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Conferenza Partito radicale
Manfredi Giulio - 17 gennaio 1998
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(dal "Sole24ore" di oggi)

"Podgorica - La battaglia tra il neopresidente del Montenegro Milo Djukanovic e Slobodan Milosevic, che due notti fa stava per sfociare in un colpo di Stato, ora si sposta sul piano economico. Fallito il tentativo di impedire con la forza che Djukanovic si insediasse, Belgrado adesso cercherà di stringere ancora di più la morsa che da quasi un anno sta attanagliando la piccola repubblica. <> dice l'analista politico Slobodan Ratkovic. La campagna elettorale del presidente uscente Momir Bulatovic, fedele esecutore degli ordini impartiti da Belgrado, era stata impostata sulla denuncia delle catastrofiche conseguenze in cui sarebbe andato incontro il Montenegro se avesse vinto la politica economica liberista e autonomista del suo avversario. <a avviato le riforme economiche e le privatizzazioni, aperte al capitale straniero>>.

In realtà,secondo i sostenitori del neopresidente, la crisi è dovuta al fatto che i serbi hanno totalmente isolato il Montenegro. Dalla Serbia non arriva più nulla: con mille pretesti e gabelle doganali i camion vengono fermati al confine (che dovrebbe essere solo amministrativo) con il Montenegro, che sino a un anno fa era totalmente dipendente dalla Repubblica federale per i rifornimenti alimentari. Dal confine con la Croazia non può entrare nemmeno uno spillo, perchè a sei anni dalla fine della guerra è ancora chiuso nonostante la Federazione jugoslava abbia riaperto le frontiere serbo-croate. I rifornimenti di grano,frutta, verdura,fino al marzo scorso potevano arrivare via terra dall'Albania. Ma poi anche quel confine , a causa della crisi albanese, è stato chiuso da Belgrado che non lo ha più riaperto nonostante la situazione nel Paese delle Aquile sia ormai normalizzata da tempo.

L'unica porta commerciale per il Montenegro è dunque il mare. Ma i costi del trasporto marittimo sono molto più alti e soprattutto, rispetto a quelli del mercato interno della Federazione jugoslava o della vicina Albania, sono lievitati enormemente i costi delle importazioni.

Bloccati da mesi anche i versamenti che la Federazione jugoslava dovrebbe assicurare al Montenegro e la popolazione in certe aree del Paese è alla fame. Su questo punterà ora Momir Bulatovic per cercare di vincere le elezioni politiche dell'aprile prossimo, che sono cruciali: solo se otterrà la maggioranza dei deputati nel nuovo Parlamento del Montenegro, il presidente jugoslavo Milosevic potrà sperare di far passare le riforme costituzionali che dovrebbero conferirirgli i pieni poteri. Questo attualmente è il suo obiettivo prioritario, visto che la costituzione della Jugoslavia serbo-montenegrina ora prevede per il Presidente federale funzini di pura rappresentanza. Anche la politica economica di Djukanovic,che secondo molti osservatori potrebbe assicurare un rapido sviluppo in Montenegro, è una spina nel fianco per il regime di Belgrado, che corre in direzione nettamente contraria: apertura al mercato contro oligarchia e isolazionismo. Djukanovic sta soprattutto cercando di attirare capitali stranieri nel

settore del turismo (grandi gruppi multinazionali hanno manifestato concreto interesse per le strutture turistiche della costa), della piccola impresa, dell'alluminio, delle infrastrutture e dei servizi (un consorzio italiano tra il Cispel e i gruppi Astaldi e De Eccher è in corsa per una gara d'appalto del valore di 500 milioni di dollari per la realizzazione e la gestione di centrali elettriche).

E Milosevic non guarda certo con favore un Montenegro economicamente indipendente da Belgrado. Il neopresidente montenegrino, accusato dalla Serbia dimire secessioniste, in realtà sembra rendersi perfettamente conto che non potrebbe sopravvivere senza il mercato serbo, ma nello stesso tempo è determinato a ottenere maggiore autonomia dai Palazzi belgradesi. La nuova battaglia all'interno della Federazione jugoslava è appena agli inizi. (Elena Ragusin)".

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("Sole24ore del 15/1/98)

"E' stato prorogato per tutto il '98 il regime preferenziale autonomo sul quale si basano gli scambi tra i Paesi dell'Unione europea e le repubbliche dell'ex-Jugoslavia. Il relativo regolamento è stato adottato a maggioranza dal Consiglio dei ministri Ue. Rispetto a quanto in vigore l'anno scorso, il nuovo regolamento prevede un aumento del 5% per i contingenti d'importazione dei prodotti industriali. Dalla misura è esclusa la Macedonia, in quanto le importazioni comunitarie da questo Paese saranno coperte dall'accordo di cooperazione in vigore dall'inizio del '98.

E' stato anche deciso di continuare ad escludere la Repubblica Federale di Jugoslavia dalle preferenze accordate alle altre repubbliche per il mancato rispetto delle libertà politiche interne, pur continuando a sorvegliare strettamente l'evoluzione della situazione politica in Croazia e in Bosnia-Erzegovina.

Nei giorni scorsi a Bruxelles è stata manifestata inoltre soddisfazione da parte della Foreign Trade Association,chje raggruppa i maggiori importatori europei, per i nuovi trattamenti antidumping che la Ue ha intenzione di applicare alle imprese russe e cinesi".

CONSIDERAZIONI FINALI VARIE:

- il "Sole24ore" è stato l'unico giornale a prevedere il tentativo dei serbi di impedire con la forza l'insediamento di Djukanovic ("Sole 24ore" del 27 dicembre, vedi mio precedente inserimento);

- la tecnica utilizzata dai seguaci di Bulatovic a Podgorica (attacco alla sede del governo e della tv, blocchi stradali) è la stessa utilizzata dagli uomini d Radovan Karadzic nel marzo 1992 a Sarajevo;

- l'inviato speciale del presidente Clinton, Robert Gelbard, ha subito intimato a Milosevic di astenersi dall'appoggiare Bulatovic: "Bulatovic è personalmente responsabile, ma una parte della responsabilità è da attribuire al presidente Milosevic", ha detto Gelbard ai giornalisti ("La STampa" del 16/1/98). L'Unione Europea è rimasta a guardare.

- il partito radicale transnazionale deve dedicare al Montenegro la stessa attenzione che ebbe 6 anni fa per la Croazia invasa dalla Serbia (e dal Montenegro, sic).

 
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