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Partito Radicale Roma - 7 ottobre 1997
RADIO RADICALE - TURKESTAN ORIENTALE
Colloquio con Erkin Alptekin, leader in esilio degli Ujguri del Turkestan orientale

Qui Paolo Pietrosanti e questa e' Radio Radicale. Abbiamo il piacere di essere collegati con Erkin Alptekin, leader del popolo degli Uiguri del Turchestan orientale; e' in esilio e vive per lo piu' in Europa. Certamente i suoi impegni lo spingono in tutto il mondo e la sua una voce non e' sconosciuta al pubblico di Radio Radicale, perche' abbiamo gi ' avuto il piacere di avere un colloquio con lui alcuni mesi fa. Signor Alptekin vorrei iniziare chiedendole notizie su un evento di attualita': pochi giorni fa si e' concluso il Congresso del Partito Comunista Cinese, ma non sembra che ci sia nulla di sostanzialmente nuovo nella politica di Pechino, soprattutto per cio' che riguarda le minoranze etniche e culturali in Cina.

ALPTEKIN: Infatti, prima di tutto vorrei ringraziarvi per l'opportunita' che mi offrite di esprimere il mio pensiero, come gia' fatto la volta scorsa. Vorrei ringraziarvi a nome del mio popolo per la preoccupazione e l'interesse dimostratoci. Sembra che durante il Congresso del partito il segretario generale Jang Zemin abbia consolidato la propria posizione: ha trattato argomenti importanti, quali la privatizzazione di 500.000 piccole e grandi industrie, di cui circa 10.000 verranno privatizzate in base alle nuove regole. Verranno assegnate a nuovi proprietari. Ha inoltre consolidato la propria posizione eliminando Quiao Shi, Presidente del Parlamento cinese, il quale non e' stato rieletto al Comitato del Partito comunista cinese composto da 192 membri. Di recente Quiao Shi era il terzo politico piu' importante del partito, era anche membro del Partito comunista cinese dei sette, che e' il comitato del Politburo, come lei sapra'. Molti altri personaggi, fra cui Ucili e Tian Giui Iun, figura molto vicina a Qu

iao Shi, non sono stati rieletti. La mancata rielezione di Quiao Shi, sostenitore dell'applicazione della legge in Cina e della revisione della condanna da parte del Parlamento dei fatti di Tiennamen del 1989, conclusisi come lei sa con il massacro dei dimostranti da parte dei militari, turbera' sicuramente l'equilibrio del gruppo centrale del Partito comunista cinese, destando preoccupazione sull'instabilita' della situazione. Se i leader cinesi come Quiao Shi non sono liberi di esprimersi all'interno del partito, non si capisce in quale altro luogo possano farlo. E questo e' un problema per il nostro futuro. Inoltre e' evidente come il nuovo gruppo di potere del Partito comunista cinese si trovi in netta opposizione alle idee e agli approcci esterni. Se Quiao Shi, numero tre del Partito, puo' essere rimosso dall'incarico, cosa accadrebbe ad altri membri che tentassero di esprimersi liberamente? Percio' non sappiamo dove andremo a finire in questo senso.

PIETROSANTI: Mi fa piacere che abbia citato il caso di Quiao Shi. Rimarra' Presidente del Parlamento fino all'inizio del prossimo anno. Non tutti gli osservatori sono convinti che il motivo della sua esclusione sia la sua maggiore apertura rispetto ad altri membri. In passato e' stato anche il capo dei Servizi segreti. E' quindi una figura significativa. Ma il problema principale per quello che riguarda la situazione dei rapporti con la Cina e' che gli osservatori non sono in grado di comprendere cosa stia accadendo.

ALPTEKIN: Capisco, se non si e' un membro del Partito comunista, non si e' parte del Politburo e del Comitato centrale, non ha molto senso perche' il Parlamento cinese in generale non ha alcun potere e non svolge alcuna funzione, se non quella formale. Non sappiamo che risvolti avra' questa situazione in futuro, ma in passato Quiao Shi si e' battuto per il primato della legge, e la sua condanna delle atrocita' di Piazza Tiennamen dimostrano che la sua impostazione era quella di un democratico, ma in realta' non sappiamo. Le faccio un esempio: dopo l'eliminazione della banda dei quattro e la morte di Mao Tse Tung, ci si aspettava moltissimo da Deng Tziao Ping, quando divenne un personaggio di rilievo. Tutto il mondo scriveva articoli sulla prossima svolta democratica della Cina, ma in realta' i fatti piu' sanguinosi si sono verificati durante quel periodo, fra cui il massacro di Tiennamen, gli arresti del tutto arbitrari, le torture e le esecuzioni avvenute nei nostri paesi, il Turchestan orientale, il Tibet

e la Mongolia interna. Percio' non sappiamo cosa succedera' nell'immediato futuro.

