La campagna Tibet era nata da due "condizioni" assolutamente eccezionali: la prima e' il carattere nonviolento finora generalmente assunto dalla resistenza tibetana, e la seconda e' il ruolo chiave della Cina come piu' grande dittatura del mondo, dove piu' imponente e' lo sforzo di imporre il potere violento della macchina statale contro le liberta' individuali.
Mi pare che Olivier delinei la possibilita', indotta dal ridottissimo spazio di interlocuzione concessoci dalle autorita' tibetane in esilio, di intraprendere sempre di piu' una battaglia per la democrazia in Cina "autonomamente" rispetto a quella della liberta' per il Tibet. Gli interlocutori privilegiati potrebbero essere i rappresentanti della resistenza cinese e le associazioni per i diritti umani in Cina.
La domanda che mi pongo e' questa: che cosa ci fa pensare che il rapporto con le forze "democratiche" cinesi potra' essere sostanzialmente diverso da quello con le forze della "liberazione" tibetana? Quale diverso spazio e ruolo potrebbe giocare il Partito Radicale?
Credo che questo punto meriterebbe un po' di riflessione supplementare, e magari un po' piu' collettiva. A me pare che la strategia "trattativista" del Governo tibetano in esilio sia la piu' limpida prova della necessita' di un soggetto organizzatore della strategia nonviolenta, cioe' del Partito radicale. Il confonto, e magari lo scontro, con le autoproclamate autorita' tibetane mi pare l'ultima occasione utile per fare del fronte tibetano un fronte transnazionale (e quindi anche cinese) nonviolento e radicale.
Piu' facile a dirsi che a farsi? Su questo non c'e' dubbio. Ma mi parrebbe piu' utile a questo punto persino riuscire a conquistare una sconfitta che renda leggibile la nostra strategia (ancorche' battuta) piuttosto che attuare una specie di congelamento del fronte tibetano con l'attivazione di un fronte autonomo cinese.
PREMO NOBEL / DEMOCRAZIA IN CINA
Cerco di aggiungere qualche riflessione sul campagna sulla Cina.
Visto che ci accingiamo ad investire le nostre energie su una nuova campagna per l'assegnazione del Premio Nobel, vorrei capire meglio quali sono gli elementi in gioco. Abbiamo infatti visto come sia facile per il "politically correct" eliminare scelte coraggiosamente politiche. La domanda da porsi diventa quindi: "Esiste la possibilita' di dare valore di scontro politico "pubblico" all'assegnazione del Premio Nobel ?". Mi pare di no, a parte nel momento in cui il Nobel e' gia' stato assegnato, come abbiamo fatto quest'anno. Il Premio Nobel puo' svolgere un ruolo unicamente di supporto ad una campagna politica (perche' aiuta a sviluppare contatti, a coinvolgere energie), ma non e' una campagna politica in se. E qui arriviamo al punto a mio parere fondamentale.
Qual'e' la nostra campagna politica sulla Cina? Qual'e' il nostro obiettivo, istituzionale o non? Sul Tibet la richiesta e' nonviolentemente umile: l'avvio dei negoziati, quelli veri, cioe' sotto l'egida della comunita' internazionale. Per la Cina che cosa chiediamo?
Boicottaggio
Olivier accennava all'eventuale possibilita' di realizzare campagne di boicottaggio sulla Cina.
Personalmente sono molto scettico. Innanzitutto escluderei la possibilita' materiale di boicottare i prodotti cinesi in generale, o anche un buon numero di essi. La Cina ha rapporti commerciali internazionali cosi' sviluppati che mi pare velleitario pensare ad alcun tipo di successo su questo fronte.
Anche se poi il boicottaggio generalizzato fosse possibile, non vedo come potrebbe aiutare l'affermazione del diritto in Cina.
E' piu' realistica l'ipotesi del boicottaggio di un numero ristrettissimo di prodotti, ad esempio quelli che escono dai campi di lavoro forzato, sempre che sia possibile individuarli. Anche qui pero' non capisco come potremmo fare a far assumer un valore politico a questo tipo di campagna. Il problema che noi poniamo e' infatti, se non sbaglio, e' quello dell'esistenza di un numero elevatissimo di prigionieri politici nei campi di lavoro. Che poi questi, una volta detenuti, vengano fatti lavorare gratis non mi pare la questione principale da sollevare.
Rimane poi la questione piu' generale degli obiettivi della campagna cinese, sulla quale ho gia' detto sopra.