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Partito Radicale Roma - 20 aprile 1998
PECHINO SCARCERA L'EROE DELLA TIENANMEN
Grazie alle pressioni americane il dissidente Wang Dan, 29 anni, è stato imbarcato con un biglietto di sola andata su un volo per gli Usa. Al suo arrivo a Detroit è stato ricoverato per accertamenti: si teme un tumore cerebrale. Wei Jingsheng: se ne sono disfatti

Il Giornale

Lunedì 20 aprile 1998

Wang Dan, una delle figure- simbolo della fallita rivolta di piazza Tienanme del 1989, è stato improvvisamente scarcerato dalle autorità comuniste cinesi ieri mattina e, munito di un biglietto di sola andata, costretto a imbarcarsi su un volo per Detroit, negli Stati Uniti. I parenti del giovane leader della dissidenza, che ha oggi 29 anni, non erano stati avvertiti e la madre ha potuto incontrarlo per solo tre ore in una saletta dell'aeroporto di Pechino. Wang Dan è giunto in serata a Detroit, ed è stato subito ricoverato all'ospedale per esami clinici: la lunga detenzione gli ha lasciato come "ricordo" seri problemi allo stomaco e ai polmoni, oltre a una cefalea cronica che fa temere anche un possibile tumore al cervello.

Radio Hong Kong ha detto che Wang Dan era accompagnato da un diplomatico statunitense, ma il governo di Pechino ha sempre negato di aver concordato con quello di Washington la liberazione del noto dissidente, e anche ieri ha sostenuto la tesi poco credibile che la scarcerazione sia stata decisa autonomamente dalla magistratura "sulla base delle leggi vigenti".

Appare invece evidente che si tratta di un "regalo" molto interessato fatto al presidente americano Clinton, che ha subito espresso "grande soddisfazione" per la scarcerazione di Wang Dan. Il rilascio del dissidente avviene infatti a poco più di due mesi dalla prima visita a Pechino di un capo di Stato americano in nove anni.

Analogamente, nel novembre scorso, il rilascio con espulsione verso gli Stati Uniti del celebre dissidente Wei Jingsheng aveva fatto immediato seguito alla visita negli Usa del presidente cinese Jang Zemin per il primo vertice sino- americano dal 1984. L'ammirazione americana ha continuato a insistere nelle ultime settimane sulla necessità di ulteriori gesti del governo cinese che giustificassero, davanti all'ostilità del Congresso, la radicale svolta nelle relazioni per sancire la quale alla fine di giugno arriverà a Pechino Bill Clinton, primo presidente americano in Cina dopo la visita semiufficiale di George Bush nel 1989. Il segretario di stato Madeleine Albright sarà in Cina tra pochi giorni per definire la visita. Wang Dan, un esile ragazzo con i grandi occhiali, durante le dimostrazioni sulla piazza Tienanmen fu "il volto" degli universitari in lotta, poi travolti da un potere ben più forte di loro. Di costituzione debole, quando uscì di carcere nel 1993 dopo aver scontato tre anni e mezzo per aver

diretto il movimento studentesco (pena relativamente mite rispetto ad altri condannati, molti dei quali furono messi a morte), il governo gli fece capire che avrebbe gradito una spontanea partenza, ma Wang si rifiutò perché, disse allora, "fuori del mio Paese divento inutile". Riprese a studiare iscrivendosi per corrispondenza a un'università americana- quella di Pechino lo aveva espulso-, pubblicò alcuni articoli sui giornali di Hong Kong e allacciò una rete di contatti, in particolare con le famiglie della vittime della repressione di Tienanmen. Nel 1995 venne di nuovo arrestato con l'accusa di aver complottato con Wei Jingsheng per rovesciare il sistema e fu condannato a undici anni di carcere. Erano tempi difficili per il potere comunista in Cina. Deng Xiaoping era in punto di morte e non era ancora certo che il successore designato Jiang Zemin fosse in grado di gestirne l'eredità. I rapporti con l'amministrazione Clinton erano pessimi. Non c'era spazio per generosità verso il dissenso. Ma oggi il govern

o cinese si sente forte: Jang, capo dello Stato, delle forze armate e del partito, ha consolidato la sua posizione e ha celebrato la sua investitura internazionale con la visita negli Stati Uniti.

I quali, per la prima volta dal 1989, seguendo il discutibile esempio dato lo scorso anno dai Paesi europei, non hanno presentato una risoluzione contro la Cina alla commissione dell'ONU sui diritti umani a Ginevra, motivando la scelta con l'annuncio di Pechino di una prossima firma delle convenzioni dell'ONU sui diritti politici e civili e su quelli sociali ed economici. Quella di Wang Dan "non è stata una vera liberazione", ha commentato Wei Jingsheng, il più famoso dissidente cinese, a Roma in questi giorni su invito del Partito radicale transnazionale, "perché a Wang non è stato consentito di rimanere da uomo libero nel suo Paese. La notizia della sua espulsione coincide con quella dell'arresto e della condanna di numerosi altri attivisti democratici. E' comunque un risultato positivo dell'attivismo americano, mentre l'atteggiamento dell'Ue continua a essere vergognoso".

 
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