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Date: Thu, 25 Jun 1998 09:47:49 +0200
From: associazione per i popoli minacciati
apm-gfbv@ines.gn.apc.org
Subject: IMPORTANTE - A TUTTI GLI ORGANI D'INFORMAZIONE
L'ARABIZZAZIONE IN ALGERIA:
UN ALTRO ATTENTATO AI DIRITTI UMANI
Il 5 luglio 1998 entrerà in vigore in Algeria la sciagurata "legge sull'arabizzazione" decretata nel 1991 da Chadli Benjedid e sospesa dal suo successore Boudiaf. Questa legge dovrebbe aprire gli occhi a quanti, in Europa e nel resto del mondo, sono tentati di credere alle dichiarazioni ufficiali del governo algerino, che da tempo persegue l'obiettivo di apparire al mondo esterno "in regola" quanto a "democrazia" e rispetto dei diritti umani.
Questa legge, che sarebbe inutile e perfino ridicola in un paese in cui realmente si parlasse soltanto arabo (classico), è in realtà un attentato al diritto di parlare nella propria madrelingua. Infatti, benché presentata come misura tesa a contrastare l'uso del francese, lingua della potenza ex-coloniale, questa legge penalizzerà sopratutto la numerosa minoranza berbera dell'Algeria (circa il 30% della popolazione). I Berberi della Cabilia, dell'Aurès, dello Mzab, dello Chenoua, degli Ksour oranesi, i Tuareg compresi nel territorio algerino parlano ancora la lingua autoctona della regione (la lingua che fu di Giugurta e Massinissa), cui l'arabo si è sovrapposto solo parzialmente e in più riprese a partire dal settimo secolo.
Non a caso, tra le misure più sconcertanti di questa legge figurano norme specificamente rivolte a partiti politici e associazioni. La maggior proliferazione di associazioni, a partire dal 1989, si è avuta proprio nelle zone berberofone: moltissime sono oggi gli organismi culturali che si adoperano per preservare e tramandare la cultura berbera. I principali partiti dell'opposizione democratica, il Fronte delle Forze Socialiste e il Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia, hanno le loro roccheforti in Cabilia.
Questa legge vorrebbe che tutti i Berberi che operano nelle associazioni e nei partiti comunicassero, scrivessero e pubblicassero solo ed esclusivamente in lingua araba! Alle sanzioni pecuniarie previste dalla legge, si aggiungerebbe, in caso di recidiva, la chiusura dell'associazione o del partito in oggetto: un palese espediente giuridico per mettere a tacere l'opposizione scomoda.
Anche per quanto riguarda l'uso del francese la legge sull'arabizzazione è iniqua e vessatoria. Da una parte, mette fuorilegge e fuori dal mercato del lavoro i quadri produttivi del paese formatisi alla scuola francofona. Non solo, ma emargina i milioni di algerini emigrati e i loro figli, che si ritrovano a parlare una lingua che si vuole estirpare ad ogni costo.
Siamo molto lontani dalle lungimiranti posizioni del poeta Kateb Yacine, che vedeva nel francese un "bottino di guerra"! La cecità del governo algerino, impregnato di ottusa retorica nazionalista araba, persegue da anni la divisione del paese anziché l'unità, e non è estranea alla nascita della violenza integralista che da anni insanguina il paese.
Il 5 luglio si festeggia dell'indipendenza: dovrebbe essere la giornata dell'unità di tutti gli algerini, ma questa legge scellerata rischia di trasformarla in simbolo di divisione e di odio.
Contro questa legge è nato un comitato che sta raccogliendo adesioni ad un appello per l'abrogazione della legge.
Con i pochi mezzi a nostra disposizione stiamo cercando di diffondere l'appello e saremo grati a coloro che aderiranno (ed invieranno a noi o direttamente al Comitato notizia di tale adesione). Invitiamo anche i giornalisti e gli organi di informazione a farsi carico del problema esprimendo il proprio sdegno per questa misura liberticida che sta per entrare in vigore in Algeria.
Il Presidente
(Vermondo Brugnatelli)