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Conferenza Partito radicale
Kircheva Darinka - 17 febbraio 1997
bulgaria: un altro punto di vista

chi ha letto in questa conferenza un testo precedente sulla bulgaria, sara' rimasto con l'impressione di guardare un quadro di Renoir - sorrisi, sfumature rosa, giochi di luce. Pero' la situazione bulgara ha anche un'altro aspetto che assomiglia molto di piu' a un quadro del "periodo nero" di Goya.

Chi, standosene al caldo, guarda esaltato dalla finestra la bellezza wagneriana di un temporale, ha una visione ben diversa da chi, fuori, alla intemperie, sente il freddo e la pioggia sulla propria pelle.

Quindi, per completare il quadro della situazione bulgara, occorre aggiungere che il paese sta attraversando una gravissima crisi economica, che la stragrande maggioranza del popolo bulgaro sta vivendo un periodo di incubo, di lotta per la soppravivenza fisica, di iperinflazione, di svalutazione micidiale della moneta nazionale che ha portato i redditi delle persone a livelli inconcepibili per un paese europeo alla soglia del 2000 - la pensione media e' di USD 2 e lo stipendio medio e' di USD 5 (chi non ci crede, consulti The Economist del 8-14 febbrario).

Se la "rivoluzione" sembra aver risolto il problema della crisi politica, non ha affatto risolto il problema della crisi (direi dramma o tragedia) economica, dovuta - dicasi en passant - non solo alla pessima gestione e mancanza di riforme, ma anche all'atteggiamento civile e democratico del paese nel rispettare sia l'embrago contro l'Irak, sia l'embargo contro la Serbia. Questo atteggiamento gli ha portato immensi danni economici (2 miliardi di dollari per le sanzioni contro l'Irak e 8 miliardi per le sanzioni contro la Serbia), che non sono stati compensati con un solo centesimo, ma con il condescendente "si', siete stati molto bravi" dell'Europa opulenta e egoista, che per di piu' ha sbattuto le porte a un membro associato dell'UE. Cosi' per la Bulgaria la "cortina di ferro" e' stata sostituita dalla "cortina Schengen".

Queste considerazioni possono sembrare fuori posto in conferenza partito, ma nella modesta opinione di chi scrive queste righe riguardano per diversi aspetti il PR, partito che si batte (o si batteva) per gli Stati Uniti d'Europa.

Come avremo le forze per voler ottenere un assetto piu' democratico del mondo, se non abbiamo fatto il sufficiente per mettere ordine nella nostra casa? Come facciamo a vivere in una europa che ha trasformato interi paesi in ghetto? Come possiamo tollerare che nel nostro continente si applichi una politica di apartheid nei confronti di popoli interi? Non ci troviamo a disagio di fronte a una europa che divide la sua popolazione in tre categorie, come si faceva nelle colonie portoghesi - bianchi, indigeni e "assimilados" (indigeni promossi a una categoria intermedia perche' dormono con lenzuola e mangiano con forchette)? Come ha reagito il PR vedendo inalzarsi il "muro di Schengen" dopo il crollo del "muro di Berlino"?

Sono domande che forse meritano un po' di riflessione. Sono domande che si fanno anche gli iscritti e simpatizzanti bulgari. Dicasi pure che il popolo bulgaro, nonostante la fame e la miseria, nonostante le umiliazioni sopportate, non si e' ripiegato su se stesso e ha avuto la dignita' e nobilta' di spirito di sostenere la causa tibetana con 200 digiunatori nel settembre scorso, con una trentina di partecipanti al walk-around di sofia (una delle poche capitali in cui si e' svolto), con (per ora) una decina di comuni che sventoleranno la bandiera del Tibet, con le prime firme sotto gli appelli Wei e Dalai Lama, raccolte proprio nel parlamento bulgaro nel dicembre '95.

Esclusa l'ipotesi di nazionalismo o egoismo nazionale, non avranno ragione i radicali bulgari a chiedersi perche' il PR sembra ossessionato dalla Cina (Tibet, Turkestan orientale, Hong Kong, Taiwan) e come cieco per quello che succede in alcune parti dell'europa; a chiedersi come fa a trovare le energie e la volonta' politica per combattere un immenso imperio totalitario e ha trascurato l'idea del federalismo europeo, magari per scarsezza di risorse? Non sarebbe il caso di chiedersi se le gia' scarse risorse del PR non siano calate, in termini di iscritti e militanti, anche a causa di questo oblio che potrebbe aver generato delusioni?

D'altra parte l'attuale situazione bulgara rimette in causa un problema fondamentale del PR - quello delle quote d'iscrizione. Tutti conosciamo il principio statutario dell'1% del PIL. Succede pero' che la quota per il '97 e' calcolata in novembre del '96 in base alle statistiche per il '95 (non essendo ancora pronte quelle per il '96). Questo piccolo particolare non sarebbe rilevante per economie piu' o meno stabili, pero' puo' portare a livelli sproporzionati per i paesi in transizione con economie fragili e soggette a scosse drammatiche. Cosi' si arriva all'assurdita' che in Bulgaria, dove lo stipendio medio e' di USD 5 e la pensione media di USD 2, la quota d'iscrizione al PR e' di USD 9. La norma statutaria e' stabilita dal congresso. Ma prima di discuterla in congresso, quale sarebbe la cosa piu' ragionevole - la sua applicazione flessibile che ammette eccezioni in casi di palese inadeguatezza o il suo rispetto rigido che puo' creare situazioni kafkiane?

Tutte queste considerazioni sono esposte con la piena fiducia nella straordinaria inventiva del PR, nelle sue capacita' di trovare le soluzioni piu' originali ed esotiche, ma giuste e radicali, nella sua tradizione di dibattito democratico e civile. E con la consapevolezza che magari sono considerazioni sbagliate.

 
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