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Partito Radicale Centro Radicale - 30 aprile 1998
LIBERTA' PER IL TIBET/DEMOCRAZIA PER LA CINA-FAX N.68

Bollettino di informazione sulle campagne del Partito Radicale

transnazionale per la liberta' del Tibet e per la democrazia in Cina.

Numero 68 del 29 aprile 1998

Redazione: Massimo Lensi, Via Cavour 68 - 50129 Firenze (Italy)

Tel.+39-55-230.22.66 - Fax +39-55-230.24.52

Mailto: tibet.fax@agora.stm.it

Url - http://www.radicalparty.org

Telnet: Agora.stm.it

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Tel: +32-2-230.41.21 - Fax +32-2-230.36.70

Mailto: A.Novi@agora.stm.it.

"I truly believe that individuals can make a difference in society. Since periods of great change such as the present one come so rarely in human history, it is up to each of us to make the best use of our time to help create a happier world".

Tenzin GYATSO, the Fourteenth Dalai Lama, 1992

Pubblicato in inglese, francese, spagnolo e italiano.

NEW DELHI: SCIOPERO DELLA FAME DEI MEMBRI DEL "TIBETAN YOUTH CONGRESS

Con forte commozione apprendiamo della tragica scomparsa di Thubten Ngodup, monaco tibetano da Tashilumpo, residenza del Panchen Lama, rifugiatosi in India nel 1987. Il 27 aprile Thubten decideva di dar fuoco alle proprie vesti mentre le forze speciali indiane stavano forzatamente portando in ospedale i sei manifestanti tibetani in sciopero della fame fino alla morte. I sei erano giunti al 49mo giorno di lotta. Nella stessa giornata l'India ospitava il Capo di Stato maggiore cinese.

L'emozione con la quale è stata accolta la terribile notizia non deve farci dimenticare il profondo significato della lotta nonviolenta. Ma anche dell'enormi possibilità che oggi, con percepibile urgenza, sono nelle nostre mani per lanciare un movimento mondiale per la libertà del Tibet, un Satyagraha nonviolento concepito ed organizzato per raggiungere obiettivi concreti.

Le notizie che giungono da New Delhi ci allarmano. Altri cento e forse più tibetani sono pronti a riprendere l'iniziativa della Tibetan Youth Congress.

Per queste ragioni, ma non solo, il Partito Radicale ha inviato una lettera aperta al Governo tibetano in esilio. Noi crediamo che la parola "speranza", che sembra ormai dimenticata dai manifestanti di New Delhi, debba riaquistare un suo significato attraverso la definizione e la messa a punto di un concreto percorso politico.

A tutti voi buon lavoro per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina.

***

LETTERA APERTA AL GOVERNO TIBETANO IN ESILIO

Bruxelles-Roma, 29 aprile 1998

Egregio Signor Primo Ministro,

Egregi Signore e Signori Ministri,

l'iniziativa lanciata alcune settimane fa con lo sciopero della fame di 6 Tibetani a New Delhi sta suscitando una crescente emozione in tutto il mondo. Ha avuto di già l'indiscutibile merito di concorrere fortemente a riportare alle coscienze dell'opinione pubblica mondiale la tragedia dimenticata del vostro popolo, le indicibili sofferenze da esso patite nel corso degli ultimi quarant'anni, l'incapacità della comunità internazionale di garantire i valori del Diritto e del dialogo, l'ipocrisia delle classi dirigenti tanto prolisse a parole quanto avare negli atti.

Sfortunatamente, l'iniziativa degli attivisti tibetani, tanto comprensibile quanto urgente e necessaria, rischia il fallimento se non si procede con urgenza a rendere gli obiettivi dell'azione effettivamente raggiungibili e concreti. La speranza, la loro speranza, e quella suscitata in milioni di persone dalla loro azione, rischia dunque, in modo tragico, di trasformarsi in disperazione.

Occorre agire, e agire subito, per riportare questa iniziativa sotto il segno di un "nuovo possibile", ragionevolmente e concretamente realizzabile oggi. L'obiettivo dei 1.300 parlamentari di tutto il mondo di chiedere al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, di ricevere al più presto S.S. il Dalai Lama è un'obiettivo possibile. Potrebbe - come quello della nomina di relatore speciale delle Nazioni unite per il Tibet, quello dell'iscrizione della questione del Tibet all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite e con altri obiettivi - diventare una prima tappa del Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina.

Purtroppo, in queste ore drammatiche, l'urgenza è altrove. E' nelle mani del governo tibetano in esilio. A questi, in primo luogo, spetta raccogliere e rianimare la fiamma anche di questa speranza, assumendone la responsabilità, prendendo posizione e indicando una strategia del possibile, definendo gli obiettivi di un movimento nonviolento mondiale di cittadini, di parlamentari, di uomini di governo e di cultura, in una parola, di quel Satyagraha universale per la libertà e la democrazia oggi auspicato da tantissime persone di buona volontà, e da noi proposto a S.S. il Dalai Lama già da diversi anni.

Ormai solo un intervento ufficiale del Governo tibetano, attraverso una esplicita conversione di obiettivi, rivolto innanzitutto ai militanti in sciopero della fame, offrendo un'estensione numerica e qualitativa dell'iniziativa, può riportare la lotta nonviolenta per la libertà del popolo tibetano sotto il segno del possibile e del realizzabile, sotto il segno della speranza.

Partito Radicale

 
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