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Orofino Veronica - 18 marzo 1998
AGORA': MESSAGGI

3, 18-Mar-98, 17:28, V.Orofino, V.Orofino, *, 12004,

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Da religione liberatrice a ideologia del terrore: intervista con l'algerino Meziane, che chiede un rinnovamento del pensiero musulmano

L'ISLAM

ASPETTA IL SUO LUTERO

Algeri /Barbara Spinelli / la stampa 18/ 3

-------------------------------------------------- Uccidono nel nome di Dio, dicono di aspirare al Paradiso: viaggio nelle " Notti di S. Bartolomeo" che l'Algeria vive da sette anni.

Qualsiasi grande fede può essere "degradata" :

i crimini degli integralisti superano persino quelli dei nazisti

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L'Islam sta conoscendo in Algeria le sue notti di S. Bartolomeo : musulmani uccidono musulmani, come nel 500 e 600 ci si uccideva tra i cristiani prima che Enrico IV e il trattato di Vestfalia mettessero fine alle guerre di religione, e inventassero l'autonomia della politica, lo Stato moderno, le prime forme di laicità. Anche i massacratori dell'Islam politico uccidono in nome di Dio, offrono presunti olocausti, dicono di aspirare al Paradiso, come i cattolici di Francia che massacravano i protestanti credendo di instaurare il regno dell'Universale Amore. Solo che questa volta non è qualche ora di sbandamento sanguinario, come all'epoca di Caterina dei Medici. Sono sette anni che l'Algeria vive un'interminabile San Bartolomeo: con effetti devastanti sulla religione musulmana, sulle fedi dei credenti, sull'autorevolezza delle guide spirituali. Sono anni che una setta fanatica signoreggia in Algeria, decretando chi deve vivere e chi morire, e condannando a morte non solo stranieri e concittadini, ma l'idea st

essa di Stato: Così profondo è il senso di devastazione che alcune autorità religiose cominciano ad allarmarsi, e a invocare una riforma radicale dell'Islam: riforma del suo pensiero politico, riforma delle sue confuse e mai chiare gerarchie, riforma delle leggi canoniche: della SHARIAH. Riforma infine della teologia giuridica, fissata nel caso dei sunniti otto secoli fa, e da allora mai riadattata. "Sono i credenti stessi che devono oggi invocare con massima urgenza la laicità - mi dice Soheibi Bencheikh, il muftì di Marsiglia che incontro ad Algeri-, perchè solo la laicità può proteggere veramente le fedi religiose, dall'intolleranza e dai fanatismi cruenti". Il muftì chiede un'autentica riforma religiosa, e a Algeri lo chiamano già: il nostro Lutero. Perchè denuncia leggi canoniche del tutto sconnesse dalle esigenze contemporanee, e in questa battaglia rischia il posto nonchè la vita : "Sono leggi elaborate in tempi di guerra imperiale, dai beduini del deserto, tra il X e XI secolo: non hanno nulla a che

vedere con i tempi del Profeta né con i nostri. Sono leggi che urge desacralizzare, come d'altronde va desacralizzata la teologia. Sacro è solo il Corano".

Questo mi ha detto Soheib Bencheikh, ma parole non del tutto differenti le ritrovo ai massimi vertici delle istituzioni religiose algerine. Le ritrovo più precisamente in Abelmadjid Meziane, il Presidente dell'Ato Consiglio Islamico nominato in gennaio da Zeroual. Incaricato di verificare la compatibilità fra leggi parlamentari e religiose, Meziane è un liberale, un innovatore. Non è passata inosservata da democratici e laici la sua prima decisione, di permetterel'aborto delle donne stuprate dagli integralisti musulmani. Non è passata inosservata la sua chiara definizione dei crimini integralisti, definiti su questo giornale "crimini imperdonabili contro l'umanità". Ci rivolgiamo dunque a lui, per sapere quale potrebbe essere questa riforma dell'Islam, che l'Algeria tenta di fabbricare- non solo per se stessa- sull'orlo del disastro.

"Non parlerei di riforma - spiega- ma di IJTIHAD, che vuol dire SFORZO DI RIFLESSIONE. Uno sforzo di riflessione e di rinnovamento che l'Islam raccomanda, ma che fu interrotto nell'undicesimo secolo, quando venne codificata una vasta giurisprudenza. Oggi, questo sforzo dovrebbe esser condotto in armonia con altri sistemi di pensiero: cristiani, ebraici, buddisti ecc. Per quanto riguarda l'Islam, non si tratta di intervenire sulle istituzioni, come chiesero i riformatori nell'800. Si tratta di modificare le mentalità di far nascere finalmente un pensiero politico coerente. Si tratta di adattare alle esigenze contemporanee una giurisprudenza che è stata codificata otto secoli fa, ed è impregnata di un medievale spirito di lotta, di uno spirito imperiale-dispotico. Spirito che non ha nulla a che vedere con i principi della religione musulmana, né con il Corano. Agli inizi l'Islam fu una religione liberatrice, anti-dispotica: fu la rivolta di individui e popoli-arabi, abissini, indù- che vivevano alle perifer

ie dei due grandi imperi bizantino e persiano. E anche il JIHAD non è Guerra contro l'Altro, il Diverso: è "sforzo su se stessi", sforzo di prendere in mano il proprio destino, di emanciparsi e civilizzarsi attraverso la spiritualizzazione. Non è dunque l'uso perverso, bellicista, che i terroristi integralisti fanno del JIHAD ".