PIETROSANTI: Non c'e' alcuna possibilita' di prevedere i destini delle minoranze dopo il Congresso e mi riferisco agli Uiguri e alle altre minoranze...

ALPTEKIN: Come lei ben sa in Cina sono presenti quasi 100 milioni di persone che non sono di origine cinese, riunite in 65 gruppi etnici, il cui 10% e' rappresentato dalla popolazione cinese, e la cifra e' irrilevante rispetto a quella relativa al popolo che definiamo di origine unna, che occupa il 60% del territorio cinese. La maggior parte di questi popoli vivono nelle zone di confine, e fra questi ci sono i popoli non di origine cinese, che hanno un retroterra storico e culturale differente e, a causa della posizione strategica che occupano, i popoli del Turchestan orientale, del Tibet e della Mongolia interna ricoprono un ruolo molto importante. Questi popoli hanno raggiunto l'indipendenza in tempi molto recenti, ma hanno anche contribuito all'arricchimento della civilta' centro-asiatica per molti secoli. Negli ultimi 45 anni il nostro popolo degli Uiguri, ma credo anche gli abitanti della Mongolia interna e i tibetani, hanno sperato, prima di ogni Congresso del Partito comunista, che la nuova leadership

del partito o il nuovo Congresso adottassero una risoluzione che portasse a una svolta positiva nella vita di ognuno di noi, ma sfortunatamente niente e' cambiato negli ultimi 45 anni; al contrario, abbiamo assistito a un fenomeno di oppressione politica e di sfruttamento economico, di distruzione dell'ambiente, di assimilazione culturale e di discriminazione razziale. Tutti gli arresti, le torture e le esecuzioni perpetrate sono stati condannati da molte organizzazioni internazionali e governative, fra queste anche l'ONU, ma purtroppo la situazione non e' mutata e la gente ha perso ogni speranza. Durante l'incontro del 17 settembre, se non sbaglio, svoltosi durante una sessione del Congresso del Partito, la leadership cinese ha accolto con plauso la politica che le autorita' hanno adottato nel Turchestan orientale, in Tibet e nella Mongolia interna, sostenendo che le autorita' stanno svolgendo un buon lavoro in quelle zone. Cio' significa che l'oppressione esercitata su quelle regioni e' approvata e sosten

uta, e che non si propone nulla per migliorare le condizioni di vita di questi popoli, che invece desiderano vivere nel rispetto della propria dignita'. Tutto cio' che ho detto dimostra che da questo Congresso non scaturira', come succedeva in passato, alcuna novita' positiva per noi. Non nutriamo troppe speranze in proposito.

PIETROSANTI: Devo dire che durante la sua ultima visita in Italia Sua Santita' il Dalai Lama, il leader religioso e politico tibetano, ha dichiarato pubblicamente ai giornalisti che ritiene possibile che contatti con Pechino possano aprirsi. Crede che questo sia una possibile via verso il dialogo?

ALPTEKIN: Sua Santita' il Dalai Lama non e' solo il leader politico e spirituale della nazione tibetana, come lei forse sapra' e' il portavoce dell'Alai Committee di cui fanno parte il Turchestan orientale, il Tibet e la Mongolia interna, costituito nel 1985. Da quel momento il Dalai Lama ha sostenuto con vigore non soltanto la causa del popolo tibetano, ma al tempo stesso quella degli Uiguri e della Mongolia interna, cosa di cui siamo immensamente grati. Non ho alcun tipo di informazione circa un possibile inizio del dialogo fra il governo in esilio del Dalai Lama e le autorita' cinesi. Se questo dialogo senza alcuna clausola fosse gia' iniziato, ne saremmo certamente molto lieti, poiche' gli Uiguri hanno sempre creduto nel fatto che il dialogo sia la base di una migliore comunicazione, cooperazione e coesistenza pacifica, ma la fiducia non si puo' sviluppare senza il dialogo, e non vedo la possibilita' di un cambiamento pacifico in assenza di fiducia. Oggi il dialogo fra Cina, Turchestan orientale, Tibet e

