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Partito Radicale Roma - 24 luglio 1997
RADIO RADICALE MONGOLIA INTERNA
Colloquio con Tsenglet Gonghigsuren.

P. Pietrosanti: Qui Radio Radicale. Siamo molto felici e abbiamo l'onore di avere in linea il Signor Gonghigsuren. E' un importante dissidente proveniente dalla Mongolia interna, cioe' della regione della Mongolia che politicamente fa parte della Repubblica popolare cinese. E' un dissidente che vive e opera negli Stati Uniti ed e' collegato con noi da New York. Prima di tutto, che cos'e' e dove si trova la Mongolia interna? E' bene dare quest'informazione agli spettatori, perche' sono convinto che molti di loro non sono a conoscenza dell'esistenza di un paese denominato Mongolia interna. Che cos'e' dunque la Mongolia interna?

Gonghigsuren: La Mongolia interna si trova in Asia centrale, la sua storia culturale e civilizzazione di origine nomade sono molto ricche e risalgono a un'epoca molto antica. Tutti conoscono la Grande Muraglia cinese, che fu di fatto costruita per proteggere il popolo cinese dai Mongoli, di cui noi facciamo parte. Probabilmente gli ascoltatori conoscono Gengis Khan, conquistatore di alcune parti del mondo: noi siamo i diretti discendenti di quell'imperatore. Circa 200/300 anni fa la Mongolia e' stata suddivisa in due regioni: la prima e' indipendente, mentre la seconda e' controllata dalla Cina. Quindi la Mongolia interna e' attualmente sotto il controllo cinese. La nostra situazione e' molto simile al Tibet e al Turchestan orientale.

P. Pietrosanti: Dunque la vostra situazione presenta delle forti similitudini con quella degli Uiguri del Turchestan orientale.

Gonghigsuren: Si', questo e' vero per certi aspetti, perche' il governo cinese attua delle strategie diverse nelle varie regioni, ma in generale il tipo di discriminazione esercitato sui popoli di minoranza e' sostanzialmente lo stesso. I Mongoli sono stati vittime di un genocidio terribile che risale a 30 anni fa e che duro' per 5 anni, che ha provocato la morte del 5% della nostra popolazione. Purtroppo nessuno ne parla. Quando si parla di genocidio, lo si fa in riferimento ad altri paesi.

P. Pietrosanti: Qual e' il motivo per cui nessuno ha parlato di questo genocidio?

Gonghigsuren: La causa e' la posizione geografica della Mongolia interna, che si trova nella parte settentrionale della Cina, ossia piuttosto isolata rispetto al resto del mondo. I media e i giornalisti occidentali non si sono mai recati sul posto, non credo che nessuno abbia mai avuto il coraggio di raggiungere quelle zone e di parlare alla gente, perfino le organizzazioni per la difesa dei diritti umani non se ne sono mai occupati con attenzione. Credo che sia giunto il momento di raccontare la nostra storia. Se pensate che sono il primo esiliato politico negli Stati Uniti e mi trovo qui soltanto da due anni, potrete capire come anche il mio popolo non abbia avuto finora alcuna opportunita' di parlare al mondo. Stiamo cercando di fare qualche passo in avanti e raccontare al mondo il genocidio compiuto contro di noi in modo orribile e indescrivibile: la maggior parte dei miei compatrioti e' stata torturata a morte o chiusa in campi di concentramento. Il punto centrale della questione e' che i peggiori crimi

ni contro l'umanita' sono stati commessi dal governo cinese in seguito alla Seconda guerra mondiale, quindi in seguito allo sterminio degli ebrei. La comunita' internazionale organizzo' una convenzione per portare all'attenzione di tutti il dramma del genocidio, ma nessuno si occupo' di noi a quel tempo, e tuttora non e' in atto alcuna indagine, nessuno si sta occupando di noi. E questo e' davvero frustrante. Il nostro popolo vive ancora oggi in una situazione di grande pericolo, e questo e' il motivo per cui ho dovuto abbandonare il mio paese quando avevo soltanto 21 anni per vivere altrove. Questa e' la situazione.

P. Pietrosanti: La situazione che ci sta illustrando accresce la necessita' di intervento da parte degli organismi internazionali: il rafforzamento delle istituzioni per cui stiamo lottando con molto impegno, oltre alla creazione di un'autorita' giuridica in grado di intervenire e prevenire i crimini che vengono perpetrati nel vostro paese e in altre parti del mondo.

