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Orofino Veronica - 25 maggio 1998
LE MENTI PRIGIONIERE DELLA MEMORIA

da la stampa / Barbara Spinelli

Da quando è caduto il muro di Berlino molte cose sono cambiate, e non solo nell'Europa che l'Urss sequestrò per mezzo secolo a Est. I comunisti occidentali hanno cominciato a criticare il proprio passato, e spesso hanno mutato anche il nome. Il libero mercato è stato riabilitato, il legame troppo stretto tra economia e politica si è allentato, il capitalismo ha smesso di esser descritto alla stregua di unun sistema teologico chiuso, speculare per natura alla teologia comunista. L'Euro appena nato deve i propri successi anche a queste metamorfosi: a questo nuovo senso di appartenenza occidentale, nelle sinistre governative dell'Unione.

Assai più difficile appare di contro la riconversione delle memorie, la trasformazione delle menti che rievocano e ripensano il secolo. Le vecchie illusioni non hanno forse più avvenire: i fatti le hanno ineluttabilmente spezzate, facendo vedere i disastri umani ed economici cui sono approdati i comunismi reali. Ma permane il linguaggio, tenace, che accompagnò a quei tempi le illusioni, e le giustificò. Premane un'ignoranza- radicale- di quel che nell'ultimo mezzo secolo è stato patito e pensato nell'Europa centro-orientale, sottomessa all'Urss sotto lo sguardo benigno delle intelligenze occidentali. Permangono alcune certezze che non sono storiche ma piuttosto mitologiche, sentimentali: Di fronte ad esse la conoscenza diventa virtù inutile. Lo si è visto in occasione delle dispute attorno al Libro Nero sul comunismo edito da Mondadori, e al tentativo - giudicato blasfemo - di paragonare i due totalitarismi, nazista e comunista. Lo si è visto nelle più recenti discussioni sulla guerra di Spagna, e sulle t

entazioni totalitarie del Fronte repubblicano sconfitto da Franco non solo a causa degli aiuti di Hitler o Mussolini, ma anche a causa delle sue interne debolezze,impreparazioni democratiche. Molti archivi si sono finalmente aperti, dopo la fine della guerra fredda: si sono aperti simultaneamente nei Paesi ex comunisti come in Svizzera e in Spagna, in Francia e anche in Israele. Molte nuove conoscenze sono rese possibili da documenti fino a ieri sconosciuti, e chiunque vada a studiare queste carte e queste nuove prove è sospettato di revisionismo, di relativizzazione dello sterminio ebraico, di banalizzazione del nazifascismo. E' evidente che il comunismo fu immensamente più distyruttivo del franchismo: è sufficente vedere come la Spagna fu preparata dallo stesso Franco al ritorno in democrazia, e osservare lo sfacelo economico e umano che regna in Russia o in ex Repubblica democratica tedesca, incubatrice oggi di movimenti neonazisti. Ma queste conoscenze sono appunto inutili, e molte menti restano prigioni

ere, come se il muro di Berlino non fosse mai caduto e nulla di illuminante fosse accaduto nell'89.

Si adombrano gli storici tradizionalisti, sorpassati da più giovani o intraprendenti ricercatori in Europa, o nelle università d'Israele. Si inalberano pensatori che hanno ricordi volutamente emiplegici delle lotte antitotalitarie, che rifiutano di contare fino a due quando parlano di Resistenza : che sono specialisti solo in antifascismo e indifferenti alle più lunghe, meno celebrate resistenze anticonformiste. Si inalberano politici o diplomatici abituati agli automatici schemi geopolitici della guerra fredda. La loro visione della storia è diplomatica, immobile come pietra. E' indifferente all'apertura di archivi, venera gli scenari fissi, impassibili: scenari in cui la Serbia o la Russia restano nostri storici alleati , e dunque non è il caso di combattere eventuali loro aggressioni in Cecenia, in Croazia, in Bosnia: Scenari in cui l'autentico pericolo resta pur sempre la Germania: le cui mire espansioniste occorre frenare, nei Balcani o in Europa. Le difficoltà politiche e pssicologiche dell'Euro - c

he non diminuiranno - nascono da questa pigrizia ereditata dalla guerra fredda, da questa demonizzazione- fascinazione per la Germania: sentimento che perdura nell'intimo anche quando c'è ammirazione per la democrazia tedesca, e che non accenna a scemare soprattutto nelle élite francesi. L'Euro è stato voluto da Mitterrand non per configurare un Europa pronta a riconquistare il suo Oriente liberato, ma per piegare l'eterno strapotere germanico. Anche se meno convinto, Chirac non si comporta molto diversamente a accentua i risentimenti tedeschi verso l'Euro e l'Unione.

