(il testo e' quantomai lungo per una conferenza telematica: me ne scuso)Prendendo atto del non interesse, dei radicali frequentatori di questa conferenza, a dibattere. E prendendo atto che il segretario del mio partito, chiamato in causa non solo da me, non reagisce dicendo la sua.
Quindi, navigo solitario, cantando una messa funebre.
Guardando dall'esterrno, perche' altro non e' consentito, percepisco questo.
Il partito radicale e' morto, lunga vita al partito radicale.
Nel 1989 abbiamo deciso di costruire e affermare la nuova internazionale ad adesione individuale, contrapponendola a cio' che il "mercato politico" ci offriva all'epoca -e tutt'oggi- con le internazionali liberali. democratiche cristiane e socialiste (sommatorie di organizzazioni nazionali) e con le varie organizzazioni (ONG o meno che fossero) che agivano a mo' di agenzia di servizi per la politica. Un valore -l'adesione individuale- che era rafforzato dal chiamarci "partito", con la storia che avevamo alle spalle, e con la pretesa di creare un partito in movimento dovunque fosse possibile, che' raccogliesse la voglia di essere e di cambiare trasformandola in iniziativa politica dirompente.
I podromi li avevamo avuti con le marce internazionali antimilitariste e le innumerevoli iniziative per l'aumento percentuale del bilancio da dedicare alla lotta allo sterminio per fame, nonche' quando ci siamo inventati, grazie essenzialmente a Olivier, l'affermazione di coscienza.
I primi passi, essenzialmente nell'est europeo prima della caduta del muro di Berlino, diedero dei risultati inimagginabili. Ed era il partito radicale ad adesione e partecipazione individuale quello che diede il suo importante contributo alla caduta del muro, con particolari risultati nella Cecoslovacchia, tant'e' che un anno dopo la caduta del comunismo, il presidente di quella repubblica, Vaclav Havel, volle riceverci ufficialmente nel suo palazzo presidenziale per ringraziarci e conoscerci.
Solo alcuni esempi, quelli che ho piu' vivi nella memoria, incluso il congresso di Budapest, fatto di persone che discutono, si confrontano, votano e diventano maggioranze e minoranze, e da cui nasce un'energia e un indirizzo che si disperdono nelle varie parti del mondo in cui uno vive, sviluppandosi e moltiplicandosi come parte di un tutto che in questo modo si rafforza. Ed e' quello che avvenne dopo Budapest. E un gruppo dirigente fervente e in sintonia, sempre producente iniziative e coordinamento.
Fino al congresso di Roma, l'ultimo. Dove il partito e' stato trasformato (coscienti o non coscienti i votanti, poco importa). L'imposizione pannelliana del tesoriere Danilo Quinto, lacerando l'affiatamento del gruppo di lavoro, creando di fatto due gruppi distinti. Chi c'era, a quel congresso, non puo' dimenticare il discorso di merda che Pannella fece per convincere Marino Busdachin a ritirare la sua candidatura contrapposta a quella di Quinto. E, sia chiaro, io parlo di cose che avvengono sotto gli occhi di tutti, non di quello che abitualmente il Pannella dice e pianifica nelle sue interminabili riunioni a margine dei congressi, tutte rigidamente notturne, in cui elabora cio' che poi propone ai congressisti. Di queste riunioni non me ne frega niente: e' il modo di pensare di Pannella, ed io non faccio parte del suo cervello.
Da questo momento in poi il partito e' stato due cose distinte: quello delle adesioni individuali e quello dei necessari professionisti che non si perdessero dietro ad una fotocopiatrice che non funzionava.
La prevalenza di quello professionista su quello delle adesioni e' stata una necessita' per rispondere, con cognizione di capacita', ai successi che avevamo raccolto con l'istituzione del tribunale per i crimini di guerra della ex-Jugoslavia e con la nomima della Bonino dove sappiamo.
La prevalenza, col tempo, e' stata la trasformazione, con alcune dominanti caratteristiche del metodo pannelliano di cavalcare i successi: intuire, mettere in piedi, vincere o avvicinarsi alla vittoria con riconoscimenti da ogni parte sulla indispensabilita' del nostro ruolo, e poi, poiche' senza corpo e solo con una testa, abbandonare il successo a chi poi, ne fa un altro uso. Perche'? Se la testa e' una e il corpo che potrebbe crearne altre non esiste, questa testa puo' agire solo in condizioni di emergenza continua, rincorrendo la priorita' della priorita', che deve ricambiare perche' c'e' un'altra priorita', italiana o transnazionale che sia. E il corpo segue la testa, aspettandola, per la presidenza delle circoscrizione di Ostia come per i progetti esperantisti europei, per le elezioni suppletive di Padova come per la manifestazione di Ginevra per il Tibet (esempi tutti rigidamente non a caso).
