("Sole 24ore" del 4 febbraio 1997)"SARAJEVO - A più di due anni dalla firma del Trattato di Dayton, il processo di ricostruzione della Bosnia-Erzegovina sembra finalmente pronto a decollare. Nell'arco di poche settimane, grazie a un atteggiamento più decisionista della comunità internazionale, il quadro politico e istituzionale bosniaco si è stabilizzato in maniera significativa e i Paesi donatori - che dallo scorso anno avevano bloccato i flussi dei finanziamenti - sono pronti a sostenere con nuovi aiuti la ricostruzione.
Sul piano politico, l'elezione a primo ministro della Srpska Republika (Sr) del moderato Milorad Dodik, un fautore della convivenza multietnica, rappresenta una svolta che pochi osservatori avevano previsto ed è il frutto dell'appoggio dato dalla comunità internazionale alla presidente Biljana Plavsic. Dodik,che ieri ha assunto i pieni poteri, ha assicurato che sosterrà in pieno l'applicazione del Trattato di Dayton. E il suo passato politico rende credibili le sue promesse.
I seguaci di Radovan Karadzic appaiono ormai completamente emarginati. Anche sul piano fisico: uno dei primi provvedimenti del nuovo Governo è stato infatti quello di trasferire la capitale della Rs ele sue istituzioni dal villaggio montano di Pale - da sempre roccaforte dei "falchi" - a Banja Luka. L'Unione europea ha immediatamente premiato il nuovo corso della leadership serbo-bosniaca stanziando due giorni fa 12 miliardi di aiuti a sostegno della disastrata economia della Srpska republika, che sino a ora ha ottenuto solo il 3% degli aiuti internazionali destinati alla Bosnia, a causa degli ostacoli posti all'applicazione del processo di pace dalla vecchia dirigenza nazionalista. Questo primo stanziamento, che servirà per lo più a pagare gli stipendi arretrati dei dipendenti pubblici, dovrebbe essere seguito in tempi molto rapidi dai ben più consistenti aiuti previsti per la componente serbo-bosniaca dal Piano internazionale per la ricostruzione, che per il '96 aveva stanziato 600 milioni di dollari.
Anche altri spinosi problemi, quali l'introduzione di una moneta unica nell'intero territorio bosniaco, di targhe automobilistiche unificate e dei passaporti comuni, sono stati risolti negli ultimi giorni. La comunità internazionale aveva legato al superamento delle dispute tra croati, serbi e mussulmani - che da due anni stavano discutendo questi temi senza trovare un accordo - lo stanziamento della tranche '97 (1.200 milioni di dollari) per la ricostruzione. Grazie ai maggiori poteri affidatigli dalla comunità internazionale nel dicembre scorso - che di fatto rendono la Bosnia una sorta di protettorato - l'Alto Commissario per gli affari civili Carlos Westendorp è riuscito a imporre le soluzioni individuate dagli esperti internazionali.
La decisione più importante riguarda l'adozione della nuova moneta comune, che è stata chiamata <> e sarà agganciata al cambio di uno a uno alla valuta tedesca. Le banconote, al di là del fatto che le scritte saranno sia in caratteri cirillici che latini, non saranno contraddistinte da alcun simbolo nazionale - come volevano, suscitando veti incrociati, serbi, croati e mussulmani - ma saranno contrassegnate dai ritratti di sette scrittori bosniaci appartenenti alle tre nazionalità.Dalla fine di aprile le nuove banconote dovranno sostituire la kuna croata, che circola in Erzegovina, il dinaro serbo utilizzato nella Sr e il marco tedesco, che rappresenta la moneta di riferimento nei territori musulmani. La comunità internazionale, dopo mesi di sterili scontri tra i bosniaci, ha assunto anche le redini della gestione finanziaria: nei giorni scorsi è stata finalmente creata la nuova Banca centrale della Bosnia-Erzegovina, che sarà dotata delle riserve valutarie necessarie a sostenere il corso della nuova moneta unica e Governatore centrale, su indicazione del Fondo monetario, è stato nominato l'americano Peter Nicholl.
Per il martoriato Paese si apre finalmente una nuova stagione, in un quadro politico che per la prima volta dalla fine della guerra sembra offrire garanzie di stabilità agli investitori stranieri. (Elena Ragusin)>>.
<>("Corriere della Sera" del 6/2/98)
"Stoccolma - Cinque colpi di pistola alla testa sparati a bruciapelo da un sicario appena ventenne. E' morto così, nel ristorante dell'ippodromo di Stoccolma, Dragan Jokosovic, considerato uno stretto collaboratore dell'estremista serbo Arkan. Arkan, al secolo Zeljko Raznatovic, durante la guerra in ex Jugoslavia comandava uno spietato gruppo paramilitare, le <>. Ma ora, secondo la polizia svedese, l'ex <>, da Belgrado, dirige il contrabbando di sigarette nel Paese nordico. E l'uomo ucciso era il suo luogotenente in Svezia. Dragan Jokosovic, 42 anni, viveva in Scandinavia da 19 anni e si era guadagnato il titolo di <> ma era sempre riuscito a farla franca. La polizia sapeva che taglieggiava i ristoranti di Stoccolma, eppure non era riuscita a trovare le prove per incastrarlo. Solo una volta agli inizi degli anni 90 era stato condannato in primo grado per estorsione, ma in appello il testimone che lo accusava aveva ritrattato e lui era stato assolto. Anche il suo padrino Arkan,prima di diventare un <>, ha vissuto per un periodo in Svezia. Gli inquirenti svedesi sono convinti che si tratti di un'esecuzione ordinata da una banda rivale che vorrebbe impadronirsi del lucroso mercato del contrabbando di sigarette.".