In un certo senso, occorrerebbe dunque opporre un vero JIHAD al falso JIHAD del terrore.

"IL JIHAD dei terroristi integralisti è terribilmente moderno, e qui e secondo me la novità del loro crimine. Quando viene meno la spiritualità di una religione, quando le società moderne perdono tale spiritualità come oggi sta accadendo universalmente, non resta che l'esperienza temporale, materialistica, fra uomini e società. Non resta che il pensiero di guerra. nel caso dell'Algeria o delle nazioni musulmane, non resta che il volto guerriero di un Islam storicamente deformato".

Nel caso degli integralisti algerini, non resta solo il volto guerriero. Resta il volto del terrore. Nasce da questa consapevolezza la volontà di fare un eccezione nelle leggi musulmane, e di permettere l'aborto per le donne stuprate ?

"Nasce dalla volontà di indicare ai musulmani - e alla coscienza universale - che i crimini di fronte ai quali ci troviamo costituiscono un'assoluta novità, per l'Islam come per la civiltà intera. Che siamo di fronte a un crimine contro l'umanità: imperdonabile, e specialmente mostruoso perchè commesso in nome di una religione. Di fronte a accadimenti di questa portata la questione dell'aborto diventa secondaria, nell'etica religiosa. Anche su questo urge uno Sforzo di Riflessione, un IJTIHAD. Fare un'eccezione nella giurisprudenza religiosa è compiere un atto di testimonianza, che è indispensabile. Bisogna che tutti i musulmani, e la coscienza del mondo civilizzato, capiscano che qui stanno accadendo cose abominevoli, senza precedenti, e che sappiano come una religione - una qualsiasi grande religione possa essere malmenata. Il crimine in nome dell'Islam supera perfino i crimini nazisti : i bambini tagliati a fette, decapitati, fracassati contro i muri, le donne sventrate, sgozzate dopo lo stupro, i feti g

ettati nei forni. Ci furono le camere a gas, certo. Ma furono atti collettivi, diffusi: atti individuali come quelli commessi in Algeria rappresentano una completa novità".

Alcuni dicono che gli integralisti si richiamano a una legislazione antica e mai veramente emendata , quando emettono le loro fatwa o sentenze giuridiche: per esempio quando impongono il velo, o quando stuprano le donne degradandole - con una legge speciale - a bottino di guerra.

L'uso della Fatwa necessita una revisione profonda, altrimenti ci sarà nell'Islam un rischio, grave, di anarchia Non è ammissibile che un piccolo faqih di passaggio, un teologo analfabeta e senza alcuna preparazione, pronunci sentenze giuridiche perchè costretto da terroristi che gli puntano la pistola sulla tempia e che gli ordinano: "Adesso tu dichiari che queste vittime sono miscredenti, e pronunci la legalità della morte" Per esser un uomo di religione abilitato a emettere sentenze, occorre una lunga preparazione religiosa e giuridica e bisogna possedere una moralità e una spiritualità infallibili. Nessuna teologia, d'altronde, può giustificare lo stupro collettivo delle donne seguito da strage, l'assassinio di bambini o embrioni strappati alle madri sventrate. E' vero: le donne furono considerate bottino di guerraai tempi delle Crociate o in Spagna, quando ebrei e musulmani furono espulsi dall'Andalusia: per vendetta si sequestravano le donne cristiane, e gli spagnoli facevano lo stesso con le musulman

e , sulle coste del Maghreb. Ma era la guerra, e non erano gli stessi crimini . Ripeto: sgozzare una donna violentata o fracassare la testa d'un bambino è un comportamento assolutamente nuovo, nella storia dell'Islam e dell'umanità. Viene poi la questione del velo, anch'essa malmenata dai terroristi islamici. Inizialmente il velo non è che un abito decente, che protegge: che permette alla donna di passare inosservata, di esser considerata non come una cosa ma come una persona eguale all'uomo, come essere umano rispettabile e rispettato. Nelle campagne musulmane le donne non si velano, né si velano le donne che lavorano. di per sé l'Islam non perscrive che l'abito di dignità: sono state le singole tradizioni locali, rurali, beduine, a imporre regole circostanziate in proposito. Le stesse tradizioni d'altronde - fondate sul maschilismo, sull'agnatismo che regna in tutto il Mediterraneo - limitano assurdamente alcuni diritti della donna, consentendo ancor oggi in Algeria la poligamia, la tutela dei genitori del

marito, il divorzio deciso dal solo consorte. Queste tradizioni hanno finito per addomesticare la religione, che in origine dava uno spazio ben più grande alla spiritualità che al formalismo delle regole. Regole peraltro infrante dal terrore: da nessuna parte è scritto che la donna senza velo è degna di morte!".