Mongolia interna e' di vitale importanza. Se questa ipotesi si sta gia' realizzando, ne siamo davvero lieti. In caso contrario invitiamo fermamente la leadership cinese a dare il via ad una forma di dialogo con il governo in esilio di Sua Santita' il Dalai Lama appena possibile, poiche' a causa della politica di oppressione attuata in Turchestan orientale, in Tibet e nella Mongolia interna i nostri popoli in patria hanno progressivamente esaurito la pazienza, nessuno puo' sopportare uno stato di oppressione all'infinito. Sua Santita' ha svolto un ruolo fondamentale nella pacificazione dei tibetani, perche' continuino la propria lotta con mezzi pacifici, ma quanto durera' questa situazione? Per quanto tempo saremo in grado di mantenere questo stato di cose? Prima che la situazione ci sfugga di mano, invito fermamente il governo cinese ad iniziare il dialogo con il governo in esilio di Sua Santita' il Dalai Lama in modo immediato e senza alcuna clausola, in modo che sia possibile raggiungere delle soluzioni p

acifiche. Se cio' fosse possibile, sono sicuro che l'impatto sul Turchestan orientale e sulla Mongolia interna sarebbe molto positivo. Durante la mia visita a Talin ??? in Estonia lo scorso luglio ho parlato

con dei giornalisti cinesi provenienti da Mosca, che mi hanno domandato se fossi disposto a recarmi in Cina per dialogare con le autorita' a proposito degli Uiguri. Ho risposto che questo e' compito dei nostri capi, ma la gran parte di loro si trova attualmente in carcere. Se il governo cinese desiderasse realmente avviare un dialogo, dovrebbe liberare tutti i leader dalle prigioni e impegnarsi ad intavolare un dialogo con loro. Credo che questo sia l'unico modo in cui potremo risolvere tutte le differenze.

PIETROSANTI: Cio' cui si riferiva Sua Santita' non era affatto un dialogo, ma qualcosa ancora molto lontana dal dialogo. Vorrei che desse agli ascoltatori italiani delle informazioni aggiornate sulla situazione attuale degli Uiguri, il suo e' un popolo musulmano.

ALPTEKIN: Gli Uiguri sono un popolo molto antico di origine turca proveniente dall'Asia centrale e discendente degli Unni: i nostri antenati marciarono fino a Roma, ma oggi siamo un popolo pacifico. Quindi non vorrei urtare la suscettibilita' dei Suoi ascoltatori dicendo che discendo da Attila, ma i nipoti sono sicuramente piu' pacifici dei loro antenati.

Attualmente sono di religione musulmana, ma in passato erano buddisti, prima ancora che lo diventassero i tibetani: nel mio paese e' ancora possibile ammirare le vestigia del Buddismo. Ci sono dunque tre tipi di Uiguri nel mio paese: di religione musulmana, buddista e cristiana Maniheous ??? (non capisco bene, N.d.T.), non so se questi ultimi esistono ancora, ma certamente i buddisti esistono ancora e professano la medesima religione dei tibetani. Dal 1949 siamo dominati dalla Cina comunista, che nell'occupare il nostro paese ha perseguito una politica di oppressione sistematica del nostro popolo, cercando di distruggere cio' in cui crediamo e la nostra cultura. Gli oppositori sono stati sempre puniti severamente, molti uccisi e altri costretti a fuggire in Asia centrale, in India, Pakistan; la situazione e' rimasta la medesima fino ad oggi, infatti molte delle nostre maggiori citta' sembrano delle fortezze militari con pattuglie di polizia armata che vigilano su di esse. Un fatto molto negativo per la nost

ra popolazione e' stato il trasferimento in massa dei cinesi. Prima del 1949 nella mia patria vivevano solo 300.000 cinesi, ma oggi, secondo i dati statistici cinesi, la popolazione cinese presente supera i 6 milioni, e ogni anno 250-300.000 cinesi marciano alla volta del mio paese: l'enorme timore e' che il mio popolo possa perdere la propria identita' in seguito a questo processo di diluizione con i cinesi.