Gonghigsuren: Sono d'accordo con lei. Sfortunatamente il genocidio del mio popolo non e' stato raccontato al mondo: i media e i giornalisti occidentali non sono stati informati sulla "politica del sangue" perpetrata nei paesi asiatici. Percio' credo necessario che la comunita' internazionale dedichi una maggiore attenzione ai popoli che di attenzione hanno un estremo bisogno, perche' venga dato il giusto risalto ai fatti e si possa indagare su di essi. Credo infatti che la Corte internazionale di giustizia dovrebbe indagare su questo caso da un punto di vista giuridico e storico in modo approfondito e senza condizionamenti. Devo dire che fino ai fatti di Bosnia il nostro e' stato il secondo piu' grave genocidio mai accaduto, ma questo non e' mai stato detto al mondo. So che il popolo tibetano ha vissuto eventi terribili, ma la Mongolia interna al confronto ha davvero vissuto un genocidio totale. Si deve indagare e giudicare questi fatti e, se possibile, avviare un processo, perche' gli ufficiali cinesi respo

nsabili del genocidio sono ancora vivi e occupano posizioni di rilievo. Da un punto di vista umano cio' E' intollerabile, credo che dobbiamo ottenere l'attenzione della comunita' internazionale. La ragione per cui la chiedo E' molto semplice: non E' possibile agire per il futuro se non si ha la possibilita' di parlare del passato e di giudicarlo. Il governo cinese ha assunto un carattere nazionalistico e a volte raggiunge connotati nazisti per il proprio fanatismo. Il genocidio e' un fatto di trenta anni fa, ma potrebbe verificarsi di nuovo e colpire ancora il mio popolo o altre minoranze che popolano la Cina. Mi sembra una questione molto attuale, soprattutto se si pensa che la Cina rientrera' in possesso del territorio di Hong Kong: l'opinione pubblica E' molto interessata a conoscere il destino di Hong Kong, ma non sarei sorpreso di sapere che da qui a cinque anni anche questo diventera' un territorio di oppressione, dato che il governo cinese non ha alcuna considerazione per la vita umana.

P. Pietrosanti: Torneremo sulla questione di Hong Kong e sulla sua attualita'. Vorrei chiederle di darci qualche cifra della tragedia della Mongolia interna.

Gonghigsuren: Negli anni '60 la Mongolia interna contava 1,5/1,6 milioni di persone, di cui 150.000, ovvero il 10%, sono state trucidate durante il genocidio, ma le cifre potrebbero addirittura essere superiori perche' non siamo stati in grado di ottenere dei dati statistici dal governo cinese: questi dati sono coperti dal segreto e chiunque cerchi di ottenere questo tipo di informazione, e' considerato una spia. Questa e' l'accusa che ha portato molte persone a condanne severe, alla prigione, molti dei miei amici sono ancora in prigione. Ottocentomila persone sono state imprigionate e torturate servendosi di metodi talmente inumani e orribili da risultare troppo sconvolgenti per gli ascoltatori. I miei genitori e i genitori dei miei amici hanno subito questo tipo di persecuzione. La ragione? Perche' non erano cinesi e quindi non volevano accettare del tutto la dominazione del nuovo governo e al tempo stesso intendevano difendere la propria identita' culturale e nazionale. E' molto triste sapere che un numer

o cosi' elevato di persone sia stato torturato e ucciso per quasi dieci anni e che i governi ne fossero a conoscenza, ma abbiano ignorato questo fatto e non lo abbiano reso noto al pubblico. Oggi 3 milioni di persone lasciano la Mongolia interna come me, mentre molti emigrati cinesi arrivarono nel mio paese in quei 30 anni, si impadronirono del governo con la forza, dando luogo a una situazione molto pericolosa.

P. Pietrosanti: Quindi anche nella Mongolia interna e' in atto la strategia cinese del "genocidio per diluizione", che porta in effetti ad una progressiva distruzione, ossia ad una vera e propria diluizione della popolazione locale, nel vostro caso della popolazione mongola.

Gonghigsuren: Il genocidio violento si e' verificato 30 anni fa, ma quello che definisco genocidio culturale si sta verificando attualmente, perche' la Cina intende distruggere completamente il nostro popolo, la nostra cultura, la nostra lingua, la nostra identita' come gruppo etnico, le nostre speranze. Credo quindi che il genocidio continui a perpetrarsi ma in forma diversa, soprattutto se si pensa che il genocidio culturale sta diventando una questione sempre piu' grave.

