ARLACCHI: LA PAURA E' SEMPRE CATTIVA CONSIGLIERA
DICHIARAZIONE DI GIANFRANCO DELL'ALBA E OLIVIER DUPUIS, DEPUTATI EUROPEI
Bruxelles, 27 marzo 1998. Con un comportamento degno dei suoi sodali talebani, Pino Arlacchi sfoga anche a livello internazionale l'arroganza e il giustizialismo di cui tanta prova ha già dato in Italia. Sicché la Bonino è da mettere al muro perché ha detto forte e chiaro quello che tutti pensano, e cioè che il colpo di genio di Arlacchi di andare a concludere un accordo miliardario coi Talebani pensando cosi di sradicare la coltura del papavero da oppio in quelle terre è, per dirla brutalmente, una "boiata pazzesca".
Certo, la Bonino, che oltre ad esser radicale ha probabilmente anche il gran torto di essere una donna, ha promosso con successo la campagna "Un fiore per le donne di Kabul" e si puo' capire l'imbarazzo del prode Arlacchi per aver concluso un "pactum sceleris" con un regime riconosciuto solo da tre paesi, ma visto che qualcuno l'ha mandato li, dovrebbe stare più attento a quello che dice.
Arlacchi sa, ad esempio, che il Parlamento europeo ha adottato all'unanimità il 19 febbraio scorso una risoluzione sull'Afganistan che oltre che a "reiterare la sua ferma condanna del regime dei talebani" ha espresso "la sua preoccupazione per l'accordo concluso dall'UNDCP (l'organo dell'ONU diretto da Arlacchi) con i Talebani", "invitando la Commissione europea e gli Stati membri ad esaminare con la massima attenzione le modalità concrete di applicazione di tale accordo" e ha chiesto di sospendere tutti i programmi di cooperazione (compreso dunque quello di Arlacchi) tranne gli aiuti umanitari?
Lo sa Arlacchi che il Vicepresidente della Commissione Marin, intervenendo nel dibattito al P.E. ha affermato testualmente "La Commissione condivide le preoccupazione del PE sulla fattibilità del programma di sradicamento delle colture concordato dall'UNDCP. Non ci sembra che in questo momento la situazione in Afganistan sia tale da consentire di applicare un programma di questo tipo?"
Lo sa Arlacchi che questi dubbi sono largamente condivisi da gran parte di quei Paesi che poi debbono metter mano al portafoglio per finanziare il tutto?
Lo sa Arlacchi che l'ONU, di cui è vicesegretario generale (sic!) si è appena ritirata da una delle regioni controllate dai suoi amici talebani avendo constatato l'impossibilità di cooperare con quel regime?
Tutto questo Arlacchi lo sa. Sa anche che aumentano i rischi che la "sua" conferenza di giugno sulla droga gli vada di traverso perché nel frattempo gli sarà stato bocciato il programma non dalla Bonino. Sa anche che la paura è cattiva consigliera ?
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