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Conferenza Partito radicale
Di Stefano Rita - 10 gennaio 1997
Alla cortese urgente attenzione del Caporedattore

COMUNICATO STAMPA

PENA DI MORTE-ESECUZIONI USA: OTTIMO E.C. SUL CORSERA. MA E' ORMAI TEMPO DI QUALCHE PASSO AVANTI. LA PENA DI MORTE NON E' QUESTIONE DI DIRITTI UMANI, MA INVESTE IL RAPPORTO TRA STATO E SOCIETA'; E RISCHIA DI ESSERE UNA OCCASIONE PERSA.

DICHIARAZIONE DI PAOLO PIETROSANTI.

Roma, 10 gennaio 1997. - In merito alle notizie sulle esecuzioni-torture in Arkansas Paolo Pietrosanti - Consigliere Generale del Partito Radicale Transnazionale, già animatore delle campagne per la vita di Paula Cooper negli Usa - ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Ottimo E.C. oggi sul Corsera; ottimo davvero. Con il Coordinamento "Non Uccidere" per la salvezza della giovane COLPEVOLISSIMA Paula Cooper conquistammo già nel 1988 una Mozione alla Camera italiana che impegnava il Governo a agire come possibile e dovuto per una moratoria ONU di tre anni delle esecuzioni in tutto il Mondo, con la convocazione di una Conferenza mondiale. E a quella presa di posizione politica negli anni successivi, grazie a noi radicali e a "Nessuno Tocchi Caino" sono seguite altre espressioni del Parlamento italiano. Ma senza troppo cogenti seguiti.

Occorre certo, e nei tempi dovuti, una rinnovata opera del Governo italiano, anche o soprattutto investendo l'Unione Europea.

Ma una cosa va detta. Non è più possibile ormai, anche culturalmente, opporsi alla pena di morte per ragioni umanitarie. Il diritto alla vita non è un diritto umano - estremizzo - nel senso che è tempo di dire chiaramente che ogni diritto soggettivo non può esistere senza diritto oggettivo e istituzioni e ordinamenti che lo facciano vivere, e lo trasformino in legge, da mera enunciazione che continua ad essere.

Vigente l'Atto Finale di Helsinki sono stati perpetrati delitti di stato orrendi, esecuzioni e torture, privazioni dei fondamentali diritti per centinaia di milioni di persone cittadini dei paesi firmatari di quell'Atto.

E' LETTERALMENTE SCANDALOSO CHE CI SI MOBILITI PER CONDANNATI CHE SI RITIENE INNOCENTI, E PER ESECUZIONI CRUDELI, SENZA METTERE IN DISCUSSIONE LA RAGIONE FONDANTE DELLA PENA DI MORTE. O LA PENA DI MORTE DIVIENE QUESTIONE DI DEMOCRAZIA, E CESSA DI ESSERE QUESTIONE DI DIRITTI UMANI, QUESTIONE UMANITARIA, O RIMARREMO ANCHE CULTURALMENTE AD ENUNCIAZIONI DISUTILI.

PASSA, PER LA QUESTIONE DELLA PENA DI MORTE, IL FONDAMENTO DEL CONCETTO STESSO DI SOCIETA' ORGANIZZATA IN STATO. E LA DOMANDA E', DEVE ESSERE ORMAI: PUO' UNO STATO PRIVARE DEL TITOLO STESSO DELLA SUA PARTECIPAZIONE ALLA SOCIETA' UN COMPONENTE DELLA SOCIETA' MEDESIMA? E' NELLA DISPONIBILITA' DELLO STATO LA VITA DI UN SUO COMPONENTE? E SE SI', COSA E' LO STATO IN RELAZIONE ALLA SOCIETA' CHE E CUI SERVE?

Se non cominciamo ormai a porci e porre queste domande, a partire da noi che combattiamo contro la pena capitale, rimarremo nello stallo di un approccio umanitario e umanitarista non più adeguato all'oggi, e perderemo una occasione di grandissimo rilievo.

Per informazioni: 06/689791

 
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