13/05/1998 - sessione di maggio - 1998 (STR) - Politica di difesa comune 3-148 (Rapporto Tindemans)
Dupuis (ARE) - Signor Presidente, Signor Commissario, cari colleghi, il Signor Tindemans doveva dimostrarci di essere un visionario, non doveva dimostrarci di essere ostinato. Credo che non volesse mostrarci di essere un po' deluso, ma credo che le sue conclusioni l'abbiano lasciato intendere a che voleva intendere. Il rapporto che ci presenta oggi non è certo il rapporto che voleva; non è certo il rapporto che io ed il mio gruppo volevamo; è un rapporto che ha incontrato molte difficoltà per poter arrivare oggi in plenaria, e mi permetto di notare, da parte del mio affabile collega inglese Titley, un po' d'ironia nel suo intervento. Per quanto riguarda il rapporto tra l'UEO e l'Unione Europea, la volontà di vedersi integrare rapidamente queste due istituzioni era senz'altro una volontà del Sig. Tindemans, e credo anche una volontà di una maggioranza di colleghi di questo parlamento, ma certo non una volontà dei colleghi socialisti - l'hanno dimostrato nel corso di tutte le procedure di emendamento -, così c
ome la volontà di disporre rapidamente di un corpo europeo di forze per il ristabilimento e il mantenimento della pace era una volontà, ne sono sicuro, di una maggioranza di colleghi di questo Parlamento, ma non era una volontà dei membri del gruppo socialista e dei membri del gruppo dei Verdi, che l'hanno dimostrato rigettando degli emendamenti depositati in tal senso. Vorrei quindi felicitarli veramente con il Sig. Tindemans per aver resistito, per quanto ha potuto e mi appello a lui, e a tutti i colleghi, per tentare, accettando un certo numero di emendamenti a questo rapporto che ancora figurano, di fare in modo di rilanciarlo all'ultimo momento.
Credo che dobbiamo essere consapevoli del fatto che se gli inglesi non sono oggi nell'Unione Monetaria è perché hanno sperato - credo che si sbaglino - di poterci entrare con una sterlina in rialzo rispetto all'euro. Non sarà così. Oggi non hanno alcun interesse ad entrare in un'Unione Europea di difesa e di sicurezza perché non hanno ancora compreso i vantaggi che potrebbero tirarne. Credo tuttavia che una maggioranza di europei, una maggioranza di colleghi l'hanno capito da molto tempo. Non vogliamo rivedere nei prossimi mesi - non lo speriamo, ma non vogliamo rivederlo se le cose si sviluppassero in maniera tragica - gli europei obbligati a sopportare, come hanno sopportato durante tre anni un'Europa impotente, un'Europa della vergogna davanti alla Bosnia. Dobbiamo essere nelle condizioni, nei prossimi mesi, di reagire e soprattutto di impedire che il dittatore sempre al potere a Belgrado possa, dopo le tragedie, da lui organizzate, della Croazia e della Bosnia, organizzarne una terza in Kosovo. Con il Tr
attato di Amsterdam, con le missioni di Petersberg, abbiamo l'obbligo e non solo la facoltà di dotarci rapidamente dei mezzi per intervenire per delle operazioni di mantenimento e ristabilimento della pace. Non è un auspicio, non è una cosa visionaria, è una cosa che dobbiamo fare subito.