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Partito Radicale Rinascimento - 28 dicembre 1997
ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI EMMA BONINO FATTA A RADIO RADICALE, IERI 27 DICEMBRE:
Roma, 28 dicembre 1997

"Ma è mai possibile che tutti, in Italia, in Europa, o altrove, abbiano così spesso la bontà di riconoscermi la capacità di leggere le realtà - storiche e contingenti - e le necessità, le urgenze, in Afganistan o in Africa centrale, in Bosnia e in Medio Oriente, e poi - d'un tratto - invece quel ch'io penso, dichiaro, rischio perfino di gridare, sull'Italia, sul mio paese, sulla sua e mia storia, continui a non valere proprio nulla, a non sollecitare un minimo di rispetto, di dialogo, di risposta?

Nella mia dichiarazione del 26 dicembre ho pur letteralmente affermato che quanto accade in Italia è per me ragione di una angoscia e di un allarme crescenti, ai limiti della sopportabilità politica, oltre che umana e privata? Ho affermato che assisto all'eliminazione pressoché totale, scientifica, ideologica, in questo nostro tempo italiano, della sola tradizione che in questo secolo ha continuato a opporsi, sempre battuta ma storicamente vincente, ai fascismi, comunismi, clericalismi, e altre tragiche illusioni, altre tragiche scorciatoie per la difesa del diritto alla vita e della vita del diritto? Non ho dichiarato, ammonito, forse (e Dio sa quanto mi è costato, mi costi, abbia rinviato ormai da anni nella speranza di sbagliarmi) di ritenere ormai che la realtà italiana, cito testualmente, è contro non solamente la Costituzione e il diritto italiani, ma anche contro il diritto e le direttive comunitarie? E che, cito ancora, non potrò non trarne ogni conseguenza pratica anche a livello internazionale e co

munitario?

Nella mia posizione e - se me lo consentite - nel mio e nel nostro stile quando occupiamo posizioni di responsabilità anche formali nelle istituzioni - nel rispetto, quasi paranoide, delle funzioni, dei doveri, che ne conseguono - ho dovuto così parlare per un imperativo di coscienza, per moralità politica e civile, e - anche - per cercare di conquistare il diritto alla mia vita, alla sua identità, alla sua immagine, alle sue ragioni, alle sue speranze, a quel che gli conferisce quel tanto o poco di forza e di utilità che si ha la bontà di riconoscermi.

Io mi auguro con tutto il cuore che altri, che i potenti che ci governano, che il regime abbiano ragione. Ma sono pressoché certa che così non sia.

Quando il riconosciuto ostracismo non comporta altro che il suo feroce aggravamento, quando tutta l'intellettualità che può esprimersi nega a noi una qualsiasi dignità di interlocuzione, nel paese in cui grandi pensatori e scrittori liberali sono stati per decenni e decenni non pubblicati, non tradotti, e testi scolastici e potere televisivo concorrono a conferire all'Italia una storia che non è stata sua, una storia che è storia della non-libertà, vi chiedo e mi chiedo che fare, oltre che mobilitare in pochi anni oltre 25 milioni di cittadini, o altrettante firme referendarie, fornire incessantemente una cronaca della nonviolenza politica che nessun paese, dopo l'India di Ghandi, ha conosciuto, e accumulare crediti e riconoscimenti sempre sul passato, come per meglio negarci e annientarci nel presente? Che fare?

Quando parlo di 'regime' e di questo regime non penso, certo, alle sole forze con funzione di governo e di maggioranza. E questo, forse, è il sintomo, è la realtà che meglio disegna il deserto nel quale ci sembra di esser pressoché soli a percorrere il cammino della speranza e della legge.

Torno a chiedere incessantemente, da decenni ormai, e sempre più in queste ore, dialogo, democrazia e diritto. Perché vivano, e si affermino nel 1998.

Questa è la mia e nostra lotta, per tanti vieta, sol perché vietata. A quanti vogliono condividerla, l'appello fraterno di sostenerla, subito, in ogni modo.

E intanto, grazie, auguri a tutti".

 
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