Stralcio dal "Corriere della sera" del 10/3/98:
"Nel blocco dei finanziamenti alla Serbia garantiti dai governi, deciso ieri a Londra,l'Italia rischia di perdere buoni affari per compiere il suo dovere e premere su Slobodan Milosevic: è stato chiesto al ministro degli Esteri, Lamberto Dini, se il blocco riguardi anche l'intervennto di Telecom Italia per la privatizzazione della società serba dei telefoni. E Dini ha risposto: <>. Ma poi ha spiegato che il blocco <>, perchè <>. Ciò che è stato già fatto, insomma, non si discute. E Dini spera che le decisioni prese <>, cioè che Milosevic non sfidi le richieste del Gruppo di contatto: se l'uomo di Belgrado accetterà il dialogo con gli albanesi, <>, le sanzioni decise ieri potranno essere tolte.Perchè, in verità, la Serbia è interlocutrice scomoda. Così Dini sottolinea che non è in discussione <>, sicchè Pristina non può aspirare all'indipendenza. Il ministro italiano ammette che Kofi Annan ha ragione quando dice che questo è un problema europeo, <>, ma osserva anche che <> nella richiesta a Belgrado di aprire le porte a ispettori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, <>. Insomma, la speranza è riposta <>, come chiedono Italia, Francia e Germania. Ma, in caso contrario, s'è ipotizzato a Londra l'uso della forza? Dini conclude: <>".Penso che l'articolo trascritto sintetizzi appieno la politica del ministro Dini: sulle privatizzazioni serbe <>; sul Kosovo, Dini dimentica che era una provincia autonoma dell'ex-Jugoslavia prima di essere serbizzato; e il Kosovo non è Europa?; sull'Ocse sembra suggerire a Milosevic la scusa per rifiutare gli osservatori; infine, la sua recisa esclusione del'uso della forza è musica alle orecchie del dittatore serbo.Su Dini vedi anche l'articolo di Fiamma Nirenstein su "La Stampa" di oggi: "La folgorazione di Dini sulla via di Teheran".