenza via fax alla sede PR di Bruxelles. Ricordiamo che il termine ultimo per consegnare le candidature al Comitato Nobel è il 31 gennaio.

* Parlamentari

Dal Parlamento europeo: Anne ANDRE-LEONARD (ELDR), Roberta ANGELILLI (NI), Spalato BELLERE' (NI), Ralf BEREND (PPE), Johannes BLOKLAND (EDN), Marco CELLAI (NI), Gipo FARASSINO (ELDR), Friedrich FRISCHENSCHLAGER (ELDR), Charles GOERENS (ELDR), Alfred GOMOLKA (PPE), Renzo IMBENI (PSE), Georg JARZEMBOLSKI (PPE), Ole KRARUP (EDN), Giorgio LA MALFA (ELDR), Luigi MORETTI (ELDR), Annemie NEYTS-UYTTEBROECK (ELDR), Jean-Thomas NORDMAN (ELDR), Antoinette SPAAK (ELDR), Bernard TAPIE (ARE), Salvatore TATARELLA (NI), Christiane TAUBIRA-DELANON (ARE), Antonello TRIZZA (NI), Winifred EWING (ARE), Ulla SANDBAECK (EDN).

Dal parlamento del Regno Unito grazie al lavoro di Patrik NASH e del "The Tibet Society of the United Kingdom": Lord BUXTON of ALSA (House of Lords), Cynog DAFIS (House of Commons, Plaid Cymru), Baroness Brenda DEAN of THORNTON-LE-FYLDE (House of Lords), Bill ETHERINGTON (House of Commons, Labour Party), John EVANS (House of Commons, Labour Party), Maria FYFE (House of Commons, Labour Party), Norman Anthony GODMAN (House of Commons, Labour Party), Llin GOLDING (House of Commons, Labour Party), Nick HARVEY (House of Commons, Liberal Democrat), Lynne JONES (House of Commons, Labour Party), Martin JONES (House of Commons, Labour Party) William Martin SMYTH (House of Commons), Michael CONNARTY (Labour Party).

Dal parlamento albanese: Vasil MELO (Fronte della Nazione"), Hysen SELFO, Sali REXHEPI (PD), Gjon NIKAJ, Iliaz VRIONI, Dritan OSMANI, Luka MUCO, Shpetim MEZINI, Vangjel TOLE, Gezim Zelfo, Gazip RAMADHI, Hysen ARKAXHIU, Adhurim MUSARAI, Vasil NDREKO, Agim ZUGA, Fadil ÇEPELE, Mirko HAXHISHANO, Ali KAZAZI, Sali BUSHATI, Menduh MUSHANI.

Dal parlamento francese: Pierre MICAUX (UDF), Jean-Marie ROUX (RPR), Brigitte de PREMONT (RPR), Joëlle DUSSEAU (PRS), Francis SAINT-ELLIER (UDF), Bernand SERROU (Francia, RPR), Julien DRAY (PS), Alfred FOY.

Hanno inoltre firmato i seguenti deputati nazionali: Kerstin MÜLLER (Germania, Verdi), Winfried NACHTEL (Germania, Verdi), Eva BIAUDET (Finlandia, Partito del popolo svedese), Vaclav BENDA (Repubblica ceca).

