Questo articolo viene pubblicato oggi dal quotidiano l'OpinioneDi Paolo Pietrosanti
PAURA NEL SUB-CONTINENTE
E' un abisso di inadeguatezza - e di tragicamente già visto - quello che si palesa nel confronto a suon di kilotoni tra India e Pakistan.
L'Amministrazione USA dice che in effetti ha cominciato l'India, E Clinton dice in TB che non può fare a meno di estendere al Pakistan le sanzioni decise contro l'India.
E' prudenza vile, in primo luogo dannosissima per le prospettive della economia e del benessere degli Europei, quella che continua a giungere dalle cancellerie del Vecchio Continente. Ai danni di chi lo abita, il Vecchio Continente, come ai danni di chi abita il pianeta tutto.
La tentazione di chiedersi cosa direbbe Gandhi - quello ammazzato nel 1948 - è tanto difficile da frenare quanto però oziosa e da evitare; anche perchéé recherebbe a risposte assai diverse da quelle che potrebbero sembrare le più attendibili.
Chi ha cominciato? La domanda è giustissima, opportuna, seria.
Ma ve ne è un'altra, di domanda, che è ancor più seria, e di certo più utile: Quando è che si comincia, in questo genere di cose?
Lasciamo da parte - ma qui e ora soltanto - tutto quel che si può e deve dire riguardo alle ragioni di politica domestica che hanno portato l'India e il Pakistan a questo confronto. Il gioco delle politiche interne a quei paesi è di importanza centrale per capire quel che accade, e si farebbe bene ad aprire gli occhi su certe disinvolture marcate che si notano nei cambi di posizione effettuati da alcune componenti politiche del sub-continente.
Limitiamoci però a guardare la cosa, qui e ora soltanto, da una angolazione.
E dunque la domanda è: quando è che si comincia, in questo genere di cose?
E' evidente che così come i test nucleari indiani non sono soltanto frutto di una maggioranza di governo che si è insediata al potere due mesi fa, non è possibile che in soli dieci giorni il Pakistan abbia potuto decidere, progettare, costruire gli ordigni, e testarli.
Ma la domanda di prima, che è quella che conta: quando è che si comincia, in questi casi? quando si testa un ordigno? quando lo si progetta? quando si acquista tecnologia o la si riceve in dono interessato?
Che il Pakistan si fosse dotato di vettori capaci di far giungere testate su gran parte del territorio indiano, è noto da alcuni mesi, e non solo ai servizi di intelligence, ma ai lettori dei giornali. che il Pakistan disponesse delle testate nucleari è noto da molto più tempo.
Quando è che si comincia? Siamo certi che si comincia soltanto quando si eseguono test sotterranei? Acquisire vettori missilistici da un regime tanto di moda in Occidente quanto pericoloso quale è quello di Pechino non significa cominciare? E acquisire quei vettori attraverso un paese la cui gente è sterminata nella inazione complice del mondo intero, come la Corea del Nord, non significa cominciare?
Si; almeno quanto, certo, significa cominciare quel che ha fatto l'India due settimane fa.
India e Pakistan hanno condotto una politica pericolosa quanto intelligente. Ma sembra che il mondo non abbia imparato nulla, nulla dai decenni della divisione in blocchi, dell'equilibrio del terrore. E sembra che la logica prevalente rimanga fondamentalmente la stessa. Ed è quanto di più pericoloso possa verificarsi.
A milioni si scendeva in piazza contro i missili americani (mentre si sbeffeggiava chi, come i radicali, andavano pure a farsi arrestare ad Est), e nel migliore dei casi si parlava di blocchi contrapposti, di responsabilità equivalenti nella corsa agli armamenti. Non contava che da una parte vi fosse una dittatura e un popolo sottomesso, e dall'altra una democrazia politica.
Ci si scaglia e giustamente contro la pena di morte negli USA, e poco o punto contro la pena di morte in Cina. Ma anche se lo si fa, si pongono sullo stesso piano i due sistemi, come se la Cina fosse solo pena di morte e come se gli USA fossero solo pena di morte, senza guardare non tanto alle quantità, ai metodi, ai processi e al modo di condurli, ai numeri delle condanne da eseguire che in Cina si conoscono dai dati prognostici statistici di inizio anno.
Conta la pena di morte, il fatto che sia l'ordinamento USA che quello cinese la prevedono; non conta che se in Cina organizzi una manifestazione per abolirla, la pena di morte, nel migliore dei casi vai a finire dentro per anni.
La stessa tragica cecità sovrintende allo sdegno per gli esperimenti indiani e pakistani: come se contasse solo la bomba. Entrambi quei regimi sono perfettibili; ma non identici.
Ci sarà pure una politica che investe sulla legalità, sulla democrazia, su regimi non militari, invece che su altro...
Giù le mani da India e Pakistan, verrebbe da dire. Non hanno violato alcuna norma, e i paesi più potenti di loro vogliono imporre a loro quel che devono fare. E nemmeno sono capaci di farlo.
Sembra proprio ci sia qualcosa che non va. Sembra proprio.
L'Europa è capace di esportare di tutto, tranne legalità, stato di diritto, regole democratiche. Imporle come punti di equilibrio per un mondo che dopo la caduta del muro li ha necessariamente smarriti, senza ancora trovare sostituti. E rischiando molto concretamente di trovarsi presto fatta fuori da un nuovo bipolarismo globale.
Néé India néé Pakistan hanno violato il diritto internazionale... non sarà mica che c'è qualcosa che non funziona...