Una descrizione precisa e istruttiva di questa mente prigioniera si può ritrovare nell'indispensabile libro di Norman Davies, pubblicato in Inghilterra nel '96 (è consigliabile la nuova edizione che corregge errori precedenti). La < nazismo (L'Espress 1- 1- 98).

Autore di uno dei migliori libri sulla storia della Polonia, Davies è stato criticato con acidità. E' stato accusato di banalizzare lo sterminio ebraico. Il libro ha avuto grandesuccesso, ma lo storico resta malvisto. Non è ritenuto politicamente corretto, anche se nessuno dei fatti è stato confutato. Non procura che fastidi al pensiero immobile d'Europa, e forse per questo non è tradotto in Francia o Italia. Le stesse difficoltà di pubblicazione esistono per i cosiddetti revisionisti israeliani: per Tom segev o Benny Morris, che infrangono il mito di Israele nazione eternamente vittima, eletta, e innocente. Segev narra l'immane indifferenza dei sionisti di Palestina e d'America verso lo sterminio degli ebrei europei, nell'avvincente libro il Settimo Milione. Morris smonta il mito di una nazione nata senza colpe, verso i palestinesi scacciati con violenze e massacri dalle loro terre.

Secondo Davies, le menti dei benpensanti restano prigioniere di uno specifico modo di giudicare gli eventi, che ha prevalso per cinquant'anni dopo il '45 : è lo Schema Alleato della Storia, ed esso si basa su una serie di fattori. Si basa sulla valorizzazione dell'Alleanza Atlantica, sulla battaglia antifascista come ingrediente della seconda guerra mondiale, ma anche su una visione indulgente, romanticizzata, dell'Urss. I meriti dell'alleato sovietico nella lotta contro il fascismo superano in valore qualsiasi aspetto negativo del comunismo. Lo Schema Alleato si basa infine sulla demonizzazione- fascinazione della Germania, e sull'accettazione della divisione europea fra Est e Ovest. Questo schema ha impedito di vedere i crimini comunisti, di giudicarli. Ha contaminato persino il Tribunale di Norimberga, dove fu impedito di accennare alle atrocità sovietiche o al massacro di Katyn, per non offendere il procuratore sovietico Vysinskij, già pubblico ministro nelle purghe degli Anni 30.

La stessa guerra di Spagna è ricordata con lo Schema storico Alleato, nella mente. Non mancano le autocritiche di ex repubblicani, ma altrove in Europa poco si muove. Non si rievoca che la guerra antifascista , si minimizza il conflitto fra comunismo e fascismo, e l'inerzia dei democratici su ambedue i fronti. Si nota che fortunatamente Churchill e Roosevelt si ravvidero e non cedettero alle lusinghe di Hitler che proponeva un'Europa antibolscevica. Ma gli stessi Rosevelt e

Churchill - infischiandosi della sorte di tutta la Mitteleuropa - non seppero respingere le lusinghe di Stalin, concedendogli l'accordo di Yalta. Il fallimento della guerra di Spagna incitò gli occidentali a combattere frontalmente Hitler e Mussolini, ma abbassò drasticamente la loro sensibilità ai crimini di Stalin: Dopo il marzo '39, quando cadde la Repubblica spagnola, divenne impossibile sostenere che il comunismo era una minaccia comparabile alla alla minaccia fascista.

Ma oggi non siamo più nel '39, e se anche ogni crimine ha la sua unicità, è pur sempre possibile comparare metodi, finalità. Isaiah Berlin diceva che nessun eventopuò esser considerato unico, se non lo si paragona con altri eventi simili, hanno cominciato gli israeliani, a parlare dei genocidi degli armeni , dei tutsi, in Ruanda, delle proprie colpe verso i palestinesi, e inevitabilmente anche in Europa si comincia a rivedere la storia. Questo avviene a volte con eccessiva sicumera, facendo macabri conti di morti. Ma pensare da capo la storia d'Europa è necessario, e comunque sarà fatto dalle generazioni che verranno. Gli storici eterodossi in Israele non amano l'appellativo <>. Dicono che una vera memoria del secolo ancora non esiste, e che loro sono i << primi storici >> dopo cinquant'anni di commemoraazioni, di racconti parziali, e di silenzi.

 
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