* Professori universitari di Diritto, Scienze Politiche, Filosofia e Storia: Edward M. WISE (Univ. di Detroit), Mykola MOKLIAK (Univ. di Kiev), Volodymyr IGNATOV (Univ. di Kiev), Grygoriy PEREPELYTSIA (Univ. di Kiev), Guido MELIS (Univ. di Siena), Carlo VALLAURI (Univ. di Siena), Wil VERWEY (Univ. di Groningen), Oleksander KOLOS (Univ. di Vinnytsia, Ucraina), Liudmyla GROMOVA (Univ. di Vinnytsia), Ivan DANYLENKO (Univ. di Vinnytsia), Anatoliy DAVYDIUK (Univ. di Vinnytsia), Zofia SOKOLEWICZ (Univ. di Varsavia), Andrew BROOK (Univ. di Ottawa), Anatoliy RUCHKA (Univ. di Kiev), Vitaliy TABACHKOVSKY (Univ. di Kiev), Valeriy BARKOV (Univ. di Kiev), Vasyliy BARANOVSKY (Univ. di Kiev), Valeriy ANANIIN (Univ. di Kiev), Petro YAROTSKY (Univ. di Kiev), Anatoliy KOLODNY (Univ. di Kiev), Vitaliy LIAKH (Univ. di Kiev), Borys LOBOVYK (Univ. di Kiev), Juriy RYMARENKO (Univ. di Kiev), Mykhailo STEPIKO (Univ. di Kiev), Giuseppe ZACCARIA (Univ. di Padova), Pavlo POGOSOV (Univ. di Donetsk), Sergiy KHARCHENKO (Univ. di Donetsk),

Volodymyr IGNATOV (Univ. di Kiev), Grygoriy PEREPELYTSIA (Univ. di Kiev), Mykola KISELIOV (Univ. di Kiev), Borys POPOV (Univ. di Kiev), Fernando MANTOVANI (Univ. di Firenze).

TIBET CINA TELEX

FREEDOM FOR NGAWANG CHOEPHEL

Ngawang CHOEPHEL, musicologo tibetano, rientrato in Tibet per girare un documentario sulle musiche e danze tradizionali del suo popolo, è stato condannato dalle autorità cinesi a 18 anni di carcere per attività spionistiche a favore degli USA. La "The International Campaign for Tibet" invita a spedire lettere e telegrammi al Segretario di Stato degli Stati Uniti per denunciare la sentenza di Choephel e per iniziare a lavorare sin d'ora ad una risoluzione di condanna della Cina alla prossima riunione della Commissione ONU sui Diritti Umani. L'indirizzo a cui spedire lettere e telegrammi è il seguente: Secretary Warren Christopher - Department of State - 2201 C Street NW - Washington D.C. 20502 (USA).

CONTO BANCARIO DEL COMITATO EUROPEO PER "GINEVRA 1997"

E' stato aperto il conto corrente bancario del Comitato Europeo "Ginevra 1997" a cui far pervenire i fondi destinati all'organizzazione della manifestazione di Ginevra del 9 e 10 marzo 1997 "Libertà per il Tibet". Preghiamo tutti coloro che volessero contribuire alla campagna di versare con urgenza la cifra stabilita al seguente c.c.: "Gèneve 1997" - N. 310-1075921-83 Banca BBL (Banque Bruxelles Lambert) Agenzia del Parlamento Europeo - Rue Van Maerlant 2, 1040 Bruxelles.

ITALIA/MOZIONE PER WEI ED ALTRE INIZIATIVE

Anche il Consiglio Comunale di Campobasso ha approvato una mozione di sostegno alla candidatura di Wei a Premio Nobel per la Pace 1997. L'iniziativa promossa da Donato DE RENZIS ha raccolto il voto unanime del consiglio. Inoltre grazie al consigliere verde Pasquale CAVALIERE un ordine del giorno per Wei è stato depositato al Consiglio Regionale del Piemonte. Iniziative analoghe sono previste a Savona ed a Trento. Il Comitato "Umbria per il Tibet", insieme a decine di esponenti del mondo accademico, professionisti, responsabili di associazioni, ha presentato al Sindaco di Perugia un appello per conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama.

TSG MARSIGLIA

Il TSG di Marsiglia ha cambiato nome. Il battagliero "Comité de Sauvegarde du Peuple Tibétain et de sa Culture" si chiama ora "Tibet-Liberté-Solidarité".

RASSEGNA STAMPA WALK AROUND

Di seguito la Rassegna Stampa relativa al Walk Around del 9-10 dicembre 1996 per la libertà del Panchen Lama e di Wei Jingshengh. Ci scusiamo anticipatamente per eventuali imprecisioni. Tutti gli articoli o i passaggi Tv e radio sono avvenuti nei giorni 9, 10 o 11 dicembre.

