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Partito Radicale Roma - 20 aprile 1998
LA CINA LIBERA L'EROE DELLA TIENANMEN
JIANG ZEMIN FA UN REGALO A CLINTON

Wang Dan espulso negli Stati Uniti:" Continuerò la mia lotta"

Il leader della primavera studentesca era in prigione dal 1995. A Detroit ricoverato in ospedale per controlli

Wei Jingsheng "Non si può certo dire che Wang Dan sia stato liberato, perché non è stato autorizzato a essere libero nel suo Paese"

L'Unità (pag. 9)

Lunedì 20 aprile 1998

PECHINO. Il suo volto affilato emozionò l'opinione pubblica di tutto i mondo. Della "primavera" di Tienanmen è stato il simbolo. Un "simbolo" rinchiuso a più riprese, con l'accusa di sovversione, nelle carceri di Pechino. Fino a ieri. Quando il governo cinese ha annunciato il rilascio di Wang Dan, il giovane ex leader del movimento studentesco represso a Tienanmen. "E' stato tutto così improvviso", dichiara con la voce incrinata dall'emozione la signora Wang Junyun, la madre di Wang Dan. Alla radio di Hong Kong, racconta di aver avuto la notizia della liberazione del figlio l'altra sera. Ieri mattina lo ha potuto vedere per tre ore in una saletta dell'aeroporto di Pechino. "Aveva un vestito e scarpe nuove, e ha portato con sé tanti libri", dice la madre, rammaricandosi di non avergli portato nulla per il viaggio, perché non sapeva che sarebbe partito. La notizia del rilascio, condizionato alla partenza per gli Usa, non è arrivata completamente inaspettata. Le pressioni sul governo di Pechino perché liberas

se l'ultimo dissidente internazionalmente noto ancora detenuto erano cresciute dopo la consegna a Washington di Wei Jingsheng, nel novembre scorso, che fece immediato seguito alla visita negli Stati Uniti del presidente cinese Jiang Zemin per il primo vertice sino-americano dal 1984. L'amministrazione statunitense ha continuato ad insistere nelle ultime settimane sulla necessità di ulteriori gesti del governo cinese che giustificassero, davanti all'ostilità del Congresso, la radicale svolta nelle relazioni per cui alla fine di giugno arriverà a Pechino Bill Clinton, primo presidente americano in Cina dopo la visita semiufficiale di George Bush nel l989. E per preparare questa storica visita la Segretaria di Stato Madeleine Albright sarà in Cina tra pochi giorni. "E' una buona notizia" ,è il primo commento alla liberazione di Wang di Eric Rubin, portavoce della Casa Bianca. Ma i calcoli diplomatici lasciano oggi il passo al valore di questa liberazione. Che sta tutta nella storia dell' "eroe della Tienamen".

Piccolo magrissimo e timido, Wang Dan, 29 anni, fu il volto degli universitari che in nome della democrazia e dei diritti civili osarono sfidare il regime comunista . Molti di loro morirono, altri furono imprigionati. Tra questi Wang Dan. Arrestato nel luglio 1989 e condannato a quattro anni di carcere venne rilasciato nel febbraio 1993 con sei mesi di anticipo per buon condotta ". Ma la sua libertà è di breve durata. Mai riammesso all'Università di Pechino, Wang Dan viene fermato di nuovo nel maggio 1995: per 17 mesi è incarcerato senza essere incriminato e senza alcuna comunicazione alla famiglia. Nell'ottobre '96 è condannato a 11 anni con l'accusa di sovversione. Da allora, e fino a ieri, Wang resta rinchiuso in un centro di detenzione a Jinzhou, nel nord est, a un giorno di treno da Pechino. Le condizioni di salute sono andate deteriorandosi: oltre a disturbi alle vie respiratorie e alla prostata, negli ultimi tempi Wang Dan è stato afflitto da un costante mal di testa che ha fatto sospettare la pres

enza di un tumore, ma non è stato sottoposto ai necessari esami neurologici. Al fisico minuto ha fatto sempre da contraltare una volontà di ferro. Dopo il suo primo arresto, il governo cinese gli fece capire che avrebbe gradito una spontanea partenza, ma Wang si rifiutò perché, disse allora, "fuori dal mio Paese divento inutile". Riprese a studiare iscrivendosi per corrispondenza ad un'università americana, pubblicò alcuni articoli sui giornali di Hong Kong e allacciò una rete di contatti, in particolare

con le famiglie delle vittime della repressione di Tienanmen. Una provocazione per il regime. Che ordina, nel '95, il suo secondo arresto. Erano tempi difficili per la Cina. Deng Xiaoping era in punto di morte e non era ancora certo che il successore designato Jiang Zemin fosse in grado di gestirne il potere ereditato. I rapporti con l'amministrazione Clinton erano pessimi. Non c'era spazio per alcuna "generosità" verso il dissenso. Ma oggi il governo cinese si sente forte: Jiang, capo dello Stato, delle forze armate e del Pc, ha consolidato la sua posizione e ha celebrato la sua investitura internazionale con la visita negli Usa. Pechino e Washington sono tornate a dialogare, anche sui diritti umani. Per la prima volta, dal 1989 gli Stati Uniti, seguendo l'esempio dello scorso anno dei Paesi europei, non hanno presentato una risoluzione contro la Cina alla commissione dell'Onu sui diritti umani a Ginevra, motivando la scelta con l'annuncio di Pechino di una prossima firma delle convenzioni dell'ONU sui di

ritti politici e civili e su quelli sociali ed economici.

Con il rilascio di Wang Dan - concordano fonti diplomatiche occidentali a Pechino - la Cina ha accontentato l'opinione pubblica internazionale, ben sapendo che fuori dal suo Paese la voce del giovane dissidente diventerà sempre più flebile e inascolata, e che all'interno, di fatto, non è rimasto più nessun personaggio di rilievo a sfidare il sistema . "Non si può dire che Wang Dan sia stato liberato, perché non è stato autorizzato a essere libero nel suo Paese", è l'amaro commento, da Roma, del padre della dissidenza cinese Wei Jingsheng. Wei ricorda di aver conosciuto Wang nel 1993, durante un breve periodo in cui entrambi erano fuori dal carcere: "Diventammo buoni amici e spero che, ora potremo collaborare bene all'estero", conclude il dissidente. L'importante, ora, è che Wang sia tornato in libertà. L'aereo con a bordo il dissidente è arrivato a Detroit ieri mattina alle 10-00 (le 16.00 in Italia). Ad accogliere Wang c'erano alcuni agenti che lo hanno scortato fuori dall'aeroporto. Ora Wang è ricovera

to per accertamenti nell'ospedale Henry Ford. "Proseguirò la mia battaglia di libertà", promette Wang. E sono in molti, dentro e fuori la Cina, a sperarlo.

 
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