di Roberto Fabiani
LEspresso, 12 giugno 1997
Dossier: Fine di unepoca/Il passaggio della colonia britannica alla Cina.
Un mondo irripetibile. Fatto di banche e grattacieli, di soldi puliti e sporchi, di casinò e bordelli. Che ne sarà dopo il 1. Luglio? In teoria, tutto uguale per 50 anni. InveceEcco lo storico impatto con luniverso comunista.
Una volta, dopo essere scappato dalla Cina rossa, faceva il cuoco nei grandi alberghi del Sud-est asiatico e aveva raggiunto una certa fama reinventando in chiave moderna la cucina cinese. Ma si era dovuto respirare otto anni di soia fritta prima di riuscire a comprarsi un'automobile. Poi una delle leggendarie banche di Hong Kong, quelle che senza troppa burocrazia danno soldi a chiunque abbia in testa un'idea valida, gli fece un prestito e lui alle dieci di mattina compro per 55 milioni di dollari l'albergo nel quale cucinava. Lo rivendette quattro ore dopo a 65 milioni. Era il 1985 e da allora Wong Kwan non ha più smesso di ammucchiare soldi. L'anno scorso è stato dichiarato l'uomo più ricco di Hong Kong e a novembre ha dato una piccola dimostrazione di quanto vale: ha acquistato una villa di 840 metri quadrati e tre mila metri di giardino nel più bel quartiere della città, The Peak, dove ai tempi gloriosi del colonialismo britannico i cinesi non potevano neppure entrare perché, come scriveva lo snob coman
dante la guarnigione di Sua Maestà, Edward Donovan, i cinesi danno ampia dimostrazione visiva, auricolare e olfattiva dl quanto non siano adatti a convivere nei quartieri degli europei. Lha pagata 119 miliardi. Non ha ancora deciso se ci andrà ad abitare ma intanto ha stabilito il record della casa più cara del mondo. Tre settimane prima aveva comprato un'altra casuccia nella stessa zona, per 83 miliardi. In tutto, in meno di un mese, lex cuoco ha fatto ballare 200 miliardi per due ville.
E un esempio, e neppure il più clamoroso, di cosa sia oggi Hong Kong, fazzoletto di terra di mille chilometri quadrati che comprende: unisola (Hong Kong), una penisola stretta tra mare e montagna (Kowloon), un altro pezzetto di continente (I nuovi territori) e 240 isole microscopiche. Ci vivono 6 milioni e 300 mila persone che producono e gestiscono la più alta concentrazione per chilometro quadrato di danaro pulito e sporco, commerci, banche, mafie, puttane, case, da gioco illegali, cantieri, grattacieli che si sia mai vista. Quella marmellata di costruzioni e carne umana é lottava potenza commerciale mondiale, ha riserve valutarie per 40 miliardi di dollari (altri calcoli dicono che sono 63), ottanta delle cento banche più grandi del mondo hanno filiali sullisola, 70mila imprenditori stranieri (tra cui 23 mila americani) cercano affari, nella classifica dei dieci uomini più ricchi della Terra due sono di Hong Kong.
Hong Kong è colonia inglese dal 1842, ma alla mezzanotte del 1. Luglio sarà restituita alla Cina. Sua maestà Elisabetta se ne va senza troppa enfasi; dagli uffici pubblici sono già stati staccati e spediti in patria i suoi 1200 ritratti. I fedelissimi gurkas, che hanno fatto buona guardia per centocinquanta anni, sono partiti da un pezzo lasciando appena cinque uomini. La marina militare ha ammainato bandiera nella base di Tamar l11 aprile. La regina si vende anche largenteria, perché i ricchi cinesi hanno detto che vogliono tenere un ricordo della dominazione britannica, e allora i servizi da tè della residenza del governatore vengono battuti allasta per beneficenza: uno, di sei pezzi, ha spuntato quattro milioni e mezzo. Per il 29 giugno è atteso nella baia di Hong Kong (la più inquinata del pianeta) lo yacht reale Britannia con lerede al trono Carlo. Assisterà alle cerimonie solenni per le quali sono stati stanziati sessanta miliardi e programmata una maratona televisiva non stop di 72 ore, poi lultimo ra
ppresentante della Corona, Chris Patten, metterà la bandiera in una valigetta di cuoio marrone e tornerà in Gran Bretagna. Dove lo yacht sarà demolito.