* Francia

- Immagini del WA a Marsiglia sul Notiziario Regionale: M6 (Tv)

- Servizio sul WA a Marsiglia: France 3 Méditerranée (Tv)

- "Prefettura/Una Marcia di 24 ore": Le Provençal (quotidiano)

- Servizio sul WA a Marsiglia: Radio Nostalgie (radio locale)

- Servizio sul WA a Marsiglia: Europe 2 (radio)

- "Liberi e uguali" (sulla manifestazione a Saint-Tropez): Le Méridional (quotidiano)

* Belgio

- "Manifestazione per il Tibet": La Lanterne (quotidiano)

* Bulgaria

- "Inizia un WA di 24 ore attorno al Parlamento": Noshten Trud (quotidiano)

- "WA attorno al Parlamento": 24 ore (quotidiano)

- "WA attorno al Parlamento": Demokratsia (quotidiano)

- "Un giovane albanese ha rafforzato il WA attorno al Parlamento": Noshten Trud (quotidiano)

- "Un appello per la liberazione del Panchen Lama": Novinar (quotidiano)

- "Ex-deputato si appresta a digiunare per il Tibet": Notizie di Plovdiv (quotidiano)

- "Ex-deputato digiunerà per il Tibet": Vesti (periodico regionale)

- "Bulgari digiunano per il Lama": Maritsa (quotidiano)

* Italia

- "Tibet: radicali e leghisti manifestano davanti a Farnesina": Ansa (agenzia stampa)

- Servizio sul WA a Roma: Talk Radio

* Croazia

- "Zagabria per la liberazione del Panchen Lama": Vecernji list (quotidiano)

* Ungheria

- "Hanno manifestato per 24 ore": Magyar Nemzet (quotidiano)

- "Per il Tibet": Nepszava (quotidiano)

- "Manifestazione per il Tibet": Kurir (quotidiano)

- Servizio sul WA a Budapest: Star Radio (radio)

SECONDA PAGINA

Pubblichiamo in "Seconda Pagina" un intervento del Prof. SAMDHONG Rinpoche, apparso su "The Pioneer" sulla sua proposta di Satyagraha. Invitiamo i lettori di questo bollettino a farci pervenire testi di riflessione sul progetto del Satyagraha per la libertà in Tibet e sulle campagne ad esso preparatorie. Tempi e spazio permettendo cercheremo di dare voce a tutti coloro che sono interessati a questo difficile ed articolato progetto politico per la libertà del Tibet occupato, pubblicandone le riflessioni su questo foglio.

NB: gli articoli dovranno essere inviati alla sede PR di Bruxelles e, per motivi di spazio, non dovranno superare le 40 righe.

IL PROFESSOR SAMDHONG RINPOCHE PROPONE UN PROGRAMMA PER IL LANCIO DEL SATYAGRAHA TIBETANO

(da World Tibet Network News, domenica 1 dicembre 1996)

[L'autore è direttore dell'Istituto di studi tibetani superiori a Saranath, Varanasi, e Presidente dell'Assemblea dei deputati del popolo tibetano, a Dharamsala, India]

The Pioneer, 28 Novembre 1996

Come principio e come sistema, la democrazia non è nuova al popolo tibetano. La nostra evidente apertura al funzionamento democratico non fu indotta né dall'occupazione cinese del Tibet, né dalle nostre relazioni reciproche con il mondo esterno. Fin dall'infanzia e molto prima di assurgere al potere temporale, Sua Santità il XIV Dalai Lama ha avuto l'inconfondibile volontà di democratizzare il Tibet.

Sfortunatamente, egli prese le redini del paese solo quando ormai metà del suo territorio era già occupato dalla Cina. Nonostante cio', per nove lunghi anni egli diede del suo meglio per introdurre riforme democratiche, ma ogni voltà i dittatori comunisti cinesi frustrarono sistematicamente queste azioni. Fu solo dall'esilio che Egli ebbe la libertà di azione per applicare la propria visione.

