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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Roma - 5 marzo 1997
Da "Il Messaggero" - 5397 - pag. 13

Di M.B.

Diritti umani

Italia e Francia contro risoluzione ONU sul Tibet

Roma - "Considerato che nel Tibet occupato è in corso una durissima repressione che assume forme di vero e proprio genocidio non soltanto culturale , programmato e praticato anche attraverso un massiccio trasferimento di popolazione dalla Cina teso alla estinzione della popolazione tibetana ". Comincia così una mozione sottoscritta da quaranta senatori di tutti i gruppi (primo firmatario il presidente della Lega Nord, Francesco Speroni) che impegna il governo ad approvare una risoluzione dell'ONU sulla violazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese, con particolare riferimento alle popolazioni del Tibet. La mozione è stata approvata da tutti i capigruppo. Ma per ora non se ne fa niente, tutto è rinviato. Il presidente del Senato, Nicola Mancino, ha infatti chiesto di soprassedere per qualche giorno per motivi di opportunità diplomatica: è infatti in arrivo a Roma proprio una delegazione cinese guidata dal vice premier Qiao Shi, ex capo dei servizi segreti e ora ministro.

La risoluzione dell'ONU a cui fa riferimento l'iniziativa del Senato (promossa dal Partito radicale) sarà discussa dalla commissione "Diritti umani" delle Nazioni Unite che si riunirà a Ginevra dal 10 marzo al 18 aprile. Per il Tibet si chiederà il ripristino delle libertà politiche e religiose sostenute dal Dalai Lama e la chiusura dei famigerati "laogai", i campi di concentramento dove sono rinchiusi decine di migliaia di detenuti politici.

Ma perché allora si sente la necessità di spingere il governo ad aderire ad una risoluzione alla quale è ben difficile dire no? Semplicemente perché, mentre i paesi europei e gli Stati Uniti sono d'accordo, l'Italia e la Francia sembrano intenzionate a porre il loro veto.

 
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