a parte la solita retorica fascista circa le meraviglie di un sistema sanitario senza pari al mondo e al progresso vissuto da cuba sotto castro (anche suharto dice che negli ultimi 20 anni di occupazione indonesiana di timor est nell'isola ci sono stati incredibili migliorie, scuole, chiese, strade e ospedali, potrebbe per esempio essere interessante avere dati relativi alla crescita degli ultimi 20 anni del cile sotto la dittatura e il suo cammino verso un regime quasi democratico e paragonarli con i decenni castriani di cuba).
dicevo a parte la retorica che tutti conosciamo e che rischia di paralizzarci sempre su posizioni romantiche di comunismo e anticomunismo, mi pare di capire, e in particolar modo dall'intervista di paolo pietrosanti ai due cubani, che non vi siano ne' idee chiare, ne' tantomeno prospettive rosee per cuba nel caso fortunato in cui castro dovesse farsi da parte.
se da un lato sappiamo che castro non ha lavorato per la propria successione, dall'altro sappiamo che la dissidenza cubana all'estero, e quella USA in modo particolare, e' molto frazionata e abituata piu' all'alterco che non al dialogo, prova forse ne e' il fatto che anche per quanto riguarda la possibile revisione delle leggi americane che hanno stabilito l'embargo non ci sono grosse pressioni - indipendenti e/o concertate con la chiesa cattolica americana - sul congresso.
secondo me proprio la cessazione dell'embargo potrebbe far scoppiare cuba, intesa come regime liberticida. oggi se si vuole investire nell'isola si deve entrare in societa' col governo - cosa in generale odiosa, che nel caso di una burocrazia fatiscente rende molto difficile l'impresa. se nel giro di pochi mesi l'afflusso di offerte di investimenti dovesse aumentare esponenzialmente, la macchina burocratica capitolerebbe per inferiorita' manifesta e si troverebbe costretta o ad ammodernarsi, ma seguendo principi legati al mercato (non necessariamente libero), oppure a rinunciare alla pretesa di entrare in societa' con gli investitori stranieri, dando cosi' di fatto l'inizio ad una situazione di investimenti svincolati, almeno, dalla presenza del governo.
e i diritti civili e le liberta' individuali?
forse i cubani dipendenti di datori di lavoro stranieri - disposti a pagarli poco si, ma sempre di piu' di quanto prendono comunque adesso - potrebbero avere come incentivi dei viaggi premio all'estero. in questo caso si accorgerebbero che a meno di ottenere il passaporto dal gentile ministero degli interni, cotanta offerta andrebbe perduta.
forse i cubani dipendenti di investitori stranieri potrebbero iniziare a mettere a frutto gli anni spesi nelle scuole modello per leggere, nella pausa pranzo, le traduzioni in spagnolo dei classici del liberalismo, oppure potrebbero navigare in internet e vedere cosa succede al di la' degli splendidi caraibi, oppure potrebbero ascoltare la radio o vedere la tv che propina amnita' di vario genere.
forse una cuba con investimenti e tecnologia straniera, potrebbe divenire la capitale continentale del turismo, un luogo cosmopolita che potrebbe attirare i cittadini del mondo, in particolar modo quei cattivoni degli americani, per le proprie bellezze naturali, facendo arrichire tutto e tutti in poco tempo con tassi che paragonati agli sviluppi degli ultimi 40 anni farebbero ridere i polli.
se a tutte queste aperture date dall'abolizione dell'embargo il castrismo riescisse a resistere, tanto di cappello, vuol dire che le scuole e la sanita' efficienti servono realmente a formare l'individuo e a renderlo grato al proprio benefattore, se invece la societa' aperta dovesse far cadere uno dei baluardi - e non l'ultimo - del comunismo (ricordo che la cina e il viet nam sono ancora vivi e vegeti) vorra' dire che si sono persi 40 anni di liberta' e vite umane. alcuni lo sapevano da sempre, altri forse, come nel caso dei campi di concentramento nazisti o delle purghe di stalin, se ne accorgeranno solo di fronte all'evidenza del calendario.
diamo ai cubani una possibilita', aboliamo l'embargo.