Di simulazione in simulazione, colgo l'occasione per ringraziare e salutare il compagno mecacci che non condivide il mio scenario e I suoi possibili sbocchi liberalizzanti.
Le belle parole circa I principi fondamentali e fondanti del partito radicale sono sempre da ricordare, e non solo a se stessi: -)), ma rischiano di rimanere proclami "politically correct" e pure buonisti se non vengono corroborati da un minimo di proposta che vada oltre il mantenere sempre al centro la barra della politica (ma qui mi vado ad infognare nella dicotomia metodo-merito che non sempre mi appassione, anche se dovrebbe... la solita supponenza:).
Non credo che non sia politico pensare di invadere dittature nazicomuniste di capitali stranieri, non tanto per vedere l'effetto che fa, ma anche per far scoppiare quei sistemi basati su privilegi invece che su meriti, sistemi costituiti dalla rete di nicchie di potere violento della burocrazia che ha gia' da decenni preso il posto quella si' della politica.
Le recenti esperienze dei paesi del sud-est asiatico hanno dato dimostrazione che la dinamicita' dei mercati finaziari e' molto maggiore di quella di qualsiai organo politico, ma che soprattutto la narcotizzazione del costo del lavoro, data dal regime autoritario, che spesso fa di certi paesi I paradisi dell'investimento, nel lungo termine non regge, perche' il sistema e' talmente corrotto ed inefficiente che chi investe e' costretto a ungere troppo la macchina perdendo la propria convenienza.
Certo la soluzione di tutti questi problemi sarebbe lo stato di diritto che garantisca l'applicazione di una legge che tutela le due parti in causa.
Ma, domanda:
Come posso io, uomo politico, imporre a una dittatura un diverso modello di organizzazione statuale e/o di forma di governo della cosa pubblica?
Posso/devo passare per l'unica organizzazione politica intergovernativa (alla quale siedono tutti, buoni e cattivi)?
Cerco di tagliere I ponti con I cattivi in qualsiasi occasione?
Cerco di avere con loro un dialogo?
Cerco di creare le condizioni per I prigionieri di questo governo di aiutarsi da soli e di ribellarsi, nel modo che io ritengo piu efficace - quello nonviolento - oppure in quello piu' a loro congeniale?
Il dubbio liberale che accompagna la vita di alcuni di noi rispetto al proprio impegno politico, mi sta facendo sempre piu' propendere per la ipotesi che in un mondo organizzato in socialdemocrazie dove le liberta' individuali sono per definizione un accessorio, sia necessario legare sempre piu' l'economia e il commercio con I diritti umani (magari sfrondando la dichiarazione universale di inutili richiami solidaristici e impossibile richieste di fraternita') per dimostrare che alla fin fine la liberta' giova a tutti, buoni e cattivi, e che se I buoni forse saranno meno buoni, anche in cattivi saranno meno cattivi e questo per me e' gia' un passo avanti verso un mondo diverso e magari migliore di quello in cui ci vediamo proibiti pure scelte riguardanti la propria vita personale.
E il diritto di ingerenza? Bella domanda alla quale non riesco per ora a rispondere, o meglio non riesco a rapportartarmi al problema da un punto di vista realistico e non idealistico... sorry
Forse sbaglio a stare nel partito radicale con queste idee che mi si vanno formando e/o rafforzando? Non lo so, e soprattutto non me ne sono ancora convinto, di sicuro ho individuato la controparte e questa si chiama "Stato", il vero nemico della liberta' individuale. Per il libertario e' un male, per il liberale e' un male necessario. per ora mi accontenterei di limitare il danno e fare il liberale, ma il libertario deve per me restare l'obbiettivo.
Forse un soggiorno obbligato negli USA potrebbe essere radicalmente rivoluzionante per il compagno mecacci che ancora non si e' deciso a imparare la lingua della pragmaticita' (nel senso dell'inglese), chieda lumi all'ambasciatore cappato in materia e ne trarra' sicuramente giovamento.
Bye bye