non mi piacciono alcuni modi in cui Edo risponde alle argomentazioni di Marco: la demonizzazione -pur se scherzosa e allegra come la sua- di colui che la pensa in modo diverso, mi ha sempre provocato risultati contrari rispetto a quelli sperati di chi la applica. E' l'istintuale rispetto che ho verso chiunque venga aggredito, indipendentemente dalle motivazioni condivise o meno.Per entrare nello specifico, credo che Edo abbia centrato il problema, quando parla di "provincialismo". Sembra un po' ridicolo dare quest'accusa ad una persona che vive a New York e che, come Marco, e' lo specchio dell'antiprovincialismo (lo dico per conoscenza e frequentazione lunga che ho con lui), ma ho proprio l'impressione che Edo abbia colto nel segno.
Il fatto che la lingua inglese -al di la' di Marco Perduca che ne fa un uso quotidiano all'Onu e nella citta' in cui vive e che grazie a questa lingua intrattiene rapporti con persone di idiomi piu' disparati- ....... il fatto che questa lingua faciliti i rapporti, non toglie alcunche' all'utopia della lingua veicolare. L'inglese e' la lingua dei vincenti oggi in campo linguistico e culturale, ma ci sono anche altri modelli non egemonici che possono rappresentare riferimenti. E il modello della cultura esperantista e' quantomeno affascinante, proprio prendendo atto della realta', dove ci sono culture e lingue che resistono e sono tutt'altro che disponbili a farsi egemonizzare. L'esempio della lingua francese e' solo il piu' banale, mapotremmo prendere anche l'esempio -troppo spesso messo in secondo piano- della lingua spagnola ........... per restare solo ai nostri lidi di miserabili occidentali.
Comunque, grazie Marco per aver aperto il dibattito (sei veramente top su queste cose). E chiedo ad Edo, dopo il bellissimo intuito con cui ha scovato il tallone d'Achille di Marco, di essere piu' d'argomento e meno di sfotto'.