LO SPIRITO E IL PROFITTO
DUE GRANDI MISSIONARI
Igor Man / la stampa / 24/ 03
"Due fieri combattenti per la democrazia ma con un orizzonte completamente opposto
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I due più importanti protagonisti della scena mondiale sono entrambi in Africa. In questo preciso momento. giovanni Paolo II, pontefice massimo della Chiesa cattolica, è (per la seconda volta in 16 anni) in Nigeria. Bill Clinton, Presidente della Superpotenza mondiale, il cui potere è destinato a crescere prepotentemente grazie alla magica rivoluzione dell'informatica applicata agli armamenti, lui, The President visita il Ghana, l'Uganda, il Ruanda, il Sud Africa. (Era dai tempi di Roosevelt, credo, che un Presidente americano non andava nel Continente Nero). Il Papa, vecchio, stanco, zoppicante ma non domo pellegrino del Vangelo, visita un Paese immenso, con un territorio ch'è tre volte quello dell'Italia, popolato da 110 milioni di abitanti, con un reddito pro capite di 400 mila lire, al di sotto, dunque, della frontiera della sopravvivenza. La visita media, in Nigeria, sfiora (la vita media) in N. sfiora i 50 anni; oltre la metà dei bambini con meno di 5 anni soffre di denutrizione. E tuttavia la Niger
ia è il sesto produttore del mondo di petrolio con due milioni e 50 mila barili di greggio al giorno. All'epoca del primo viaggio, Giovanni Paolo II fu accolto, a Lagos, da un Presidente democraticamente eletto. Oggi la Nigeria è sotto la ferula del generale Sani Abacha, al potere dal 1993 dopo un colpo di Stato. (Lo scrittore Wole Soyinka, premio Nobel, esule in America, definisce questo dittatore "il Pinochet d'Africa").
Che c'è andato a fare il Papa in questo Paese bello e terribile schiacciato da un debito estero di 34 miliardi di dollari, il 120 per cento del Pil nigeriano ? Ufficialmente Papa Wojtyla s'è recato in Nigeria per beatificare, a Onisha (45 gradi all'ombra), Cyprian Tansi, il sacerdote nero che spese la sua vita evangelica per l'emancipazione della donna. Una vera e propria rivoluzione culturale, la sua: insegnò alle donne che potevano e dovevano esser padrone del proprio destino: per esempio rifiutando, se vedove, di sposare il cognato. Era un uomo forte, un trappista dolcissimo. La beatificazione c'è stata- e Dio solo sa quanta pena fisica non avrà arrecato al Papa. Ma lui che (sembra di capire) porta la "sofferenza della carne" come un cilicio (coniugandosi, così, spiritualmente con Paolo VI che patì senza lamento la tortura di un'artrosi implacabile) ha colto l'occasione per gridare, alto e forte, il suo sdegno (come già fece a Cuba ) per la libertà negata ai nigeriani, esortandoli a combattere (a mani
nude) per il ritorno della democrazia, in nome di Gesù.
Clinton, pragmaticamente, viaggia Paesi che, al contrario della Nigeria, non conoscono il determinismo selvaggio dello sviluppo del sottosviluppo. Di più: sono, codesti Paesi, il grimaldello mediante il quale la superpotenza è riuscita, infine a penetrare nel cuore dell'Africa Nera. Si veda la conquista dello Zaire da parte dell'ambiguo Kabila. Quando fu in Africa, spinto dalla sua utopia, il Che ebbe spesso a lamentarsi di Kabila: "uomo sfuggente, fasullo come guerrigliero: all'azione preferisce il wisky, quando ci sarebbe da sparare sparisce". Oggi Kabila ha,in fatto, aperto la cassaforte dell'ex Congo Belga, colma di preziose materie prime, agli S.U. Il viaggio di Clinton, d'altronde, avviene nel segno della sua "filosofia africana" : investire, senza intermediari, nell'azionario delle imprese private operanti nell'Africa sub-sahariana; impiegare il dollaro nelle infrastrutture affidabili. Insomma, il progetto di Clinton sviluppa lo sviluppo dove esiste già, là dove i profitti sono più di una promessa.
Al tempo dei Mau Mau, la figlia di Yomo Kenyatta mi disse che il Paradiso terrestre fu in Africa: "Ma lo abbiamo perduto vendendo l'anima al Faust colonialista". Ora è chiaro che sarebbe ingenuo, se non ridicolo, pretendere che la super potenza anziché preferire (pragmaticamente) l'Africa dove in qualche modo resiste il "paradiso terrestre", guardasse all'Africa infernale. A ciascuno il suo. Gli investimenti, Il profitto alla Superpotenza. La missione evangelica, la Parola al vicario di Cristo. Ma il vecchio cronista che ha imparato ad amare l'Africa quando non ci andava pressoché nessuno, pensa che il viaggio del Papa, "rantolante, duro come un parto" alla fine porterà alla rinascita del Continente Nero. Laggiù, in quelle contrade "cinematografiche", dove non abita che il sole, o il chiaro di luna, laggiù si giuoca il destino dell'Europa stregata dai parametri di Maastricht. Un africano problematico, Ben Bella, mi ha detto : "L'Africa ha (anche) bisogno di tenerezza. Se l'Europa non gliela darà, prepara
tevi a una invasione senza misericordia".