Per lInghilterra sarà finito tutto. Per Hong Kong comincerà. Che cosa? E qui sta il punto. Da almeno un anno a questa parte non cè studioso di geopolitica, governo, cancelleria, banchiere o commerciante che non tenga gli occhi puntati su questo angoletto di mondo per cercare di divinare, studiando il frammento, cosa ha in serbo il misterioso e impenetrabile universo Cina. Se a Hong Kong succedono certe cose, vuol dire che a Pechino hanno imboccato una certa strada; oppure ne hanno imboccata unaltra e il primo segnale si coglierà nellex colonia. In teoria questi osservatori stanno sprecando il loro tempo perché per cinquantanni, accordi alla mano, a Hong Kong non deve succedere niente: la Gran Bretagna si è garantita che i sudditi abbiano una transizione tranquilla e siano governati dalle leggi in vigore oggi, vedano riconosciuti i loro diritti politici, civili, sociali, culturali, la libertà di spostamento, di commercio e iniziative economiche, mentre tribunali debbono essere indipendenti e la polizia autono
ma. La Cina chiamerà il territorio riconquistato Regione amministrativa a Statuto speciale e si occuperà solo della Difesa e della politica estera. Il tutto, fino al 2047, poi si vedrà.
Venti miliardi di dollari da Pechino.
Le norme sono contenute in un documento chiamato Legge base, una specie di Costituzione di Hong Kong, firmato a Pechino nel 1984 da Margaret Thatcher e Deng Xiaoping , il quale, nelloccasione, tranquillizzò la signora di ferro con questa frase: Dopo il 1997 i cavalli continueranno a correre e i danzatori a danzare. Che i cavalli corrano, alla Cina fa comodo: in sei milioni producono un terzo della ricchezza che sul continente riescono a mettere insieme un miliardo a 200 milioni di persone. La maggior parte di questo denaro se ne va in Cina: 74 miliardi di dollari sono gli investimenti di Hong Kong sul continente, mentre nella sola provincia del Guandong, 15 mila aziende impiantate con fondi di Hong Kong danno lavoro a 3 milioni di persone. Per converso, la Repubblica popolare ha investito a Hong Kong circa 20 miliardi di dollari. E proprio in queste ultime settimane prima che gli inglesi se ne vadano, Pechino ha cominciato a quotare alla Borsa di Hong Kong alcune sue grandi società scatenando un fenomeno per
molti versi incredibile: lofferta pubblica di azioni della Beijing Enterprises Holdings ha registrato sottoscrizioni superiori di 1276 volte rispetto alla quantità messa sul mercato. Sbriciolando il record della Gitic Enterprises, sempre di proprietà di Pechino, che aveva avuto un eccesso di richiesta di 892 volte. E questo dimostra che per quanto riguarda il portafoglio gli hongkonghini si sentono tranquilli.
Su altri fronti, forse la tranquillità degli ex sudditi di Sua Maestà non poggia su altrettanto solide basi: si chiamano, diritti politici e civili, libertà di associazione e di stampa. E qui il discorso si complica. Bisogna sapere che il governatore britannico, Christian Patten detto Chris, è un gran funzionario e un gran furbo. Conservatore, amico di Tatcher e di John Major, sbarcò a Hong Kong nel 92, sapendo di essere lultimo rappresentante della regina nella perla delle colonie. Capì subito che uno dei più grandi problemi di Hong Kong, comuni a tutto lOriente, è la corruzione. Diede impulso a una commissione di indagine con poteri vastissimi che rispondeva solo a lui, aveva il potere di pagare informatori e mettere microspie dappertutto, ammucchiare le prove e sbattere in galera i corrotti. Da questo punto di vista oggi Hong Kong è il posto più pulito del mondo. Poi si mise a battere i quartieri malfamati, a guardare come vivevano i poveracci nel regno delloro e si convinse che bisognava stendere una ret
e a tutela dei sudditi che presto sarebbero tornati nelle braccia della Grande Madre. Cosa dicono gli accordi? Che per cinquantanni bisognerà rispettare le norme in vigore nel luglio 97. E giù a produrre leggi sulla libertà di impresa, di associazione, di manifestazione, di libertà individuali.
Poi affrontò il problema degli oppositori al regime comunista rifugiatisi a Hong Kong dopo il massacro di Tienanmen (1989): erano 350 e dalla libera tribuna di Hong Kong ne dicevano e scrivevano di tutti i colori. Era chiaro che nessuno di loro dovrà farsi trovare sul territorio la notte del 30 giugno. Centocinque se li presero gli americani, altri i francesi e gli australiani. Adesso ce ne sono ancora 140, che Patten non sa dove mettere. Poi, nel 95, ebbe lidea geniale e, stiracchiando la Legge base, chiamò il popolo alle urne per eleggere un Parlamento di sessanta membri destinato a restare in carica fino al 99. I furbissimi cinesi di Pechino non capirono, non protestarono e fecero presentare una lista di fiancheggiatori sicuri di vincere. Persero. Da allora per il governo di Pechino il rappresentante di Sua Maestà è, a scelta, la puttana, il pagliaccio, il traditore, luomo da maledire per mille generazioni.