Anche qui lei auspica dunque un Rinnovamento, che liberi la religione dalla prigionia delle tradizioni, dei formalismi giuridici ? C'è spazio per l'individuo, nell'Islam ?

"Le libertà individuali sono state schiacciate nell'Islam, assieme alle libertà dei popoli e delle comunità religiose: tra queste, intendo anche le comunità mistiche Sufi. Sono state schiacciate da un potere dispotico. Questo è avvenuto perchè l'Islam ha dimenticato che nelle proprie origini emancipatrici, le libertà individuali sono rispettate. Perchè ha deviato, e ha ereditato i caratteri dispotici, imperiali, delle due grandi potenze che pure aveva combattuto: della potenza bizantina e persiana. Per questo il pensiero politico musulmano è confuso: perchè è permeato di una concezione imperiale, perchè non ha elaborato il proprio pensiero in accordo con il senso dello Stato, della nazione. Anche il cristianesimo ebbe peraltro questo sviluppo: in principio auspicava la spiritualizzazione, e Cristo voleva rendere a Cesare quel che è di Cesare. Poi ci fu la deviazione verso le Crociate, l'Inquisizione, le notti di s. Bartolomeo".

Il cristianesimo uscì da questo pensiero deviante, confuso, accettando la laicità, la separazione tra politica e religione. Verrà questo momento per l'Islam ?

"Verrà senza copiare i modelli francesi, occidentali. Verrà dall'interno dell'Islam stesso e sarà come per il cristianesimo, che seppe preservare una spiritualità grazie alla tolleranza reciproca tra praticanti e non praticanti, credenti e non credenti. Quel che bisogna rifiutare è il conflitto accanito tra visioni laiche e visioni religiose. Rifiuto una laicità che sfoci nel rigetto della religione, e nell'anticlericalismo".

Ma la laicità non è una visione dello spirito, a me sembra.

La laicità non è che un metodo, una procedura: crea spazi dove la religione non entra, libera le religioni dalle interferenze politiche. Il muftì di Marsiglia dice: la fusione tra politica e religione ha sempre danneggiato le religioni, e avvantaggiato i politicanti.

"Questa in effetti dovrebbe essere la laicità: un modo di convivenza sociale. A partire dal momento in cui diventa una modalità di coesistenza - e cessa di essere una visione dello spirito, un anticlericalismo - la laicità si apre, e non combatte più le religioni ma le garantisce: lo Stato diventa il gran protettore della religione, e non più il suo nemico. Ma non dimentichi che siamo un Paese nuovo, che adotta progressivamente i concetti che gli integralisti denunciano. Non dimentichi che la laicità è ai primi passi da noi, che l'Islam sta adattandosi, che occorre dunque prudenza nella pratica".

Questo significa che lo Stato deve continuare a essere musulmano, invece che neutrale ?

" In Paesi come il nostro occorre tener conto che esiste un popolo con radici forti nell'Islam, e che esistono altre religioni bisognose di protezione, come la Chiesa cattolica. E' quindi importante che sia preservata la forza dell'Islam ufficiale, così come è importante preservare uno Stato che vegli sull'esercizio e le pratiche della religione, nominando il clero e gli imam. Questo perchè bisogna evitare che ci siano città occupate da gente che trasforma l'Islam in fanatismo. Le autorità pubbliche non possono agire diversamente, nelle circostanze attuali. Qualsiasi Stato, confrontato con una situazione come quella algerina, è obbligato a intervenire nella religione: per consentire il salvataggio della democrazia, per occupare lo spazio religioso confiscato dagli integralisti e dai teologi analfabeti. Altrimenti avremo l'anarchia e le giurisprudenze religiose parallele, che fanno la guerra alle leggi civili".

Lei dice che l'Islam fu in origine una religione liberatoria, misericordiosa. Com'è avvenuta la degradazione ?

"Accade spesso che un'idea buona degeneri, quando gli spazi della spiritualità sono drasticamente ridotti, quando non vengono armonizzati con i doveri civici, e quando le giurisprudenze formalistiche prendono il sopravvento. E' avvenuto con la fraternità cristiana. E' avvenuto anche con le idee laiche del Baath si richiamava alle teorie personalismo cristiano ed era pieno di belle idee tolleranti : conoscevo bene l'ideologo del Baath, Michel 'Aflak, che si diceva discepolo di Mounier. Anche Saddam Hussein e Assad di Siria ammiravano il cristiano Mounier. In principio volevano un nazionalismo laico, dove varie religioni coesistessero. Poi i seguaci di 'Aflak deviarono, e cominciarono a dire che quest'idea tollerante bisognava imporla con la forza . Vede dunque, come le religioni e le idee politiche possono cominciare nel bene, e finire nel male. Per questo occorre uno Sforzo di Riflessione comune, tra religiosi e non religiosi di tutto il mondo. Fra i tre monoteismi soprattutto, che hanno

pur sempre in comune l'eredità della profezia. profezia di Mosè, di Cristo, di Maometto. Occorre finalmente un vero dibattito di idee. Perchè la vita politica è nulla, se non è vita intellettuale. E' nulla, se non ha memoria storica e volontà di pensare l'umanità futura".

 
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