(settimanale niuiorchese in lingua italiana)
PACE? SOLO CON GIUSTIZIA
ALL'ONU SI DISCUTE DEL PRIMO TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE. UN'IMPRESA CICLOPICA ADESSO REALIZZABILE GRAZIE ANCHE ALL'IMPEGNO ITALIANO
di Marco Perduca
La necessita di una corte internazionale che giudicasse e punisse I crimini di guerra e' sempre stata un desiderio della comunita'internazionale sin dalla creazione dell'ONU, ma il passaggio dalle parole ai fatti ha conosciuto fasi alterne durante gli ultimi cinquanta anni. Dal 1994 I lavori alle Nazioni Unite hanno decisamente cambiato il ritmo e tutto per merito di una proposta italiana. Da tre anni il nostro paese sta giocando un ruolo molto importante e decisivo per l'effettiva istituzione della corte internazionale. Tre anni fa il governo italiano delego' Emma Bonino, non ancora commissaria europea, a formalizzare l'offerta di ospitare la conferenza di plenipotenziari che mettera'nero su bianco lo statuto del tribunale nel proprio paese. Quello che a molti sembro'un sasso in un stango si e'rivelato essere la pietra angolare su cui iniziare i negoziati per la bozza dello statuto. I delegati di tutto il mondo da allora hanno affrontato i propri lavori condizionati dall'offerta italiana. Una mobilitazione
internazionale dell'opinione pubblica, promossa dal Partito radicale transnazionale, un'altra invenzione italiana, ha continuato a tenere sotto pressione i governi di buona parte del mondo, particolarmente quelli europei, affinche' una data per la convocazione della conferenza di diplomatici fosse fissata. Lo scorso dicembre l'Assemblea Generale delle nazioni unite ha deciso per il 1998. La settimana scorsa l'Ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Francesco Paolo Fulci ha inaugurato i lavori del Comitato preparatorio annunciando il deciso impegno, anche finanziario, del proprio paese per la riuscita della conferenza a Roma.
Negli ultimi mesi l'attenzione internazionale e'andata sempre piu'concentrandosi sui drammatici avvenimenti africani. Il tribunale ad hoc per I crimini commessi in Ruanda ha iniziato, i propri lavori proprio mentre in Zaire iniziavano le violenze sui profughi, molti ritengono che il potere deterrente di questi organi sia prossoche' nullo, pochi hanno il coraggio di mettere in evidenza come la scarsa dotazione di mezzi e personale influiscano enormemente sulla qualita' dei lavori.
L'efficace riuscita di nuovi strumenti di giustizia dipende esclusivamente dalla volonta' politica di chi prende le decisioni, istituire tribunali internazionali senza dotarli degli strumenti adeguati per lavorare significa minare fin dall'inizio il cammino della giustizia. Se gli Stati membri saranno capaci di mantenere l'impegno preso con la risoluzione adottata dall'Onu lo scorso dicembre, lo capiremo nei prossimi mesi.
Giovanni Paolo II durante un'udienza in Vaticano lo scorso dicembre ha dichiarato che "C'e' un bisogno urgente di organizzare la pace dopo la Guerra Fredda, e la liberta' dopo il 1989, su valori morali che si oppongano alla legge del piu'forte, del piu'ricco, e del piu'grande che impone I propri modelli culturali e I propri diktat economici. I tentativi di organizzare un sistema di giustizia penale internazionale sono, in questo senso, un reale progresso nella coscienza morale dei popoli".
Il Papa dopo aver ricordato che gli uomini hanno bisogno di pace ha sottolineato come "gli sviluppi di iniziative umanitarie sia intergovernative che private costituiscono un positivo segnale di una nascente solidarieta' tra gli uomini di buona volonta' ".
Alla domanda, per niente retorica, se vi possa essere una pace duratura, senza un efficace sistema di giustizia, forse stiamo dando una risposta. Una risposta che potra' essere scritta nei libri di storia con molte firme italiane.