Dopo le invettive, da Pechino hanno cominciato a muoversi sul pesante. A dicembre scorso hanno radunato a Shenzhen, una città al confine con la colonia, unarmata di diecimila soldati destinati alla difesa di Hong Kong dopo il 1. Luglio. Dio solo sa dove troveranno alloggio, ma intanto il comandante, generale Liu Zhenwu, avrebbe voluto mandare unavanguardia. Patten li ha respinti alla frontiera. E allora, sempre da Shenzhen, i cinesi di Pechino hanno proclamato che il Parlamento di Hong Kong non conta niente, non lo riconoscono e si può considerare sciolto dalla notte del 30 giugno. A quel punto si è scatenata la migliore burocrazia comunista: costituito un Comitato preliminare di 94 membri che ha partorito un Comitato preparatorio di 150, dal quale è uscito un Comitato legislativo, in pratica il nuovo Parlamento di Hong Kong. Questo ha nominato il nuovo governatore. Eccolo luomo che guiderà i primi passi del bimbo tornato in grembo alla madre: Tung Chee Hwa, meno che sessantenne, armatore miliardario format
osi in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Forse mister Tung avrà un luminoso futuro ma ha un incerto passato. Comunque è uno che si sa barcamenare bene. Se ha i miliardi non è merito suo. E neppure del padre che gli lasciò una flotta poderosa. E merito di Pechino. Nel 1980 mister Tung stava per fallire con debiti per 2 miliardi e 68 milioni di dollari accumulati con duecento banche. Fece il giro di tutto lOriente (compresa Taiwan) e di tutti gli Usa alla ricerca di soldi che non trovò. Fino a quando bussò alle porte della Città proibita e da lì mossero un loro amico che diede a Tung 120 milioni di dollari e la salvezza. Da allora Tung ha coniugato la cura degli affari con la fedeltà allideologia comunista. Appena nominato ha cominciato a pagare pegno e ha detto che la prima cosa da fare dopo il 1. Luglio sarà riformare il sistema scolastico per insegnare ai giovani i principi del comunismo e il mandarino. Poi bisognerà costruire case popolari a basso prezzo per ospitarci i cinesi della terraferma che vorranno trasferirsi nella nuova Regione (oggi un
appartamento di medie dimensioni costa, ad affittarlo quindici milioni al mese). Indovinate chi selezionerà i fortunati?
I diritti di associazione saranno rispettati e se qualcuno vuole protestare potrà farlo liberamente, basta che non intralci il traffico. Come dire: protesta a casa tua, se ce lhai. Perché a Hong Kong non esistono spazi e non è possibile mettersi da nessuna parte se non in mezzo alla strada. E la libertà di stampa? Sarà garantita, a condizione che non si parli dei diritti civili nella Cina continentale, non si critichi la pena di morte, non si nomini Taiwan e il Tibet, non si alzino gli occhi sulle forze armate e men che mai sulla dirigenza del Partito. La presa del potere da parte della Cina intanto marcia a passi veloci. Presidente del Parlamento eletto a Shenzhen è stata nominata una signora simpatica e rotondetta di 51 anni, Rita Fan, che è unaltra bella voltagabbana: negli ultimi dieci anni si è distinta per un filobritannismo fuori tempo. Ma allultimo momento ha riscoperto i valori profondi del comunismo cinese. E cè unaltra signora, di 56 anni, pronta a mettersi agli ordini di Pechino: Anson Chan, una
delle persone più popolari di Hong Kong. Guida i 101 mila efficientissimi funzionari pubblici, ha fatto marciare la macchina burocratica con una perfezione come neppure in Inghilterra e si è presa cascate di elogi da Patten in persona. Ma un mese fa ha dichiarato che le piacerebbe continuare a servire lamministrazione anche nella nuova situazione.
Tutto questo dimostra che la notte del 30 giugno ci sarà semplicemente una gran bella cerimonia, ma nella sostanza Hong Kong è già quasi tutta cinese. Che lo sarà diventata completamente lo si capirà il giorno in cui nellippodromo più incredibile del mondo (è piazzato al centro della città e circondato da grattacieli) cominceranno le esecuzioni pubbliche: una fucilata al cuore sparata da dietro e fattura alla famiglia del morto con addebito del costo della pallottola. Hong Kong, addio.