Ci fu solo una singolarità in questa trasformazione cosi' caratteristica di un leader e del suo popolo. Nel nostro caso lo stesso capo dello stato ha promosso la democratizzazione e la conseguente rinuncia alla sua autorità, ma cio' non è stato accettato dal popolo. Durante i 37 anni in esilio, Sua Santità ha gradualmente educato e persuaso il suo popolo ad adottare un modo di vita democratico e tradurre l'ideale in pratica cosicché cio' che si raggiunga sia una vera democrazia.

Il modello di democrazia tibetano è radicalmente differente dai principi democratici occidentali: è fondato sui principi di uguaglianza di tutti gli esseri sensibili sulla base del loro illimitato potenziale di sviluppo. Tale eguaglianza puo' essere istituita nella vita quotidiana attraverso la collaborazione e non la competizione.

La competizione porta invariabilmente ad alcune forme di confrontazione: l'amore e l'eguaglianza non possono essere raggiunti tramite la competizione, che tanto in politica quanto in economia previene le vere fratellanza e collaborazione. Acquisendo la consapevolezza di questo fenomeno della natura umana, molto tempo fa il Signore Buddha raccomando' una democrazia libera dalla competizione.

Una forma di democrazia senza partiti potrebbe essere quindi un'alternativa in cui ogni persona abbia la libertà di rapportarsi alle diverse questioni secondo la sua saggezza, senza l'imposizione di alcuna condizione da parte di gruppi o ideologie. La decentralizzazione del processo di decisione e applicazione renderebbe ogni individuo sovrano e responsabile delle prorie azioni. L'individuo dovrebbe pensare globalmente e agire localmente. Dal nostro punto di vista, quando poche persone vivono sulla pelle degli altri è totalitarismo; d'altra parte il principio del vivi e lascia vivere è una mera democrazia. Nel modello di democrazia che stiamo cercando di adottare ciascuno vivrebbe per gli altri.

Il futuro del Tibet deve essere modellato e costruito attraverso lo sforzo autentico e sostenuto di tutti i tibetani. Nonostante non ci siano piani già pronti o definitivi, voglio esporre tre punti di seria considerazione:

1. Nel mondo di oggi l'interdipendenza è cresciuta al punto che il futuro di ogni paese non puo' essere considerato in modo isolato. Il futuro del Tibet è vincolato a influenzare quello del mondo in generale, e la sua situazione geopolitica quello dei suoi immediati vicini in particolare: Cina e India, il corso della storia di entrambi i paesi inseparabile da quello del Tibet. Per diverse ragioni questi due paesi più popolati del mondo si cotrapporranno tra loro forse per sempre come competitori o avversari. Quindi lo status del Tibet come stato cuscinetto tra India e Cina sarà l'unico fattore di pace, stabilità e sicurezza determinante in asia. Geograficamente, essendo il Tibet il "Tetto del mondo" dal quale sgorgano la gran parte dei grandi fiumi asiatici costituirà un fattore decisivo per l'equilibrio ecologico e ambientale del mondo. Gli scienziati affermano che il plateau tibetano avrà per sempre un ruolo nel determinare i cambiamenti climatici terrestri.

2. Per quanto riguarda il futuro del Tibet, nella mia opinione l'urgenza immediata è di salvarlo dall'annientamento totale. Il Tibet è davvero divenuto la prova sul campo dell'efficacia della Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni unite. Bisogna prendere atto che il futuro del Tibet è inseparabilmente legato a quello del mondo nel suo insieme. Il futuro del Tibet dovrebbe vedersi in questa prospettiva integrale. Lo status politico del Tibet in termini di sovranità o autonomia, separazione o associazione, è stato dibattuto per decenni, ma la reale situazione in Tibet si è progressivamente deteriorata. Quindi la nostra principale preoccupazione dovrebbe essere di salvare questo paese e la sua unica cultura dalla ditruzione totale. Sarà possibile solo se cesseranno immediatamente i continui trasferimenti di popolazione e l'occupazione civile cinese. La violazione della cultura, lingua, religione e dell'ambiente tibetani deve finire.

