Di ALBERTO SPAMPINATO16 Aprile 1998
ore 19: 26
(ANSA) - ROMA, 16 APR - Anche la Cina e la questione tibetana sono diventati terreno di confronto fra Occhetto e D'Alema che, divisi sulla proposta Blair, sulle riforme, sull'Ulivo, e nel giudizio su Cossiga, una settimana fa, a Londra, avevano clamorosamente 'litigato' davanti a Blair, Delors e Jospin.
Adesso Occhetto si e' intromesso sulla visita ufficiale del segretario DS in Cina (che e' iniziata il 9 aprile scorso e si concluderà domani) con due iniziative dal chiaro significato polemico: facendo approvare una risoluzione parlamentare che esprime con toni molto duri la condanna della politica cinese sui diritti umani e sulla questione dell'autonomia tibetana e mettendo in calendario con procedura d'urgenza l'audizione del dissidente politico cinese Wei Jingsheng, premio Sacharov 1996 candidato al Premio Nobel per la pace, incarcerato dal 1979 al '93 e dal '94 al '96, liberato lo scorso novembre in seguito alle pressioni diplomatiche Usa e immediatamente espulso dalla Cina. Wei Jingsheng sarà ascoltato martedì prossimo dalla Commissione Esteri della Camera,
"L'Italia e la sinistra europea - spiega Occhetto - non possono chiudere gli occhi né abbassare la guardia di fronte alla violazione dei diritti umani e delle libertà democratiche né in Cina né in Turchia né altrove. Si deve dialogare con questi paesi ma sulla democrazia e sui diritti umani non si possono fare sconti".
DS: D'ALEMA VA IN CINA E ARRIVA LA CONTROMOSSA (2)
16 aprile 1998
ore 19:26
(ANSA) - ROMA, 16 APR - "Gli incidenti di Tienanmen furono- aggiunge Occhetto - un momento fondante della 'svolta' del Pci. Ricordo che andai subito con Ingrao all'ambasciata cinese, a protestare e in quell'occasione dissi: il comunismo è finito. Poi, quattro mesi dopo, cadde il Muro di Berlino".
"Ho sempre respinto - sottolinea il presidente della Commissione Esteri - certe critiche a Gorbaciov, che avrebbe ritardato la modernizzazione del sistema sovietico per costruire la democrazia, mentre invece la Cina avrebbe dimostrato che è possibile la modernizzazione senza democrazia. Sono semplificazioni che rischiano di far sopravvivere il peggio del comunismo e il peggio del capitalismo".
La risoluzione che condanna le autorità cinesi sul Tibet e sui diritti umani è stata approvata all'unanimità ieri dalla Commissione Esteri di Montecitorio dopo che Occhetto, nella sua veste di presidente della Commissione stessa, ha accelerato la discussione accantonando il testo formulato in toni più diplomatici dal responsabile esteri DS Umberto Ranieri.
In Commissione, durante la discussione, Dario Rivolta (FI) aveva definito il documento Ranieri "filo-cinese" in contrapposizione a quello "filo diritti umani" del leghista Fabio Calzavara che, con alcune modifiche è stato poi approvato all'unanimità dopo che Occhetto, come presidente della Commissione stessa, ha accelerato la discussione.
DS: D'ALEMA VA IN CINA E ARRIVA LA CONTROMOSSA DI OCCHETTO (3)
16 aprile 1998
ore 19:34
(ANSA) - ROMA, 16 APR - Al di là della differenza di accenti e dei contenuti, approvando la risoluzione durante la visita ufficiale in Cina del segretario DS, la Commissione in un certo senso ha tirato D'Alema per la giacca.
Il leader DS non ha fatto commenti. La settimana scorsa, dopo aver incontrato a Pechino il segretario generale del PCC e capo dello stato cinese Jang Zemin, con linguaggio diplomatico, aveva detto che il colloquio si era svolto all'insegna della franchezza, senza chiusure ma lasciando intatte le divergenze su argomenti quali i diritti umani, il Tibet e Tienanmen. E oggi, da Hong Kong, sulla via del ritorno, D'Alema ha affermato, in sintonia con la risoluzione approvata dalla Camera, che la sinistra europea deve continuare a incalzare i dirigenti cinesi sui diritti umani e sulla democrazia. "Se ci si accontenta solo di fare buoni affari - ha aggiunto - non si aiuta la Cina".
Il documento della Camera chiede di favorire il dialogo fra Dalai Lama e Pechino per definire l'autonomia tibetana garantendo il rientro degli esuli; di operare presso gli organismi internazionali per il rispetto dei diritti umani in Cina e per il rilascio dei detenuti politici e per la chiusura dei "Laogai". "Nel Tibet occupato - si legge - è in corso una durissima repressione che assume forme di vero e proprio genocidio", con decine di migliaia di prigionieri".