"...Dovremmo avere imparato, dalla guerra contro il fascismo e poi dalla lunga guerra contro il comunismo sovietico, che la lotta contro la tirannia è inevitabile, in quanto la nostra stessa esistenza ne minaccia la legitimità...Eppure, non abbiamo imparato la lezione fondamentale sul nostro destino internazionale e, dopo ogni trionfo, ci siamo indebolitie abbiamo armato i nostri nemici futuri credendo, contro ogni evidenza storica, che lapace sia una condizione normale dell'umanità. Ma la pace è uno stato insolito nelle relzioni internazionali ed è comune solo fra popoli liberi. Per espandere l'area della pace dobbiamo espandere quella della libertà...
Sino a quando la Cina rimarrà una spietata dittatura comunista, qualunque siano le strategie commerciali dei gerontocrati di Pechino e dei loro miliardi di api opersoe, l'inevitabilità del conflitto deve informare tutti i pensieri e i progetti americani...Ronald Reagan fu accusato di irresponsabilità per aver denunciato i mali dell'impero sovietico e oggi i nostrileader tacciono sui mali del'oppressione cinese....Le politiche che insdussero il crollo del comunismo socvietico sono le stesse che dovrebbero essere dirette oggi contro il malvagio impero cinese: sfidare i tirannni al fine di garantire una maggiore libertà al loro popolo e asicurare che la nostra superiorità militarre sia così grande da dissuaderli dall'attaccarci, anche se la soprravivenza stessa del loro regime fosse messa in gioco. Ahimeè, stiamo facendo il contrario.. Bill Clinton, come George Bush, ha svincoloato iprivilegi commerciali dal tema della repressione politica in Cina. Questo deve finire, insieme alla follia suicida di vendere arm
i a Pechino...Continuare in una politica di pacificazione con il comunismo cinese significa tradire i fondamenti della democrazia, assicurare il definitivo rifiuto delle nostre politiche da parte del popolo americano e rischiare di esporci nuovamente a un pericolo mortale..."
L'articolo di Ledeen è apparso integralmente sul settimanale "The Weekly Standard".