>, ha affermato Dini.A Dini replica indirettamente Enzo Bettiza dalle colonne del "Corriere della Sera" di oggi:
"L'attivismo della nostra politica estera è in sè buona cosa, corrisponde alla realtà dell'Italia come media potenza regionale. Solo che continuiamo ad avere tante politiche estere diverse, troppe: quella di Dini (o del governo), quella di Prodi (come presidenza del Consiglio), quella di Scalfaro (a volte emotiva, come s'è visto in Libano), quella di D'Alema (cioè del suo partito)... Una frammentazione che lascia interdetti. Che cosa significa, ad esempio, il fatto che mentre il presidente prepara le valige per la Croazia, il ministro degli Esteri si trovi a Belgrado? Se sono due viaggi armonizzati, siamo in presenza di un machiavellismo d'alta classe, al limite della spericolatezza, altrimenti si naviga in velleitarie ambiguità. Infatti, non è che si debba essere <> i serbi, ma anzitutto da loro si deve pretendere un gioco chiaro. In quell'area di crisi ogni passo è delicato: con Slobodan Milosevic, principale responsabile del conflitto, ancora saldo al potere; col Montenegro che si vuole staccare;con i 54 criminali di guerra non consegnati al Tribunale dell'Aja... Insomma: ci vogliono fermezza e limpidezza, non furberie>>.