P. Pietrosanti: Qual e' la ragione piu' profonda per cui Pechino vuole la distruzione delle minoranze nazionali all'interno della Repubblica popolare cinese?

Gonghigsuren: Questa e' un'ottima domanda, e credo che le ragioni siano molteplici. Una e' rappresentata dalla tendenza cinese allo sciovinismo: i Mongoli e le altre minoranze vengono considerate inferiori al popolo cinese, di fatto questo tipo di discriminazione etnica esiste da lungo tempo. La seconda ragione e' di tipo economico: la Mongolia interna e' una regione molto ricca e il governo cinese vuole quelle terre sia per realizzare il proprio sviluppo economico che per fornire al proprio popolo un luogo in cui vivere. Pur di ottenere quel territorio e le sue risorse naturali, il governo cinese e' disposto a spazzare via i popoli e le culture che appartengono a quella zona da tempi antichi. Questa e' una ragione fondamentale. Questo regime e' violento e brutale, e a volte non sembra considerare neanche la propria gente: le basti pensare alla situazione in Piazza Tiennammen che risale al 1989, dove le truppe uccisero giovani studenti. Si comportano anche con noi come un'orda di barbari, per ottenere il con

trollo non esitano a distruggere in ogni modo. Non so se le ho dato una risposta chiara, ma questo e' il mio punto di vista.

P. Pietrosanti: Torniamo a Hong Kong. Oggi e' stato restituito alla Cina. Ora che Hong Kong e' sotto la luce dei riflettori per motivi economici e politici, crede che possa costituire il punto di partenza per la riforma cinese, o pensa piuttosto che da qui a pochi anni verra' soggiogato al potere cinese?

Gonghigsuren: H.K. fino a due anni fa era ancora una colonia britannica, ma era ed e' tuttora un mercato libero nel panorama mondiale, dunque credo che per motivi economici dovra' avere un certo impatto nel processo di modernizzazione cinese, ma non credo che possa fare nulla da un punto di vista politico per contribuire al processo di riforma cinese. Nei prossimi anni il popolo di H.K. dovra' lottare per la propria situazione per impedire un tragico sviluppo. Dunque non credo che ci si possa aspettare dei cambiamenti dal passaggio di H.K. alla Cina, perche' penso che l'impatto culturale della gente di questo territorio sulla Cina sia davvero insignificante, se la paragoniamo a due miliardi di persone. In base agli accordi, H.K. avra' una notevole autonomia, anche se non si conosce il margine di successo di questo piano. E' una situazione drammatica e credo che la comunita' internazionale non possa fare niente, se si pensa anche che molto politici cinesi considerano l'evento di H.K. l'inizio di un altro impe

ro. Credo che il nazionalismo cinese sara' rafforzato dagli ultimi eventi.

P. Pietrosanti: All'interno della leadership comunista cinese c'e' disaccordo, alcune ali hanno un'idea diversa della politica da adottare, forse si sta muovendo qualcosa all'interno della nomenclatura cinese. Qual e' la sua opinione a riguardo?

Gonghigsuren: La storia cinese rappresenta la lotta per il potere, non certo quello democratico, regolato da leggi o libere elezioni. E' ovvio come la Cina abbia fatto della lotta per la conquista del potere il proprio fine ultimo, e la situazione non cambiera' di certo. La nostra lotta non cambiera' l'intera societa' perche' la gente non ha alcun diritto o liberta'. Negli ultimi 50 anni hanno fatto il proprio gioco senza considerare la vita degli altri. Quando Deng Tsiao Ping era a capo del paese, si pensava ad una svolta democratica, ma finora non ne abbiamo avuto alcun segno. La politica riguarda dei ristretti gruppi di interesse, tutte le azioni vengono intraprese per interessi personali e non a vantaggio della gente. Non mi aspetto grandi cambiamenti, ma se qualcosa si muovera' sara' per ragioni economiche e non certo culturali.

P. Pietrosanti: Cioe' potere e denaro.

Gonghigsuren: Esatto. Denaro, interessi economici.

P. Pietrosanti: D'altra parte molti analisti e altre figure internazionali pensano che valga la pena investire nella dinamica di cambiamento della scena politica ad opera della spinta economica. C'e' chi pensa che il libero mercato potrebbe mutare progressivamente la situazione politica cinese. Qual e' la sua opinione in proposito, crede che l'economia possa in qualche modo favorire la democrazia?