Per spiegare meglio il filo conduttore che sto seguendo, faccio l'esempio del Tibet, breve perche' per un approfondimento specifico rimando ad un articolo che presuppongo mi verra' pubblicato su Tibetfax. Abbiamo fatto uscire le rivendicazioni del piccolo Paese delle nevi dagli alvei puramente religiosi e lagnosi dei profughi, facendo anche prendere paura ai dirigenti della Cina (e' tutto dire), toccando il massimo con la manifestazione di Bruxelles del 10 marzo 1996 (anche se gia' li' i primi colpi di un motore che non funzionava, si percepivano: gli italiani presenti alla manifestazione erano numericamente inesistenti, perche' tutti impegnati a raccogliere firme per presentarsi alle elezioni del Belpaese). E poi? Deserto, fino a quella schifezza che e' stata la manifestazione di Ginevra (schifezza prima, durante e dopo). Perche'? E la solita storiella della testa senza corpo, con altre priorita' e, ovviamente, urgenze. Corpo disdegnato, ridicolizzando e snobbando chi -come me e il gruppo di compagni "tosca
ni"- cercava di far capire che il corpo e' fondamentale quanto la testa, e lo diceva cercando di dimostrarlo nei fatti, con le estreme difficolta' di un gruppo dirigente transnazionale a cui non fregava nulla di quanto tu facevi, se non addirittura convinto che tu lo facessi per farti bello verso il capo e, quindi, per voglia di affermazione personale e potere: da cui la diffusa "antipatia" dei toscani nel partito.
E dopo Ginevra, zero assoluto. Il corpo non interessa. Interessano quelli che vengono chiamati "iscritti al partito", perche' portatori di denaro e di prestigio, per fattori individuali legati al singolo iscritto e per fattori numerici.
E cos'e' successo? Che la battaglia Tibet, l'abbiamo rimessa nelle mani di un signore che, giustamente per lui (che si interessa di spiritualita' e marginalmente di politica) ma non per noi, pensa di tornare nel suo Paese dicendo di essere buddista-marxista. E, fintanto che lo dice con noi accanto che magari stiamo facendo dieci manifestazioni contemporanee in altrettante città' della Cina, con una mobilitazione in tutte le città' dei Paesi liberi in cui siamo stati in grado di mettere in piedi un gruppo d'azione che raccoglie adesioni e iscrizioni (un po' oltre i fili diretti di Dupuis e Pietrosanti sulle onde di Radio Radicale, e anche oltre le telefonate organizzate dalla Tesoreria) .... fintanto che .... ci puo' anche andare bene, perche' allarga il fronte. Ma noi non gli siamo accanto, perche' l'urgenza e la priorita' ora e' un'altra, e quando non c'e' il corpo, non si puo' essere in contemporanea a Trento e La Valletta-Malta (anche qui gli esempi sono rigidamente non casuali).
E cosa succede del Tibet? Che Colajanni si pappa tutto quello che abbiamo messo noi in piedi, perche' lui ha il corpo, che pero' e' guidato dalla sua testa e quindi si muove seguendo i suoi imput. Non escludo che il Dalai Lama partecipera' al prossimo congresso del Pds prima, e di Rifondazione dopo.
Questa storiella la conosco gia'. L'ho vista in opera per le seguenti conquiste del partito radicale: divorzio, obiezione di coscienza, maggiore eta' ai diciottenni, aborto, pensioni minime, diritto di famiglia, sterminio per fame, nucleare ... e mi fermo, perche' il concetto credo sia chiaro.
Sulle conquiste occorre che chi consente di ottenerle, ci costruisca sopra, a maggior ragione quando si tratta di vittorie che sconvolgono lo standard beghino in cui i dittatori tengono il popolo che considerano bue, perche' il consolidamento di queste vittorie, essenzialmente in termini di penetrazione nei substrati della cultura degli individui, puo essere garantito con il marchio doc solo se messo in opera da chi le ha fatte essere tali. Invece, proprio perche' senza corpo, la testa abbandona il consolidamento di queste vittorie alla libera capacita' di ognuno, come se questi "ognuno" avessero tutti la sua capacita' speculativa e il pelo sulla pancia alto come il suo; e in pratica viene affidato il consolidamento di queste vittorie ai loro avversari, che, giustamente, le digeriscono e le fanno rimbalzare in modo completametne opposto a cio' per cui erano state ottenute.
E percepisco che il partito radicale senza corpo stia gia' in questa direzione ("percepisco" e' solo per non perdere la speranza ....).
Ed io non sono d'accordo, non solo per i motivi che ho espresso prima, ma anche perche' altri esempi a livello mondiale mi inducono a non intravedere risultati positivi. Ripeto: risultati.
