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Partito Radicale Roma - 19 giugno 1997
MA LA PROPOSTA DI PANNELLA ERA BEN ALTRA COSA. UNA LETTERA

La Stampa, pagine romane Qui Roma.

Una lettera aperta a Francesco Rutelli. Nel dibattito sul futuro ruolo di Roma nell'ambito di uno stato federale interviene Paolo Pietrosanti, protagonista di diverse iniziative per la riforma della città. Cieco, è Consigliere Generale del Partito Radicale e Rappresentante presso l'ONU dell'Unione Internazionale dei Rom.

"Caro Sindaco,

la proposta di fare di Roma un Distretto federale sa di posticcio, e corre contro la migliore delle prospettive europee. Quando, in condizioni molto diverse, Marco Pannella apri' un dibattito alto su un tema assimilabile, ben altri erano i contenuti e le proposte che lo originarono; oggi manca perfino la possibilita' di fare tesoro dell'appuntamento del Giubileo per riconcepire non solo il ruolo, ma la struttura istituzionale e amministrativa della citta'.

Roma non puo' essere costretta nell'angustia di un ruolo in controtendenza rispetto alle dinamiche europee. Una Roma trasformata in Distretto acquisterebbe un ruolo politico inadeguato in un ambito federale. Il Distretto federale deve essere quello della nuova Europa, tra Bruxelles e Lussemburgo."

Paolo Pietrosanti

N.B.: Questo testo pubblicato ieri è stato oltremodo rimaneggiato e tagliato senza consenso. Troppo, tanto da stravolgerne il senso complessivo. Per questo è utile riportare qui il testo originale, che era un intervento in forma di lettera aperta:

Lettera aperta al Sindaco Rutelli.

IL DISTRETTO FEDERALE? SI', NEL BENELUX

di Paolo Pietrosanti

Caro Sindaco,

la proposta di fare di Roma un Distretto federale sa di posticcio, e corre contro la migliore e unica necessaria delle prospettive europee; quindi contro la citta', e pure contro il suo Sindaco.

Quando, otto o dieci anni fa, in condizioni molto diverse, Pannella apri' un dibattito alto su un tema assimilabile, ben altri erano i contenuti e le proposte che lo originarono; oggi manca financo la possibilita' di fare tesoro dell'appuntamento del Giubileo per riconcepire non solo il ruolo, ma la struttura istituzionale amministrativa della citta' e dell'area circostante. Quella possibilita' e' spirata; peggio, e' stata colpevolmente dispersa gia' ben prima che tu fossi eletto Sindaco. Ora, come allora, i termini della questione credo siano e debbano essere diversi da quelli che occupano il dibattito.

Questa citta' non puo' essere relegata e costretta nell'angustia di un ruolo in controtendenza rispetto alle dinamiche europee e globali o a quelle che dovrebbero essere.

Non confondiamo il ruolo che puo' conquistare e avocare la citta' e la sua area metropolitana (questa si' da concepire a partire dalle sue forme istituzionali e amministrative), con il ruolo politico inadeguato che una Roma trasformata in Distretto federale acquisterebbe in un ambito federale interno alla penisola.

Roma deve porsi l'obiettivo e l'ambizione di divenire uno dei grandi poli di intelligenze elaborazione propulsione sul pianeta; e insieme testimoniare la consapevolezza propria che e' quella di chi ci abita o transita che il Distretto federale ha da essere quello della nuova Europa, tra Bruxelles e Lussemburgo.

La capitale federale e' li' che deve stare. Capitale politica, di una Europa politica che deve riuscire a divenire tale e a scrollarsi di dosso la prospettiva angusta di essere mero mercato, per giunta soggetto a protezionismi antimercato e a formidabili spinte conservatrici.

Concepire Roma come grande area metropolitana, e' una cosa; un distretto federale come oggi si disegna, e' tutt'altro.

Non puo' prescindere la nostra citta' da quel che sta avvenendo nel mondo, e tanto meno puo' quindi subire anziche' divenirne protagonista l'oggi della globalizzazione, confermando la inadeguatezza che e' gia' oggi pericolosa della politica e dell'amministrazione rispetto alle altre attivita' umane, all'economia e al commercio, alle comunicazioni e al moto delle persone e dei capitali.

Le ambizioni legittime quanto vitali per tutti di Roma non possono non passare attraverso il concepimento e la pratica politica della prospettiva istituzionale europea, federale, delle autonomie; e insieme attraverso la qualificazione della citta', dell'area anche amplissima che vi gravita intorno, quale luogo e entita' istituzionale che sappia perche' lo puo' porsi come uno dei poli nel mondo del grande processo di globalizzazione, oggi pericolosamente estraneo alla polis, alla civitas, al controllo e alla partecipazione degli individui che altrimenti non potranno che subirlo.

 
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