Gonghigsuren: Anni fa si e' molto parlato di questo, specialmente quando il Presidente Bush ad altri avevano affrontato la questione in questi termini. L'economia cinese e' cresciuta in modo molto rapido, ma finora non ci sono stati segnali da un punto di vista politico che potessero rivelarsi favorevoli per la situazione sociale e per la liberta' individuale. Se la gente pensa che il denaro possa portare ad una maggiore liberta', mi trovo in completo disaccordo; credo che il denaro assorba attenzione ed energie, tanto che nessuno si interessa piu' della democrazia o della liberta'. La situazione di H.K. E' differente perche' la gente temeva per i propri investimenti, ma una volta capito che non si correva alcun rischio, l'interesse per la liberta' del popolo di H.K. E' scemato. Quindi non vedo alcun legame fra la questione finanziaria e la democrazia di una societa'. Gli Stati Uniti ebbero un sistema e regole democratici all'inizio della loro storia quando il denaro mancava.

P. Pietrosanti: Quanti di voi si trovano in esilio?

Gonghigsuren: Venti persone finora, forse un centinaio in tutto il mondo, di un'eta' compresa fra i venti e i quaranta anni.

P. Pietrosanti: Dove vivono?

Gonghigsuren: Alcuni negli Stati Uniti, altri in Europa, in Germania, Polonia, molti in Russia e nei paesi orientali, alcuni in Mongolia.

P. Pietrosanti: Qual e' il rapporto fra la sua popolazione, il suo paese e la Mongolia?

Gonghigsuren: La Mongolia e la Mongolia interna sono state divise con la forza da un trattato delle superpotenze russa e cinese. I legami fra i nostri due popoli sono molto stretti, la situazione ci tocca da vicino, perche' crediamo che la Mongolia fosse un tempo la terra a cui appartenevamo e che ci e' stata tolta. Il governo mongolo ha avviato il processo di democratizzazione qualche anno fa dopo il crollo dell'Unione sovietica. Questo paese sta diventando sempre piu' indipendente. Ma le sue dimensioni ridotte e la scarsa popolazione di 2,3 milioni di persone non consentono un intervento a favore dei fratelli e delle sorelle della Mongolia interna. La loro stessa terra e' in pericolo da quando la Cina ha dichiarato la Mongolia territorio appartenente alla Cina, quindi la situazione e' molto pericolosa e prevedo che fra dieci o vent'anni il confine settentrionale della Cina sara' molto instabile e la politica sciovinista cinese provochera' dei cambiamenti in Mongolia. Quindi anche la situazione mongola deve

essere tenuta sotto osservazione dal mondo intero, perche' estremamente pericolosa e vulnerabile.

P. Pietrosanti: L'ultima domanda riguarda la sua opinione sul ruolo che le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e la Commissione europea possono svolgere nella questione dei diritti dei Mongoli e del suo paese.

Gonghigsuren: E' un ruolo molto importante e necessario. Sfortunatamente negli ultimi 50 anni specialmente le Nazioni Unite e altre istituzioni di rilievo non hanno fatto un gran che per noi. Credo che meritiamo l'attenzione di quelle istituzioni. Qualsiasi tipo di sostegno e di segno di interesse e' di grande aiuto per noi, oltre ad essere un gesto nobile: anche un minimo impegno da parte delle Nazioni Unite e del Parlamento europeo rafforza le voci che parlano di noi.

P. Pietrosanti: Vorrei dire agli ascoltatori che grazie a lei e a cio' che ci ha raccontato, tutti noi abbiamo molto lavoro da fare, molte cose da fare per la sua gente e per la causa della creazione di una legge efficace a livello internazionale.

Gonghigsuren: Si', la ringrazio di avermi intervistato. Vorrei ringraziare il Partito Radicale e Radio Radicale per avermi dato questa opportunita'. Forse un giorno potro' venire in Europa per parlarvi dei problemi della mio popolo. Credo che sia il momento di salutarla.

P. Pietrosanti: La ringrazio molto, non solo rimarremo in contatto, ma lavoreremo alla stessa causa.

Gonghigsuren: Si', faro' il massimo per servire il mio popolo e spero che la comunita' internazionale fara' lo stesso.

P. Pietrosanti: La ringrazio molto.

 
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