Due "campi di battaglia" radicali che cambiano facciaSono uscite ultimamente due ricerche che non possono non farci riflettere su come due fronti sui quali il Partito ha combattuto stanno vivendo importanti evoluzioni.
POVERTA'
Secondo la banca mondiale il boom economico degli ultimi decenni ha ridotto la poverta' in Asia orientale del 27% fra il 1975 e il 1985, e di un ulteriore 35% fra il 1985 e il 1995. Se nel 1975 in quella regione i poveri erano 6 su 10, ora sono 2 su 10.
Ci sono paesi nei quali la poverta' e' rimasta altissima: Mongolia (80%, quasi invariato dal 1985), Laos (75% nel 1995, 85% nel 1985), Vietnam (45 % nel 1995, 75% nel 1985) e la Cambogia. Secondo la Banca mondiale la variabile che spiega piu' di ogni altra le differenze tra le nazioni e' quella del mercato globale: infatti i paesi con la piu' alta soglia di poverta' sono anche quelli rimasti ai margini dell'economia globale.
La soglia di poverta' e' identificata nel reddito pari ad un dollaro USA al giorno per persona. Non credo sia arbitrario presumere una correlazione diretta molto stretta tra poverta' e fame. Se cosi' e', provo a porre una domanda forse troppo semplicista:
E' possibile che la battaglia contro la fame nel mondo, condotta nello scorso decennio dai radicali per l'approvazioni di leggi che intervenissero direttamente per sfamare i milioni di morti annunciati per fame, possa divenire oggi battaglia per l'apertura dei mercati nazionali ed internazionali, battaglia dunque transnazionalmente liberista?
DEMOGRAFIA
Secondo le Nazioni Unite va aumentando in modo impressionante la percentuale della popolazione mondiale che vive in paesi con un tasso di fertilita' inferiore al "replacement rate", cioe' a quel tasso di 2,1 bambini per donna che mantiene stabile il numero di abitanti.
Nel 1975 solo il 18% della popolazione viveva in paesi con un tasso di fertilita' inferiore a 2,1 bambini per donna.
Nel 1997 il 44% della popolazione mondiale vive in paesi con tasso di fertilita' inferiore al 2,1 (l'Italia e' il paese al mondo con il tasso di fetilita' piu' basso: 1,24).
Nel 2015 la proiezione parla di 67 % della popolazione che vivra' in paesi al di sotto del "replacement rate".
La bomba demografica, sulla quale il Partito radicale ha lanciato pubblicamente l'allarme negli scorsi anni , e' quindi disinnescata?
La risposta e' NO. Oggi il pianeta ha 5,7 miliardi di abitanti. Nel 2050 ne avra' 9,4. La crescita demografica e' ancora in grado di provocare squilibri disastrosi. Ma la cosa piu' interessante e' che il tasso di fertilita' e' generalmente piu' basso nei paesi piu' sviluppati (Europa e Nordamerica), creando addirittura alcuni problemi di sottopopolazione.
Con altrettanto semplicismo rispetto al punto precedente, le conclusioni che si potrebbero trarre sono le seguenti:
perche' la bomba demografica non esploda, e' necessario che gli "squilibri" siano bilanciati dalla massima liberta' di movimento delle popolazioni. La battaglia per una libera emigrazione/immigrazione sarebbe anche una battaglia, liberista e transnazionale, per disinnescare la bomba demografica, o perlomeno per attutirne gli effetti piu' devastanti, in attesa che il tasso mondiale di fertilita' si stabilizzi.