Intervista a Henry kissinger
Parla con voce rauca, un inglese che chiaramente tradisce l'origine tedesca. Henry Alfred Kissinger, nato nel 1923 a Fuerth in Germania, emigrò negli Stati Uniti a quindici anni: la Germania nazista non amava quelli come lui; "ho perso trenta familiari, nell'olocausto. Quando agivo come politico ero solo un americano e non un ebreo. Ma certo provo una grande simpatia per il popolo d'Israele. Non partecipo mai ai meeting della comunità; ma non posso negare un'identità di sentire che deriva da esperienze comuni".
Kissinger è probabilmente il segretario di Stato americano più conosciuto. Nessuno ricorda più George Schultz, "l'architetto della distensione", segretario di Stato quando era presidente Ronald Rega; dimenticato anche James Baker III, " il signore della diplomazia mondiale ", segretario di Stato con George Bush. Kissinger, invece, il 56esimo segretario di Stato ( dal settembre 1973 al gennaio 1977, sotto la lontana presidenza di Richard Nixon), è ancora in sella. Non gli basta aver vinto il premio Nobel per la pace nel 1973, per aver messo la parola fina alla guerra in Vietnam. Da vent'anni è un globetrotter planetario, tra l'altro ricchissimo; è presidente o consigliere di decine di aziende e istituzioni, università ed enti. I suoi "consigli" vengono retribuiti a peso d'oro. Una sua conferenza viene pagata non meno di diecimila dollari. E poi articoli che vengono pubblicati dai maggiori quotidiani del mondo; e libri, come L'arte della diplomazia, un volumone di 600 pagine fitte fitte, che in Italia Sperl
ing & Kupfer ha messo in vendita a 45 mila lire; e che ha raggiunto la seconda edizione.
Una affollata conferenza all'università "Luigi Bocconi" di Milano è l'occasione per incontrarlo.
"Rispetto a quando io ero segretario di Stato", dice "tutto è terribilmente più complicato.
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NON C'E' PIU' LA GUERRA FREDDA; GLI STATI UNITI SONO PIU' FORTI CHE MAI... PERCHE' PIU' COMPLICATO?
Gli Stati Uniti ancora non hanno deciso che tipo di super potenza vogliono essere. Militarmente siamo una super-potenza, ma non ci sono teatri dove possiamo usare questa forza. Siamo l'economia più forte del mondo, ma non possiamo stampare più moneta come vogliamo. Siamo una super potenza tradizionale, con molta influenza; ma senza una strategia. Dobbiamo determinare le nostre priorità, e decidere quanto siamo pronti a pagare per esse. Un'esperienza nuova per l'America. E ancora: il Giappone è più nazionalista. La Cina sta diventando una superpotenza; lIndia cresce; l'Europa presto sarà una realtà unita, la seconda riserva valutaria del mondo. La nostra politica estera non può più fare quelloche vuole.
Lei è pessimista. Tutto il mondo continua a guardare all'America, oggi come ieri...
Siamo l'unica super-potenza del momento, certo. Sfido a trovare cinque parlamentari del congresso di Washington che sappiano dire dov'è la Bosnia... Nel secolo scorso, quando la super -potenza era la Gran Bretagna, gli Inglesi sapevano benissimo cosa volevano e cosa non invece era contro i loro interssi. Noi americani non lo sappiamo.
Come se lo spiega?
L'America è strana. Voi avete Nicolò Machiavelli, che vi ha insegnato che la storiaè una tragedia. In America, a perte la guerra di Secessione, non c'è mai stata una tragedia...
C'è stata la guerra in Vietnam...
Un ricordo che si spegne; ormai è come la guerra che gli Stati Uniti combatterono contro la Spagna nel 1898; solo che in Vietnam non abbiamo vinto. Gli americani di oggi conoscono più Jacqueline Kennedy che il presidente John Fitzgerald, suo marito. Io e quelli come me, ci siamo formatisui libri. La generazione di oggi sulla Tv, i compiuter. Non sanno leggere o formulare concetti.
Cosa pensa del presidente Clinton?
E' noto che non è il mio favorito. Credo che neppure lui sappia che tipo di presidente sarà. Ha morato grandi capacità in politica estera. Sa rimuovere i sintomi del problema; ma ora li deve affrontare; ora che non ha più il problema di essere rieletto, vedremo.
Lei nel suo libro parla del suo del pericolo costituito da quello che definisce: " vuoto di potere"...
E' un pericolo per la pace, sicuramente. I vuoti vengono sempre coperti da qualcosa, prima o poi. In quello che era il mondo comunista, nei paesi dell'Est europeo è certamente meglio sia colmato, questo vuoto, dalla NATO. Ma per farlo occorrerebbe dislocare una grande massa di forza militare americana in quei paesi in funzione dissuasiva...
Ha ancora taimore di quella che una volta era l'URSS?
Non rischi di invasione. Ma pressioni politico-militari per rendere quei paesi satelliti della Russia, sì. E una forte presenza militare potrebbe togliere a Mosca ogni tentazione.
E' favorevole o contrario all'allargamento della NATO anche ai paesi dell'Est?
Favorevole; ma al tempo stesso contrario al modo in cui lo stanno facendo.
Lei conosce gli antagonisti di Boris Eltzin? Cosa pensa di loro? Perchè sembra evidente che prima o poi Eltzin dovrà cedere loro il comando...
Alexander lebed è molto ingenuo. Il ministro degli Esteri Primakov è un professionista che stimo. Ma ha vissuto tutta la sua vita all'interno del vecchio sistema; mentre Lebed potrebbe riorientare la politica russa perchè non ha legami con il passato.
Il Medio Oriente va a fasi alterne: grandi speranze, grandi tensioni...
Nulla resta uguale a se stesso, in quelle zone ; neppure le amicizie. I paesi arabi, complessivamente, e nonostante il fondamentalismo religioso, sono molto maturati nel loro approccio ai problemi internazionali.
Per una volta non sembra pessimista...
Se sono scettico circa gli sviluppi democratici della Russia, o della Cina o del Medio Oriente non è perchè li credo impossibili da realizzare; piuttosto non do per scontato che l'evento desiderato si realizzi; e non si può fondare la politica occidentale trascurando la difesa e l'equilibrio del potere.
C'è il colosso cinese...
Un paese con un miliardo di abitanti e un prodotto interno lordo che entro quindici anni potrebbe essere tre volte quello americano. La Cina è un mercato enorme, una potenza che va presa seriamente. Ma non penso che si possa fermare, non riesco neppure a capire come si potrebbe fare....
E l'Europa? Lei prima diceva che si avvia a diventare anch'essa una potenza...
Al momento la situazione mi pare questa: Helmut Kohl non è favorevole a una Germania Stato -nazione perchè avrebbe troppa ostilità attorno a sè. La Francia tuttavia ha perso la fiducia nella sua capacità di controllare i tedeschi. L'Italia e la Spagna entreranno nell'Unione monetaria; ma poi, come agiranno? Sapranno mantenere la disciplina richiesta? Comunque ho molta fiducia nel buon senso degli italiani. Certo, ora c'è una situazione di caos; ma bisognerà vedere fra dieci anni. Gli italiani sono dei geni nella pratica, non nella teoria
Va.Ve.