IL PARTITO RADICALE ALLE NAZIONI UNITE: LA GUERRA PROIBIZIONISTA ALLE DROGHE VIOLA I DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA.

Vienna, 19 Marzo 1998. Nell'intervento presentato oggi alla Commissione sulle droghe presso le Nazioni Unite di Vienna (che si riuniva in preparazione della Sessione Speciale dell'Assemblea Generale sulle droghe dell'8 giugno) il Partito Radicale ha denunciato le gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona, ivi compresi i diritti enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, perpetrate in nome e per conto della guerra proibizionista alle droghe.

In particolare, i rappresentanti del Partito Radicale presso le Nazioni Unite, Marina Szikora e Marco Cappato, hanno ricordato che esistono al mondo numerosi Paesi che applicano la pena di morte o l'ergastolo per i semplici consumatori di droghe, senza che l'organismo dell'ONU per la lotta contro le droghe (diretto dall'ex-Senatore dell'Ulivo Pino Arlacchi) abbia nulla da eccepire, mentre Paesi come l'Olanda o la Svizzera vengono apertamente criticati proprio in sede ONU a causa dei loro esperimenti su politiche alternative.

Il Partito Radicale ha anche affermato la necessità di difendere la libertà di espressione contro i tentativi, attuati anche in sede ONU, di assimilare le campagne politiche per la legalizzazione delle droghe ad atti, penalmente perseguibili, di incitazione all'uso delle stesse.

Gli altri due punti, che Szikora e Cappato hanno chiesto fossero tenuti in considerazione per la dichiarazione politica solenne che aprirà i lavori della Sessione Speciale di giugno, sono quello della libertà teraupetica (cioè il diritto del cittadino a ricevere i trattamenti che il proprio medico considera più adatti, inclusi la somministrazione controllata di eroina e la prescrizione di marijuana) e della disponibilità di siringhe sterili contro la diffusione dell'AIDS.

Nella giornata di domani, nell'ambito della discussione sull'eradicazione delle colture illecite, è previsto l'intervento del Partito Radicale contro la decisione di Arlacchi di finanziare direttamente il regime segregazionista dei Talebani.

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