Guerre e religioni - piccoli sacerdotiDI Tommaso Pellizzari
(Sette, 1 maggio 1997)
"I cinesi hanno deciso di scendere in campo con un loro candidato al titolo di vice -Dalai Lama. Una scelta che per tradizione tocca ai monaci tibetani. In mezzo due bambini di otto anni. E di uno si sono perse le tracce."
IL Buddha è in loro, dicono. E questo è il problema: perché di Buddha ce n'è uno solo, mentre di bambini ce ne sono due. E ci sono molti modi per fare la guerra: si può invadere, si può uccidere, si possono torturare i prigionieri, si possono perseguire i leader spirituali e politici, si possono mandare i nemici in esilio e si possono sradicare tutte le tradizioni, si può impedire l'esercizio di una religione fino a cancellarne ogni traccia. Tutto già fatto, grazie. La Cina, nella sua guerra contro il Tibet, aveva finora trascurato un solo aspetto fondamentale nella vita tibetana: il ricambio ai vertici della religione buddhista. E questa è una procedura che passa attraverso i bambini: è uno di loro, infatti, che, secondo questa credenza orientale, si reincarnano i Lama, cioè i massimi sacerdoti. Sta ai monaci scovarlo. Se finora i cinesi si erano limitati a costringere il Dalai Lama a emigrare a Dharamsala, in India (dove ha costituito un governo in esilio), e a fare in modo che i tibetani siano diventati u
na minoranza nel loro stesso paese (sei milioni contro sette milioni e mezzo di cinesi), da poco più di due anni stanno cercando di sostituirsi alla massima autorità religiosa tibetana anche nella scelta del bambino in cui si presume sia avvenuta la reincarnazione.
Questa volta non si tratta del Dalai Lama ma del numero due della gerarchia, il Panchen Lama. L'ultimo titolare di questa carica è morto il 28 gennaio del 1989 nel monastero di Shigastè, all'età di 51 anni. La sua era stata una storia complicata. Nominato Panchen Lama nel 1949 a undici anni, era stato anch'egli investito dalla rivoluzione maoista, che in un primo momento ebbe su di lui una notevole influenza, al punto da fare di lui un membro del Parlamento comunista a soli 13 anni e dopo aver abbandonato il monastero di Shigastè per trasferirsi a Pechino. Finì però per scontrarsi con una realtà durissima, fatta di monasteri incendiati e monaci assassinati o spediti nei campi di rieducazione. Così si ribellò e gli toccarono dieci anni di soggiorno obbligato dove fu sottoposto a torture e tentativi di rieducazione. Questo fino al 1989, quando, in seguito all'ennesimo scontro con le autorità comuniste, fu costretto a cambiare le sue guardie del corpo e il suo medico personale. Pochi giorni dopo, muore a causa
di un misterioso infarto.
E' a questo punto che i monaci si mettono in marcia alla ricerca del bambino in cui l'anima del monaco si è reincarnata. Hanno pochi indizi: devono cercarlo nella parte orientale del paese, perché il Panchen Lama è morto con la testa rivolta ad est; e deve avere una macchiolina blu sulla schiena, che per il monaco scomparso era un ricordo delle torture subite. A capo della squadra di monaci ricercatori c'è Chadrel Rimpoche, nominato dai cinesi che suppongono stia dalla loro parte. Ma non è così: Rimpoche comunicherà al Dalai Lama prima che ai cinesi l'elenco dei bambini prescelti, consentendo così al primo dei monaci buddisti di fare la sua scelta, il 14 maggio del 1995.
E' un bambino di sei anni, Gendun Choekyi Nyima, che pochi giorni dopo viene prelevato, insieme con la sua famiglia di nomadi himalayani, dalle autorità cinesi, che lo tengono tuttora sotto stretta sorveglianza. Ma non solo: il 29 novembre dello stesso anno la televisione cinese trasmette la cerimonia di investitura del nuovo Panchen Lama. Si chiama Gyaincain Norbu, anche lui ha sei anni, anche lui proviene dal villaggio di Lhari. Ma le somiglianze finiscono qui, per fare posto ad una prima, significativa differenza: i genitori di Norbu sono due funzionari del partito comunista locale, quindi assai graditi al potere centrale. Una differenza da cui discende tutto il resto: il giorno della cerimonia, il 29 novembre 1995, a fianco del futuro Panchen Lama di nomina cinese appare sempre un funzionario del Partito comunista cinese, Li Tieying. Non solo ma il rito con il quale avviene l'investitura è del tutto nuovo: il vecchio monaco si serve di una bacchetta di avorio e di un'urna d'oro mai visti prima. I quadri
del partito applaudono, mentre sul capo di Norbu viene posata la tiara gialla dei grandi capi religiosi. E l'8 dicembre, nel tempio di Tashilunpo, Norbu viene messo sul trono del Panchen Lama mentre due battaglioni di soldati, all'esterno , circondano l'edificio.
Da allora, i destini dei due bambini sono tornati ad avere qualcosa in comune: Noubunon è più apparso in pubblico, mentre del suo concorrente Gendun non si hanno più notizie: "La sua incolumità è per me motivo di angoscia", ha dichiarato il Dalai Lama. "Nessuno riesce più ad avere notizie del bimbo, si sa soltanto che sembra essere in cattività a Pechino". E' considerato il più giovane prigioniero politico del mondo. Il sommo sacerdote buddhista teme non solo per la sua incolumità fisica, ma anche per la salute psicologica del bambino, a rischi di rieducazione o lavaggi del cervello. "E' una mia responsabilità morale assicurarmi che sia sano e salvo", ha detto il monaco. La preoccupazione del Dalai Lama ha un fondamento specifico: quando lui morirà, sarà il Panchen Lama a decidere in quale bambini tibetano si sarà reincarnata la sua anima. Toccherà quindi al Panchen Lama scegliere la nuova guida per i buddhisti. Mentre, ormai, l'occupazione cinese ne sta mettendo in pericolo la stessa sopravvivenza. Nel 1959
i monasteri erano circa seimila, adesso sono meno di cinquanta. Ecco perché dalla sorte di uno di quei bambini può dipendere molto. I governanti cinesi lo hanno capito.