DA "IL FOGLIO" - 14397 PAG. 4Il ministro degli esteri Lamberto Dini, nell'intervista al Foglio di martedì scorso, aveva confermato la volontà italiana di sostenere in sede ONU la risoluzione congiunta USA - UE sulla violazione dei diritti umani in Tibet. "Solo la Francia è contraria" aveva detto il responsabile della diplomazia italiana. Eppure, al Senato, una mozione del partito radicale transnazionale che impegna il governo Prodi ad adoperarsi in ogni modo per una rapida approvazione della risoluzione ONU, non riesce ad essere sottoposta al voto dell'aula per l'opposizione del presidente Nicola Mancino. La conferenza dei capigruppo, all'unanimità, ha proposto la calendarizzazione della proposta del Pr, ma Mancino ha obiettato ragioni diplomatiche per non metterla all'ordine del giorno: la prossima visita a Roma del ministro degli esteri cinese renderebbe inospitale un paese il cui Parlamento impegnasse il proprio governo a non tacere sui diritti umani in Cina e nei paesi sotto l'occupazione di Pechino. "Perché il presidente Mancino
blocca la mozione, che peraltro è stata firmata da tutti i gruppi parlamentari? - si chiede Paolo Pietrosanti, responsabile della campagna transnazioanle in difesa del Tibet - Per prendere una decisione di questo tipo che mette l'Italia contro tutto il resto d'Europa, e suggerendo cortesie diplomatiche, il presidente del Senato non può che essersi consultato con la Farnesina. Ma allora come la mettiamo con le parole di Dini al Foglio?".