Da molto tempo, mi verrebbe da dire da troppo, Giorgio Pagano non viene mai preso in considerazione, a ragione o a torto, tutte le volte che interviene oralmente o per iscritto circa l'atteggiamento del partito radicale nei confronti sia dell'esperanto che dell'ERA.
In politica, come forse in altre attività umane, credo che non ci sia peggiore comportamento che l'indifferenza, conscio di non rappresentare altro che me stesso, cercherò di iniziare uno scambio di opinioni sull'esperanto e sull'ERA.
Una volta ero esperantista e una volta ero pure dell'ERA, adesso non lo sono più. Ma mentre non ho niente contro un'associazione di radicali che si dicono esperantisti, mi pare che il rapporto tra il partito radicale e la lingua esperanto, debba diventare un punto all'ordine del giorno per il partito, un punto da discutere a fondo invece che tentare di promuovere.
Cosa ne vogliamo fare di questo esperanto? Secondo me sarebbe bene abbondonare tutto quello che non si puo' fare per non essere velleitari, ma nel caso dell'esperanto credo che una riflessione di tipo diverso possa essere fatta.
Contrariamente a quanto, anche da me sostenuto in passato, l'esperanto va assolutamente contro il pricipio utilitaristico del massimo risultato con il minimo sforzo; ora, detto principio non fa necessariamente parte del verbo radicale, ma mi pare che sia la regola d'oro della globalizzazione.
Puo' un partito che si dice transnazionale e che ha come referenti politici le organizzazioni internazionali non prendere in considerazione questo problema?
Quale sia la tradizione politica ispiratrice del partito radicale non e' facile dire, anche perche' pare piu' essere la casa comune di individui di tutto il mondo che si uniscono perche' d'accordo su alcuni obiettivi, che un partito politico tradizionale.
La mia posizione rispetto agli aspetti politici della vita e', credo, liberale, e da liberale pragmatico, ritengo che sarebbe forse il caso di abbandonare l'esperanto e lasciarsi trasportare dal fiume in piena della transnazionalizzazione dei mercati e dalla globalizzazione delle questioni. Il calendario segna il 1998, un lingua conservatrice inventata 100 anni fa non credo possa aiutare niente e nessuno alle soglie del 2000, se non I suoi sostenitori intenti solo, e dico SOLO, a farsi la guerra, o I dispetti, invece che a darsi da fare realmente per avere qualcosa di interessante da dire oltre che un mezzo neutrale per comunicare.
Ogni commento e' molto piu' che benvenuto.