Strasburgo, li 11 giugno 1997
Dupuis (ARE). - Signor Presidente, non siamo molti ma abbiamo il piacere di avere il Commissario tra noi, ciò che credo essere molto importante. Non lo dico per la signora Moreau, ma penso che quando parliamo di diritti umani, parliamo di democrazia, e il nostro obbiettivo è anche di fare in modo che non si imponga nel mondo un modello di sviluppo senza democrazia e una grande Singapore. Il nostro lavoro, in quanto Parlamento, è quindi quello di definire una politica che permetta di raggiungere al più presto l'instaurazione della democrazia in Cina. Questo rapporto rappresenta, credo, un primo passo importante in questa direzione. Questo ci permetterà altresì di tormentare il Commissario Brittan, ma ciò non risolve che una piccola parte del problema. Penso che tutti ricordiamo bene i gravi avvenimenti che sono intervenuti sia nella definizione di una politica europea comune per quanto concerne la politica estera, sia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani in Cina. Abbiamo tutti presente Ginevra e
il disastro che vi ha conosciuto la politica dell'Unione. C'è stato in seguito il viaggio in Cina del Presidente della Repubblica francese, Chirac, che ci ha promesso dei cambiamenti che stiamo ancora aspettando e, la settimana scorsa, il viaggio del Presidente del Consiglio italiano, Prodi, che ci ha ripetuto a più riprese che sarebbe stato molto fermo e che avrebbe chiesto alla Cina precisi impegni sul rispetto dei diritti umani. Non abbiamo potuto registrare alcun risultato concreto di questo viaggio. Voglio quindi dire che quanto stiamo facendo qui è molto importante ma penso che dovremmo essere molto duri nei confronti del Consiglio nei prossimi mesi, Consiglio che ha annunciato poco fa di stare a ridefinire la sua politica verso la Cina. se questa politica sarà ridefinita sulla base del Rapporto McMillan-Scott, penso che si trattasse di un primo passo nella buona direzione. Al contrario, se la definizione di questa politica è la conferma della politica scelta da Chirac e da Prodi, credo che andremo dri
tti al disastro.