La questione del futuro Tibet non puo' sistemata senza tenere conto dei problemi summenzionati. Quindi dovremmo concentrarci sul come conseguire questi obiettivi. E' tempo per i tibetani di sviluppare un programma di taglio netto. Propongo un programma per lanciare un movimento di Satyagraha. L'idea e il piano di applicazione sono spiegate altrove. Le persone informate sanno che Sua Santità ha già promosso un referendum tra la dispora tibetana per decidere il futuro corso di azione, e tutti noi stiamo attendendo i suoi risultati.

Sembra ora che solo due opzioni siano aperte davanti a noi:

1. Appellarsi a negoziati con una parte non volonterosa;

2. Iniziare una pacifica resistenza nonviolenta.

La via dei negoziati è stata tentata per oltre 14 anni ma non ci ha portato da nessuna parte. Non c'è segnale di volontà cinese di aprire un dialogo, nonostante l'approccio di compromesso di Sua Santità che accetta il quadro di lavoro stabilito da Deng Xiaoping per i negoziati. Prendiamo atto della realtà e formuliamo le conseguenti strategie. Non abbiamo futuro se non siamo pronti a sacrificarci per reinstaurare la dignità e la sicurezza del nostro popolo in Tibet. I posteri non ci perdonerebbero mai. Quindi ogni piano di azione deve essere ben concepito, ben considerato, e stabilito con scandenze temporali. Sta diventando troppo tardi, e il tempo non si volta mai indietro. Dobbiamo correre più velocemente per tenere il passo col tempo, altrimenti il nostro obiettivo si rivelerà un miraggio.

La Cina ha fallito nello svolgere le funzioni di uno stato civilizzato, e segnatamente:

1. Protezione del popolo;

2. Promozione del suo benessere sociale, economico e culturale; e

3. Rappresentazione dei suoi interessi.

Quindi la Cina manca completamente di legittimità legale, morale e politica per governare il Tibet. Forse non c'è bisogno di prova per rendersi conto della sua politica di occupazione forzata: la progressiva distruzione dell'identità del popolo tibetano e la politica di sciocco sfruttamento delle risorse naturali tibetane che mette in pericolo il suo equilibrio ecologico e ambientale.

La situazione quindi ci chiama a sacrifici supremi. Il Mahatma

Gandhi, il grande promotore del Satyagraha, un tempo istrui' il suo popolo "Fai e muori". La nostra situazione ci impone di alterarlo un poco in "Fai o muori", determinandoci in un tentativo definitivo che esige collaborazione volontaria, piena coordinazione, di stringere i nodi allentati e, ovviamente, la determinazione del Satyagrahi. Ad ognuno di noi devono essere ben chiari i nostri obiettivi e anche i mezzi per conseguirli.

I nostri sforzi devono essere ostinatamente persuasivi. Non abbiamo bisogno di rinunciare ai nostri impegni di principio, ma neppure dobbiamo permettere che il nostro impegno alla pace e alla nonviolenza sia preso per una nostra debolezza. Nessuna forza è maggiore di quella morale e spirituale, come ci insegnano Martin Luther King, il Mahatma Gandhi e Nelson Mandela per citarne solo alcuni.

Siamo fortunati ad avere Sua Santità il Dalai Lama come nostra guida. La Sua visione della direzione è stata chiara e il Suo impegno alla democrazia e alla nonviolenza è stato coerente. Nonostante la prolungata frustrazione, Egli ha infuso negli esiliati la Sua fiducia che un giorno essi torneranno nel Tibet. Non lasciamo che falliscano il nostro leader e il nostro impegno alla verità e alla nonviolenza. Quando Gandhi chiamo' a "Fare e morire" non c'era altra scelta, cosi' come non c'è altra scelta al "Fare o morire" che io propongo al nostro popolo.

Il viaggio di ritorno nella patria deve cominciare qui ed ora. Solo cosi' potremo dire "L'anno prossimo a Lhasa".

 
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