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Conferenza Partito radicale
Orofino Veronica - 27 aprile 1998
MEMORIA E TRAGEDIE DI
Barbara Spinelli la stampa del 25 / 4 / cont.

In Italia la guerra perduta continua a causare risentimenti, oscuri revisionismi storici su Salò. Questo non facilita le meditazioni del partito di Fini sui mali intrinseci del fascismo: non lo aiuta prendere le distanze dal neofascismo in Francia, a moderare il suo pensiero sugli omosessuali , a elaborare un pensiero liberal- democratico indipendente dagli umorali risentimenti delle folle.

Ma accade che anche le sinistre si paralizzino, incapaci di conoscere se stesse. Non c'è traccia di pensieri forti su quelli che sono stati i crimini del totalitarismo rosso, nonostante il successo del "Libro nero del comunismo " pubblicato da Mondadori. Non ci sono vere domande di perdono, veri pentimenti: per l'enormità degli errori intellettuali, per complicità antiche e recenti. Nello stesso dialogo con Magris, sul Corriere della sera del 21 aprile, Violante ripete che i due totalitarismi sono incomparabili, ed esige che questa incomparabilità diventi valore fondante in Europa. Sono argomenti che risulterebbero incomprensibili, a ex dissidenti di Praga o Varsavia, Bucarest o Budapest. Nessun combattente antitotalitario, che abbia interiorizzato la parola Liberazione, può pensare che il comunismo sia figlio dei Lumi, di Voltaire e del razionalismo, e che suo vizio centrale sia stato quello di "non avere il senso del limite". Lenin, Stalin, Pol Pot non erano semplicemente dei razionalisti senza autocon

trollo. Vollero il male , e l'ex pci fu complice. Fu complice ancora nel '75, quando Pol Pot prese Phnom Penh e cominciò subito massacri e deportazioni. L'Unità inneggiò entusiasticamente alla vittoria dei Khmer rossi, assieme a tanti intellettuali di sinistra occidentali, nonostante già fossero conosciuti da due anni i campi di concentramento e le carneficine organizzate dai Khmer: inneggio assieme a Le Monde, a storici come Lacouture, a linguisti come Chomesky. Ma nessun comunista italiano ebbe l'ardire, se non ricordo male, di esprimere "vergogna" e di fare il mea culpa come seppe Lacouture, nel '78: " Se scrivo questo libro, è per applicare un antidoto a questo a questo libro, è per applicare un antidoto a quest popolo avvelenato. Per fargli bere una tazza di latte, dopo l'arsenico che io stesso ho contribuito ad amministrargli".

Questa mancata autoanalisi non aiuta necessariamente a capire le immagini responsabilità del socialismo in Francia, complice indiretto di un genocidio in Ruanda che Mitterrand ha volutamente lasciato compiersi nell'estate '94 - sostenendo le milizie naziste hutu contro i tutsi - con l'appoggio discreto di un'Internaazionale socialista di cui il pds è parte. Non aiuta a comprendere dove stiano i veri democratici anti-integralisti in Algeria, e a prendere le distanze dal partito socialista algerino di Ait Ahmed, membro dell'Internazionale e tentato non solo dall'integralismo islamico, ma anche dall'antisemitismo.

Naturalmente viene sempre il momento in cui bisogna girare la pagina, costruire meccanismi di emancipazione dal passato. Ma emanciparsi non vuol dire dimenticare quel che esso insegna, sui Paradisi terrestri. Non significa chiudere le porte e ricominciare a dire quel che si diceva all'inizio del secolo: che una "cultura dell'amore" deve regnare, come dice Magris, o che la "discriminazione dei poveri - dunque l'ineguaglianza- è già totalitarismo, come osserva Violante. Altrimenti la storia non conoscerà che la coazione a ripetersi, come sempre accade quando c'è rimozione e amnesia. Altrimenti le rimozioni postcomuniste e postfasciste si alimenteranno a vicenda, e nessun processo sarà mai più possibile: né sul comunismo, né sul fascismo, né sui totalitarismi che ancora esistono, né su quelli che verranno.

 
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