Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 17 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Silvja - 29 aprile 1997
IL DALAI LAMA, CHE DIVO

di AURELIO MAGISTRA'

(Il Venerdì di Repubblica, 25 aprile 1997)

Discorsi, viaggi, libri e adesso anche film di Annaud e Scorsese

Tutti vogliono l'ambasciatore del paese che non c'è più. Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, Premio Nobel per la pace, richiesto, invitato ovunque, corteggiato come una rockstar o un divo del cinema, non ha saputo o voluto sottrarsi al mortale abbraccio dell'occidente perché la tragedia del Tibet non deve essere dimenticata. Ma l'occidente, più che del messaggio si è innamorato del messaggero: l'ha adottato, l'ha divorato e digerito fino a trasformarlo in un luogo comune dell'immaginario collettivo, un'icona dell'universo mediatico. Il Dalai Lama è diventato un divo suo malgrado. Di recente si è messo a pubblicare libri a raffica: in Italia ricordiamo tra l'altro i 'Valori della vita', una raccolta di "Parole di saggezza" tratte da conferenze tenute in tutto il mondo (Armenia Editore 20 mila lire) e 'Incontro con Gesù'. 'Una lettura del Vangelo' , atti di un seminario che rappresentano in curioso esempio di questa passione fatale (Mondadori, 27 mila lire).

Naturalmente discorsi, libri e quant'altro, tutto serve alla causa. Tenendo conferenze qua e là per il mondo e producendo libri, il Dalai Lama ha inevitabilmente attratto l'attenzione di Hollywood, come sempre affamata di nuove icone. Adesso, per esempio, sono due i film che ruotano intorno al buddismo tibetano e alla figura del Dalai Lama. Il primo è 'Sette anni in Tibet', regia di Jean Jacques Annaud, con Brad Pitt. Il protagonista è un famoso scalatore che va alla conquista delle più alte vette himalayane. Dopo aver abbandonato il figlio per seguire i suoi sogni di gloria, pagherà il contrappasso diventando il tutore e la guida del giovane Dalai Lama. 'Kundun', il secondo film che presto vedremo, è ancor più smaccatamente biografico: viene infatti presentato come "La vera storia di Tenzin Gyatso". Il regista Martin Scorsese ha voluto attori tibetani. Per girare però hanno dovuto ripiegare sul più accessibile Marocco, certo, non è colpa del Dalai Lama se l'occidente è ai suoi piedi e se Hollywood lo celebr

a con faraonico dispendio di mezzi. Però se alla fine lui risulta così sovraesposto e il Tibet così sottoesposto, qualcosa che non funziona ci deve pur essere.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail