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Orofino Veronica - 25 aprile 1998
Ancora un centinaio di sentenze da eseguire e 125 mila processi. Il Papa: sono rattristato

RUANDA, I PRIMI 22 FUCILATI

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LE CONDANNE PER IL GENOCIDIO DEL '94

La stampa / 25 aprile (Agi-Apl)

KIGALI. I primi 22 condannati a morte per il genocidio del 1994 in Ruanda sono stati fucilati in pubblico a Kigali e in altre quattro città del Paese. Il governo non ha accolto gli appelli alla clemenza della Comunità Internazionale e del Papa.

Nel grande spiazzo alla periferia della capitale Kigali dove sono avvenute le esecuzioni si è radunata una folla di migliaia di persone. Posti di blocco militari istituti a un chilometro di distanza hanno controllato accuratamente tutti i giornalisti stranieri impedendo loro di accedere con telecamere e macchine fotografiche.

Nella capitale sono state giustiziate quattro delle 22 persone. I condannati sono stati legati con la testa incappucciata da sacchi neri e sul petto cartelli bianchi con un bersaglio disegnato in nero. Agenti della polizia militare, in divisa blu hanno sparato contro di loro uno per uno, mirando al petto, da poco più di un metro.

Nel piazzale, un rudimentale campo di calcio su un terreno sconnesso, tra gli spettatori c'erano molti sopravvissuti alle stragi in cui vennero sterminati quattro anni fa 500 mila Tutsi ed anche Hutu moderati. La gente, che rumoreggiava prima delle esecuzioni, si è zittita improvvisamente quando è risuonato il primo colpo d'arma da fuoco. Il silenzio è durato fino a quando tutti e quattro i condannati sono stati uccisi, e mentre le loro teste penzolavano inanimate la folla ha cominciato ad applaudire e esultare. I plotoni di esecuzione hanno sparato anche a Gikongoro, Nyamata, Murambi e Cyasemakamba.

Tra i quattro giustiziati a Kigali c'erano anche Froudal Karamira l'ex vicepresidente del Movimento democratico repubbicano, una delle principali organizzazioni degli estremisti Hutu . Karamira era considerato uno dei principali artefici degli orrori del genocidio, fino al luglio del '94 quando il governo hutu fu rovesciato dai ribelli tutsi.

" Non vediamo nulla di male né di cui vergognarsi nel tentativo di mostrare al popolo che, una volta per tutte, il governo del Ruanda è seriamente deciso a punure i responsabili di quei crimini", ha dichiarato poco prima delle esecuzioni il ministro dell'interno, PATRICK MAZIMHAKA, e ha ricordato che la pena capitale è vigente nel Paese da più di un secolo, introdotta prima del governo coloniale belga e poi applicata anche dai governi hutu "anche per reati che scompaionoal confronto (con i massacri etnici)". "Nono ho sentito nessun appello del Papa alla clemenza in quelle occasioni", ha aggiunto il ministro.

Giovanni Paolo II, che aveva chiesto clemenza per i condannati, ha voluto rendere pubblico, attraverso il portavoce Joaquin Navarro Valls, il proprio sentimento di "tristezza".

" Non siamo dei sadici. Ma qui c'è un passato di violenza politica, e adesso bisogna che sia fatta giustizia", ha detto un portavoce della presidenza della Repubblica. L'Unione Europea in un comunicato ha espresso "disappunto".

Il ministro degli Interni ha precisato che i fucilati sono coloro per i quali erano scaduti i termini di appello. Le esecuzioni sono state le prime da quando nel dicembre del 1996 erano cominciati i processi per il il genocidio.

Sono state giudicate 330 persone, e di queste 116 sono state condannate a morte, circa altrettante all'ergastolo e le rimanenti a pene detentive di varia durata. Soltanto 20 sono state assolte. Altri 125 mila imputati sono ancora in attesa di giudizio.

 
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