L'agenzia di servizi per la politica, che si continua a chiamare partito radicale, ha intrapreso il percorso gia' perdente di Greenpeace e di Amnesty International, con le dovute e gigantesche differenze. Da quando Greenpeace esiste e agisce, oltre alla sua notorieta' e alla piu' diffusa coscienza dell'importanza dell'equilibrio dell'ecosistema (che si manifesta attraverso tante persone che si sentono ecologiste perche' hanno la tessera di sostenitore di questo movimento, mentre continuano ad andare in automobili inquinantissime e ad usare il vecchio frigo col Cfc ... due esempi banali, ma che rendono il concetto), non mi pare che il mondo sia meno inquinato (la conferma delle buffonate del congresso di Rio de Janeiro e le condizioni dello strato di ozono sulla stratosfera, sono solo due cartine al tornasole). Ancora. Da quando Amnesty International esiste ed agisce non mi pare che la violazione dei diritti della persona sia percentualmente inferiore a prima; siamo piu' informati, in tanti adottano questo o
quel detenuto, dando notorieta' a questo o a quel gruppo di Amnesty, e in tanti -anche qui- si sentono piu' partecipi e piu' buoni, e credono di aver risolto il problema salvandosi la coscienza.
Per rispetto ai vostri stanchi occhi che leggono non cito l'esempio della Comunita' di Sant'Egidio.
A fronte di questi esempi, il partito radicale si trasforma in agenzia di servizi politici, dimenticando che di per se' il lavoro all'Onu e le conferenze in giro per il mondo al fine di istituire il tribunale internazionale contro i cirimini di guerra, non e' politica, ma servizio per la politica. E quindi e' giusto che sia professionalmente impostato, senza il tutto che si ferma per il famoso ciclostile che non funziona. Ma finisce li', perche' la gestione di questo servizio, quando ottenuto, non puo' essere affidata a chi o non si e' mai posto il problema o ne e' stato fervente avversario. E questi ultimi sono quelli che oggi comandano ai diversi livelli del mondo e dei singoli Stati. Con qualche eccezione, per carita', .... ma eccezioni. Il Leviatano non e' buono di per se', ma e' solo uno strumento che viene usato nel modo in cui stabilisce chi lo governa. E chi e' che puo' aspirare al governo del Leviatano? Il popolo sovrano che, in democrazia, si esprime e rappresenta attraverso forme organizzate che s
ono i partiti (chiamateli come volete, ma il concetto e' questo). E i partiti sono luoghi in cui si creano condizioni e situazioni per il governo del Leviatano, non solo luoghi in cui si creano servizi da regalare al Leviatano buono.
Il partito radicale a cui io mi sono iscritto, era un partito ad adesione individuale con il progetto di governare, non solo di creare servizi. E per governare occorre che il proprio progetto divenga di maggioranza, e non lo potra' mai diventare conquistando piccoli pezzi che puntualmente vengono affidati in gestione agli avversari. Nel contesto transnazionale questo e' fondamentale, perche' (per fare due esempi di attualita') se Lady Diana e madre Teresa di Calcutta si fossero iscritte al partito radicale, noi ne saremmo stati felicissimi, ma il fatto, dopo l'annuncio di un giorno, sarebbe rimasto li', perche' entrambe sono amate e morbosamente seguite in cio' che fanno non perche' si sono legate alla Tour Eiffel contro il proibizionismo francese sulle droghe (e che mai avrebbero fatto, e capisco anche perche'), ma per altro che e' noto a tutti. Se, invece a Ginevra per il Tibet c'erano due milioni di persone, con altre cinquanta manifestazioni in contemporanea in altre parti del mondo, la cosa non sarebbe
rimasta li', anche perche' gran parte dei due milioni di partecipanti a Ginevra, alla fine della manifestazione non tornavano ai loro affari abituali, tutti concentrati sul loro personaggio, ma con grande probabilita' sarebbero stati moltiplicatori di nuovi consensi, di quelli che non durano una trasmissione televisiva, ma che, magari, aprono una sede, fanno incontri in cui oltre agli occhi belli del politico, ci mangiano insieme, sentono il suo puzzo e catturano piu' energia per meglio lottare e coinvolgere altre persone.
L'agenzia di servizi per la politica, e' un'altra cosa. E chiedero' che sia chiamata con il suo nome, e, se continua con questo tipo di servizi, avra' sicuramente anche il mio contributo in denaro, che e' l'unico che mi viene consentito di dare, e capisco perche': la mia presunta professionalita' -dopo quel che ho scritto qui, e' piu' che mai vero- bisticcia con quella che sembra essere piu' funzionale alla creazione di questi servizi.
Ma siamo senza il partito radicale e la sua intuizione per il governo della politica?