1) Segnalo pagina del supplemento culturale del "Sole 24 Ore" di domenica 14 dicembre dedicata alla Commissione per la Verità e la Riconciliazione istituita in Sudafrica ("Il riconoscimento dei crimini in cambio del perdono: così il Paese di Mandela si monda del proprio passato"). E' stato pubblicato pure uno stralcio di un intervento del vice presidente della Commissione, Alexander Boraine, disponibile integralmente su Internet (http://www.truth.org.za). Sul dibattito fra "modello sudafricano" e "tribunale internazionale permanente" vedi l'intervento di Gianfranco Spadaccia ("Porre fine all'impunità per affermare il diritto") pubblicato sulla newsletter di novembre di "Non c'è pace senza giustizia".
Annotazione marginale: il "Sole 24ore" riporta la seguente affermazione di Richard Goldstone, giudice sudafricano, ex-pubblico ministero del Tribunale ad hoc sull'ex-Jugoslavia: <> (opinione legittima ma, a mio parere, abbastanza contraddittoria con l'incarico svolto in passato da Goldstone all'Aja).2) <> ("Corriere della Sera" del 28 dicembre)"Il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel ha nuovamente richiesto ieri l'approvazione diuno statuto speciale per il Kosovo, la regione della Jugoslavia a prevalenza albanese. Kinkel ha anche invitato il governo serbo e gli abitanti della regione a ricercare una soluzione politica per non <>. <>."Ancora una volta, il ministro degli Esteri tedesco si evidenzia per l'assenza di peli sulla lingua: ricordiamo le sue prese di posizione contro i governi cinese e turco in tema di diritti umani. Ancora una volta il paragone con i nostri Dini e Fassino (recatisi recentemente nell'ex-Jugoslavia senza porre minimamente la questione "Kosovo") è desolante...
Del Kosovo parla invece il "Sole 24 ore" del 27 dicembre, che contiene due pagine dedicate alle possibilità di investimenti in Serbia e Bosnia. Il giornale economico consiglia la massima prudenza nei confronti del regime di Milosevic, considerato il perdurare dell'isolamento internazionale, il mancato avvio delle privatizzazioni..."Ci sono poi i problemi, di non poco conto, legati all'instabilità politica interna. Slobodan Milosevic non ha più la forte base di consenso di cui godeva sino a qualche anno fa e molti osservatori temono che pur di mantenere il potere egli possa soffiare sul fuoco del nazionalismo in Montenegro e in Kosovo. Il prossimo 25 gennaio alla presidenza della piccola repubblica montenegrina dovrebbe insediarsi Milo Djukanovic, l'avversario di Milosevic uscito vincitore nelle elezioni del novembre scorso, ma non è scontato che Belgrado lo consenta e l'ipotesi di una nuova guerra civile (ma la vecchia era una guerra d'aggressione di uno Stato, la Serbia, a tre altri Stati - Slovenia, Croa
zia e Bosnia - riconosciuti dall'ONU, ndr) non è da escludere a priori. Ancor più esplosiva la situazione nel Kosovo, dove l'esrcito jugoslavo potrebbe intervenire in qualsiasi momento per reprimere le crescenti proteste della componente albanese che rappresenta il 90% della provincia un tempo autonoma. Il bagno di sangue in questo caso sarebbe inevitabile,perchè negli ultimi anni gli albanesi kosovari hanno acquistato enormi quantità di armi. Lo scenario jugoslavo rimane quindi tale da indurre gli investitori esteri a considerare eventuali progetti di sviluppo con la massima prudenza...".