Il controllo delle nascite e' un altro problema. Per eliminare la lingua degli Uiguri e' stata condotta una campagna crudele, giustificata dal fatto che la lingua deve servire all'unificazione della madrepatria. Anche l'istruzione e' un modo per mantenere gli Uiguri in uno stato di totale ignoranza. Attualmente circa nel 70% delle scuole le lezioni sono in cinese, e questo segno e' molto negativo. Gli Uiguri erano noti a Marco Polo e ad altri studiosi che ne hanno riconosciuto il ruolo primario nella civilizzazione dell'Asia centrale: ancora oggi ci sono molti resti della nostra antica cultura nel British Museum, a Berlino, S. Pietroburgo, Parigi. Solo il 16% delle pubblicazioni in Turchestan orientale e' scritto nella nostra lingua. Anche le risorse economiche sono sfruttate dalla Cina, infatti il Turchestan orientale e' un paese molto ricco secondo i rilevamenti dei geologi occidentali che hanno visitato il nostro paese: sostengono che nel centro del paese esistano riserve di petrolio pari a 2 miliardi di

tonnellate e venti milioni di metri cubi di metano. Le nostre riserve petrolifere potrebbero soddisfare la richiesta europea per i prossimi 60 anni. Ci sono miniere di uranio, oro, argento. Ma il livello di sussistenza degli Uiguri e' molto basso, c'e' possibilita' di carestie, nel sud del paese la gente non ha un tetto, cibo e vestiti. Tutti i cinesi che sono arrivati nel Turchestan orientale hanno un lavoro, mentre il tasso di disoccupazione dei nostri compatrioti e' molto elevato (fra il 60 e il 70%, il che costituisce un pericolo potenziale notevole). Il Turchestan orientale e' stato il centro di ben 46 test nucleari che i cinesi hanno condotto e che hanno causato disastri di carattere non solo ambientale, ma anche un notevole impatto sugli esseri umani. Secondo un rapporto dell'Ospedale di Uruchi risalente al 1993 la percentuale annua di casi incurabili di cancro era molto bassa all'inizio del secolo, mentre negli anni '60 si parla di dieci casi al mese e negli anni '70 tale numero e' aumentato notevol

mente. Attualmente i casi di cancro riportati nel rapporto sono pari al 70% dei 1500 ricoverati giornalmente. Queste tragedie hanno generato malcontento: a febbraio ci sono stati dei disordini, dimostrazioni per strada, lanci di bombe in molte parti del paese. Molti osservatori occidentali credono che se a causa della politica cinese dovesse esplodere la rivolta in Turchestan orientale, potrebbe estendersi al Tibet, alla Mongolia interna e alle Repubbliche dell'Asia centrale. Lo scorso anno ho partecipato a una conferenza dell'UNESCO in Kirgisistan e molti dei delegati con cui ho dialogato si sono dichiarati preoccupati della possibilita' di un intervento volontario di Chirghisi e Kazachi a fianco dei loro fratelli oltre confine in un possibile scontro nel Turchestan orientale con la Cina. L'unico modo per risolvere questo problema e' quello di intavolare un dialogo con i cinesi, che non devono perseguire la propria politica. Se il popolo dovesse ribellarsi per difendere la propria identita' culturale, non c

redo che otterrebbe alcun risultato, poiche' i giovani Uiguri con cui ho parlato mi hanno rivelato che i cinesi sono in possesso di bombe, cannoni, soldati, ma noi abbiamo una volonta' di ferro. Potranno ucciderci, ma non potranno distruggere la nostra dignita'. Se la situazione continua, la disperazione puo' condurre alla violenza e alla distruzione degli Uiguri. Non si otterra' nulla se non sedendosi al tavolo delle trattative pacifiche con gli Uiguri.

PIETROSANTI: La vostra causa riceve qualche tipo di supporto politico dai paesi musulmani?

