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Conferenza Partito radicale
Partito Radicale Paolo - 25 maggio 1998
Embarghi.
Caro Davide Romano, ho lasciato che trascorressero alcuni giorni prima di inserire qui alcune annotazioni da te richieste. Alcuni giorni onde consentire che fosse il Segretario del Partito - che e' poi il moderatore di questa Conferenza - a risponderti, e ad esporre la posizione del PR in proposito.

In termini formali non direi che vi sia una posizione del Partito in materia, visto che il Partito Radicale non e' la Commissione esteri di qualche entita', e quindi non ha una posizione su tutto. E giustamente. Il Partito non ha "posizioni", ma conduce battaglie politiche; esprime posizioni politiche sulle battaglie che apre. Perche' si forma, il Partito, proprio sulle battaglie che conduce, e non sulle battaglie che non conduce.

Questo in termini generali, e di fatto oggi non teorici ma astratti.

Personalmente, dunque, mi sembra che la questione embargo non possa avere una risposta che vada bene sempre e comunque.

Imporre un embargo in una situaizone ha un senso; in un'altra situazione ne ha un altro molto diverso.

Per fare un esempio l'embargo americano contro Cuba puo' essere fondatissimo dal punto di vista diciamo cosi' morale, ma di fatto ha sortito l'effetto opposto a quello che si proponeva. La espolosione della miseria a Cuba, dovunta alla interruzione delgi aiuti sovietici (i cittadini dell'URSS hanno mantenuto i Cubani per lungo tempo, e in condizioni di vita molto superiori a quelle degli stessi cittadini sovietici) ha palesato la incapacita' del regime di Castro a governare una economia e di consentirne lo sviluppo. Ma ha costituito uno dei migliori alibi dietro cui Castro stesso ha potuto nascondersi, e tuttora si nasconde. E nel caso di Cuba, ancora, non ha molto senso un embargo che viene soltanto dagli Usa. In quel caso o si effettua un embargo da una parte consistente dei paesi ONU, oppure serve a poco, e aiuta il regime a presentarsi come unico baluardo capace di difendere il popolo attaccato dal mostro USA.

La vera questione e' che non dobbiamo consentire che gli embarghi siano visti come cosa a se'.

Nell'ambito di una politica di aggressione democratica nei confronti di un regime alcune misure di embargo sono assolutamente concepibili, anche molto dure. Ma se una opera politica si limita ad un embargo funziona poco, e spesso sortisce effetti opposti.

L'embargo contro Saddam Hussein ha sortito e sortisce effetti parziali, in primo luogo perche' indebolisce troppo poco il regime.

Le misure di sanzione economica possono essere molteplici. Ma il punto non e' li'.

L'embargo e' e rimane nell'ambito - mica solo teorico, ma concretissimo e pratico - della intangibilita' dei confini e delle sovranita' statuali.

Piu' che agli embarghi, la comunita' delle persone, dei popoli, delle nazioni dovrebbe guardare ad iniziative aggressive di esportazione del diritto, della democrazia.

Mi sembra che gli embarghi rischino sempre di consolidare un regime; e non soltanto perche' il regime stesso ha buon gioco a utilizzare l'embargo come attacco al popolo ecc... L'embargo, come le sanzioni economiche agiscono in un ambito che ha soprattutto una caratteristica: non pongono in discussione la legittimita', la legalita', il fondamento democratico (in questo senso) del regime contro il quale sono predisposte. Il sistema internazionale non concepisce che iniziative tese a correggere alcuni aspetti di un regime, e non l'opera per la sua trasformazione, rimozione, caduta. Questo e' un difetto intrinseco che per noi radicali e' centrale, credo.

Intendo dire che quando andavamo a farci arrestare ad Est non lo facevamo per correggere alcuni eccessi di quei paesi, ma per partecipare a farli cadere. Senza velleitarismi; tanto che dicevamo che piu' efficace degli euromissili sarebbe stato bombardare di informazione quei paesi, con radio, giornali...

Insomma, l'embargo e' uno strumento tra i tanti. Dipende. Ma dipende dalla politica nell'ambito del quale quello strumento si usa. Noi sappiamo benissimo che per esempio lo strumento del digiuno non e' sempre e comunque nonviolento, e tanto meno e' sempre e comunque efficace o utile per l'obiettivo che ci si pone.

L'embargo e' la stessa cosa: dipende dalla politica di cui e' strumento, e per lo piu' e' efficace se non e' l'unica misura che si pone in essere.

 
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