In Slovenia e Croazia c'eravamoIn Bosnia c'eravamo
sul Cossovo a parole c'eravamo:
E allora: proprio quando gli spiriti che evocammo al grido di "Bosnia libera e democrazia in Serbia" si sollevano con sorprendente e sanguinante giovinezza, ed il popolo serbo si dimostra, se non più maturo, certamente più capace di speranza dell'Italia che da 109 gioni interroghiamo;
proprio quando, con tutte le contraddizioni che gli sono proprie, sulle televisioni del pianeta c'è un barbudo oppositore del regime che ebbe a dire che la Nato doveva bombardare il suo sangue, la sua gente che in bosnia si rendeva responsabile di un genocidio, e lo diceva con più difficoltà, con tante più difficoltà e solitudine di noi che lo dicevamo con lui e lui non poteva saperlo, forse;
ora che un bandolo della matassa di guano che è il mondo ci si offre con parole così vicine alle nostre, un bandolo che vale forse quanto il bandolo tibetano, se è vero che in tanti temettero che in Bosnia siandasse alla terza guerra mondiale e se è vero che i balcani rappresentano tuttora una ferita che l'europa e l'onu hanno inferto al diritto, l'europa e l'onu su cui tanto puntiamo;
Proprio ora noi stiamo lasciando soli i nostri compagni serbi.
Io non lo so se deve andare lì nelle strade a manifestare il nostro segretario, o tanti di noi unendosi agli scioperi della fame che stanno per partire, o che dobbiamo portare lì gli eurodeputati, i caccavale, i taradash, i possibili ed i volontari, e stare alle frontiere se non ci fanno entrare, e spostare la sede da bruxelles a quelle frontiere, premendovi contro, chiedendo di entrare, insomma non lo so, ma chiedo a tutti di aiutarmi partecipando a questa riflessione: danilo, olivier, pietrosanti, mihai, d'elia, busda, kto, ecc. ecc.
Lì ci sono i nostri compagni, io credo.
Davide