ALPTEKIN: Purtroppo no, la maggior parte dei paesi musulmani comprendono il nostro dramma, ma il loro problema e' differente. Quando ho parlato con dei rappresentanti musulmani presso l'ONU, mi hanno spiegato che in passato si appoggiavano all'Unione sovietica, che adesso non esiste piu', e che quindi si attualmente devono ricorrere agli aiuti massicci provenienti dalla Cina: e' dunque impossibile che prendano le nostre parti in antagonismo con la Cina. Finora nessun paese ha appoggiato la nostra causa. E' possibile che comprendano la nostra tragedia, ma nessun paese ha apertamente deciso di appoggiarci, laddove per appoggio non intendo armi, ma un aiuto umanitario: sarebbe importante che parlassero in nostro favore alle assemblee internazionali dell'ONU, ma finora non sono stati in grado di farlo per i motivi che le ho detto. Temiamo che il conflitto in Afghanistan, Kashmir e Kagikistan possa fomentare il malcontento nella mia terra. Gli Uiguri sono molto coraggiosi: 2,5 milioni di Uiguri hanno perso la vit

a e 500.000 sono stati mandati in Cina e in seguito sono scomparsi, 500.000 hanno dovuto lasciare la patria per trovare rifugio nei paesi vicini. Una nostra ipotetica ribellione contro i cinesi verrebbe utilizzata come giustificazione al genocidio, quindi non vogliamo dare ai cinesi la possibilita' di distruggerci. Questo e' il motivo per cui vogliamo continuare la lotta pacifica, ma soprattutto i giovani stanno perdendo la pazienza, perche' vedono l'impossibilita' di un dialogo e vengono trattati in modo inumano. Per i cinesi siamo primitivi, sporchi, arretrati, veniamo presi a calci non solo dalle autorita', ma anche dalla gente comune. Sono stato testimone di fatti di questo tipo nel 1980 e nel 1983 quando ho visitato il mio paese. Ma nessun paese ci ha aiutato e assistito.

PIETROSANTI: Quanti Uiguri vivono nel Turchestan orientale?

ALPTEKIN: I dati statistici cinesi parlano di circa 8 milioni, i nostri compatrioti parlano invece di 13 milioni, credo che un dato realistico sia fra i 12 e i 13 milioni.

PIETROSANTI: Vorrei portare una questione alla sua attenzione. Il destino delle popolazioni che vivono sotto la dominazione del Partito comunista cinese e' lo stesso dei dissidenti cinesi. Che tipo di rapporti esistono fra queste due entita', ovvero fra i dissidenti per motivi politici e le minoranze etniche?

ALPTEKIN: Ci sono molti dissidenti, ma Lei si sta riferendo a Wei Ging Shin

(???)?

PIETROSANTI: Certamente lui e' il piu' noto.

ALPTEKIN: Abbiamo sentito parlare di lui dal 1990, io sono un giornalista e non lo conosco personalmente, ma attraverso i media dal 1980. Non ho idea quale sia la sua posizione sugli Uiguri. Ho letto delle lettere e delle petizioni relative ai tibetani, ma non so quale sia la sua posizione rispetto ai Mongoli della zona interna e agli Uiguri. Non so dirle, certamente non vogliamo che nessuno subisca il suo stesso destino di torture. Ma non sappiamo cosa pensi della gente del Turchestan orientale.

PIETROSANTI: Crede che il vostro destino sia il medesimo di quelle persone, sebbene apparteniate a etnie differenti? Avete dei contatti con i dissidenti?

ALPTEKIN: Non direttamente in Cina, ma abbiamo dei contatti con i democratici fuori dalla Cina, con i tibetani, i mongoli, presto ci incontreremo ad Amburgo. Sono favorevole al dialogo con il movimento democratico cinese, affinche' possiamo raccontare la nostra storia, cultura, la nostra posizione. Credo che cio' favorirebbe la nostra autodeterminazione. Non intendiamo essere gli animali da soma nella democrazia cinese del futuro dopo la caduta del Comunismo. Mio padre diceva sempre: "noi siamo gli animali da soma, non importa se chi ci cavalca ha una camicia rossa o nera". Quindi non potremmo accettare che la situazione continui invariata con l'avvento della democrazia e la caduta del comunismo. Ci piacerebbe parlare ai democratici che vivono all'estero, portare il nostro messaggio alle centinaia di milioni di cinesi che vorrebbero una Cina democratica al posto della Cina comunista.

PIETROSANTI: La ringraziamo molto e rimarremo in contatto, perche' lottiamo per la stessa causa.

ALPTEKIN: Vorrei ringraziarvi per l'interesse dimostrato e mi auguro che rimarremo in contatto in futuro.

 
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