Durante il viaggio del segretario, Achille fa approvare una risoluzione anticinese
L'ex leader fissa l'audizione del dissidente Wai Jingsheng e fa bocciare il documento presentato dal responsabile esteri della Quercia
Da il Messagero
17 Aprile 1998
ROMA- Anche la Cina e la questione tibetana sono diventati terreno di confronto fra Occhetto e D'Alema che, divisi sulla proposta Blair, sulle riforme, sull'Ulivo, e nel giudizio su Cossiga, una settimana fa, a Londra, avevano clamorosamente "litigato" davanti a Blair, Delors e Jospin. Adesso Occhetto si è intromesso sulla visita ufficiale del segretario del Pds in Cina (che è iniziata il 9 aprile scorso e si concluderà oggi) con due iniziative dal chiaro significato polemico. Nella veste di presidente della commissione Esteri di Montecitorio ha fatto approvare una risoluzione parlamentare che esprime con toni molto duri la condanna della politica cinese sui diritti umani e sulla questione
Dell'autonomia tibetana. E ha messo in calendario, con procedura d'urgenza, l'audizione del dissidente politico cinese Wei Jingsheng, premio Sacharov 1996 e candidato al Premio Nobel per la pace, incarcerato dal 1979 al '93 e dal '94 al '96, liberato lo scorso novembre in seguito alle pressioni diplomatiche Usa e immediatamente espulso dalla Cina. Wei Jingsheng sarà ascoltato martedì. La risoluzione che condanna le autorità cinesi sul Tibet e sui diritti umani è stata approvata all'unanimità dalla Commissione, dopo che Occhetto ha accelerato la discussione accantonando il testo formulato in toni più diplomatici del responsabile esteri del PDS, Umberto Ranieri.
In Commissione, durante la discussione, Dario Rivolta (Forza Italia) ha definito il documento di Ranieri "filo-cinese" in contrapposizione a quello "filo diritti umani" del leghista Fabio Calzavara che, con alcune modifiche è stato poi approvato all'unanimità. Il leader del Pds non ha fatto commenti. Dopo aver incontrato a Pechino il segretario generale del Pcc e capo dello stato cinese Jang Zemin, con linguaggio diplomatico, aveva detto che il colloquio si era svolto all'insegna della franchezza, senza chiusure ma lasciando intatte le divergenze su argomenti quali i diritti umani, il Tibet e Tienanmen. "Se ci si accontenta solo di fare buoni affari non si aiuta la Cina". (Ansa).