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Partito Radicale Roma - 21 gennaio 1998
" QUESTO VIAGGIO E' UNA VITTORIA PER CASTRO"

La Padania( pag 12)

Di Dimitri Buffa

Mercoledì 21 Gennaio 1998

Laura Gonzales, del Comitato per i diritti umani a Cuba, accusa il lider maximo di strumentalizzare il Papa

Più che una conversione, è il tentativo disperato di Fidel di rimanere in sella

"La stampa italiana, tutta filocastrista, sta facendo finta di non capire"

C'è un'altra Cuba, che la stampa filo castrista di casa nostra fa finta di ignorare. E' quella portata ieri in piazza dai radicali del partito transnazionale e dalla Lista Pannella, vicino al Colosseo, sotto una gigantesca mongolfiera che recava la scritta:"Papa, libertà per Cuba, no Castro". C'erano anche Olivier Dupuis, il segretario del partito radicale transnazionale, e Danilo Quinto, il tesoriere. Hanno fatto la loro parte nel lancio della contro campagna laica al viaggio del Papa a Cuba. Quella di chi non accetta di sorbirsi anche il leader maximo come uno dei tanti eventi mediatici del consumismo televisivo di massa. Questa altra Cuba è anche quella descritta da Laura Gonzales, presidentessa italiana del Comitato per i diritti umani a Cuba, grande conoscitrice del terribile regime di Fidel Castro che oggi, grazie anche alla complicità ideologica di chi vuole strumentalizzare il Papa, sta cercando di rifarsi il look per rimanere in sella anche nel terzo millennio. Secondo lei il viaggio del Papa può es

sere anche interpretato come due chiese che cercano di trovare un punto d'incontro, magari sulla testa di chi soffre nelle galere di L'Avana. Anche se la stampa finge di non accorgersene. Quali compiti ha il suo Comitato, signora Gonzales?

"Sono un'italiana che a vissuto a lungo a Cuba e che poi se ne è andata circa dieci anni fa. Ma ho voluto fondare questo comitato per portare solidarietà e mezzi di sussistenza agli esuli cubani che si trovano nel nostro Paese. Ovviamente siamo legati a un analogo comitato clandestino che opera sull'isola".

Quella di ieri con i radicali si può definire una contromanifestazione?

"Diciamo che è una manifestazione che sollecita un confronto con Castro che non si fondi e non parta dall'assoluzione cristiana per i suoi crimini, che arriverebbe peraltro dopo un pentimento troppo tardivo. Bisogna far capire alla gente che a Cuba c'è una dittatura e una forte repressione in atto e che Castro non aveva altra maniera per rimanere in sella che giocarsi la carta della visita del Papa. Per questo tema di strumentalizzarlo".

Molti vedono una strumentalizzazione reciproca

"Io questo non voglio crederlo. Il Papa desidera che la sua presenza sia di incoraggiamento alla Chiesa cattolica dell'Avana, dato che lui ha contribuito alla caduta del comunismo. La chiesa cattolica negli ultimi anni ha fatto un coraggioso lavoro di denuncia in materia di diritti umani oltre che religiosi a Cuba".

Le altre religioni ugualmente represse di Cuba non temono che quella cattolica voglia diventare una volta di più confessione di Stato?

"Per ora c'è il problema inverso. Negli ultimi anni nell'isola si è registrata una notevole presenza di gruppi protestanti che a livello di gerarchia si sono assoggettati al regime di Castro, mentre i cattolici sono rimasti al di fuori".

E se ora si rimettono in pari, approfittando della visita del Papa?

"Non credo che questo avverrà. Ritengo anzi che la visita del Papa galvanizzerà anche il coraggio di chi finora non lo ha avuto. Il fatto che Fidel Castro tenti ora di strumentalizzare il Papa dopo aver tentato in tutti i modi di ostacolarlo è chiaro ormai a tutti a Cuba".

Questo circo dei mass media che ha preceduto il viaggio non rischia oggettivamente di fare il gioco di Castro?

"Il rischio esiste, e per quel che riguarda l'Italia, la sua stampa non si è fatta molto onore per come ha trattato la notizia. Non perde occasione per manifestare le sue simpatie castriste e approfitta di queste occasioni per esternare nostalgie terzo mondiste. Ciò detto, sarà la storia a fare giustizia di eventuali cronache filo castriste e delle velleità di regime che anche in Italia si cominciano a vedere in occasioni come queste. Però non si può imputare al Papa, non almeno alle sue vere intenzioni, l'esplodere di questo spirito di entusiasmo giornalistico a favore di Fidel, che nella stampa di sinistra italiana in realtà è presente da sempre. Se nessuno ha il coraggio di dire che Castro è un dittatore sanguinario solo perché è uomo caro alla sinistra, non si può dare la colpa alla Chiesa. Almeno fino a prova contraria".

 
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