ALGERIA,PASSI FALSI DA TUTTE LE PARTI Dunque una delegazione europea si recherà ad Algeri. Servirà a qualcosa se, oltre a esprimere la solidarietà verso le vittime dell'orrenda carneficina in corso, aprendo anche canali di aiuto concreto nei confronti delle popolazioni più colpite, riuscirà, altresì a dissipare gli equivoci che improvvide o equivoche iniziative, dichiarazioni poco pensate, campagne di stampa di dubbia interpretazione hanno fino a oggi alimentato. Si è così lasciato credere che la responsabilità prima e diretta della mattanza non ricada sulle frange più estreme dell'integralismo islamico ma derivi - come scriveva, ad esempio, pochi giorni orsono una delle più autorevoli firme della Stampa - "una turpe lotta per il potere...una guerra tra opposte fazioni mafiose".
E su l'Unità Marcella Emiliani torna a porsi l'interrogativo su "chi ammazza chi in Algeria", in base al dubbio "che il solo terrorismo islamico non può aver operato da solo...e deve avere avuto dei complici, passivi se non attivi, nella casta dei veri detentori del potere algerino, gli alti vertici militari". André Glucksmann, stigmatizzando queste interpretazioni - ben più diffuse dei casi che abbiamo portato a esempio - cerca di spiegarsele, almeno psicologicamente: "Tanta violenza- scrive il filosofo francese - stupisce. L'osservatore non crede ai propi occhi. E' pronto a mandar giù spiegazioni stravaganti...Perchè la nostra coscienza trovi un pò di pace, dobbiamo invocare una mano invisibile (sicurezza militare, servizi segreti) che dietro le quinte organizza e razionalizza una follia così sanguinosa... i misfatti sono debitamente siglati, ma la firma suscita incredulità... noi non vogliamo riconoscere il volto orrendo del crimine teologico-politico. Il massacro degli innocenti, legittima
to come un'offerta a Dio, non è un'idea nuova: tutte le religioni hanno conosciuto simili fanatiche esegesi. Ma raramente la riprovazione è stata tanto limitata".
ANCHE Jean Daniel in un bellissimo articolo sul nostro giornale - sotto forma di lettera al presidente algerino - denunciando senza mezze misure la barbarie dei massacratori, dichiara di condividere l'opinione di un'altro intellettuale francese, Bernard Henry-Levy, il quale, dopo una settimana di visite e di incontri nei villaggi e nelle città algerine, ha ribadito che ormai insistere nel "domandare chi uccide chi sarebbe osceno". Del resto basta chiedersi perchè nessun ulema dalle moschee integraliste abbia espresso una condanna delle stragi per capire da dove tragga alimento il fanatismo omicida. Il rifiuto si dirlo e di condannarlo apertamente, accompagnato da richieste d'inchiesta o da inviti alla pacificazione (lasciando sottointendere la legittimazione degli sgozzatori) da parte di governi e personalità politiche occidentalinon potevano non suscitare la diffidenza e la protesta di Algeri.
IN QUESTO contesto l'iniziativa del nostro ministro degli Esteri per coinvolgere il governo iraniano in un'opera di pacificazione appena
(appena errore) appare quanto meno stravagante, tanto più se accompagnata da un'intervista a Telemontecarlo in cui si esprime la convinzione che, "essendo l'Iran un paese islamico e integralista per eccellenza, abbia più diretto accesso presso le autorità algerine di quanto possano averlo i paesi europei".
Eppure Lamberto Dini non è uno sprovveduto e non poteva ignorare che il governo di Algeri ha da tempo rotto i rapporti diplomatici con Teheran accusandola di sovvenzionare e aiutare, in combutta con il regime sudanese, i sanguinari massacratori del Gia.
Per spiegare l'altrimenti inspiegabile iniziativa italiana, azzarderò, quindi, un'altra ipotesi, suggeritami dalla lontana esperienza personale fatta quando tenevo per l'Eni di Mattei rapporti riservati, durante la guerra d'indipendenza, con la Resistenza algerina. Ora, se si tiene presente che qualche tempo fa il gasdotto dell'Eni in Algeria è stato oggetto di un attentato e i rifornimenti all'Italia interrotti per 4 giorni, si può anche immaginare che la maggior disponibilità dimostrata recentemente dal governo iraniano verso l'Occidente, abbia indotto Dini a un'apertura verso quest'ultimo, perchè il meglio piazzato per convincere i terroristi a risparmiare la rete che rifornisce l'Italia. Intento non biasimevole di diplomazia petrolifera. Solo che questa, proprio perchè contraddice spesso la politica ufficiale, presuppone il massimo segreto e, quando scoperta, la più pronta e sfacciata smentita. Ma se si va in tv?